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Alitalia

Ecco i veri conti di Alitalia (diversi da quelli esposti dai commissari)

L'articolo di Gaetano Intrieri 

Due giorni fa si è tenuta al ministero dello Sviluppo economico l’ennesima riunione sulla vertenza Alitalia tra il ministero, le parti sociali e i commissari straordinari di Alitalia. Secondo quanto trapelato da alcuni comunicati sindacali e dagli organi di informazione il commissario Stefano Paleari ha informato di quanto segue: la cassa a fine agosto sarebbe pari a 360 milioni di euro, e gli investimenti sulla manutenzione della flotta pari a 227 milioni di euro di cui un +16% riguardante una non meglio precisata manutenzione infine ancora una volta i ricavi sono in crescita del 2,5%, rispetto non si capisca bene a cosa ma sono comunque in crescita.

Peccato che in questo sciorinare di dati i commissari, anche innanzi a precise richieste di un’organizzazione sindacale, continuino a rifiutarsi di comunicare l’unico vero dato che in questi casi occorrerebbe comunicare,ovvero quello relativo alla posizione finanziaria netta. Occorre qui ricordare che Alitalia si trova in una procedura concorsuale, quella regolata dalla Legge n. 39 del 2004 che altro non è che la conversione del D.Lgs. n. 270 del 1999 (cosiddetta legge Prodi bis) che prevede l’istituto dell’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi. Sia il decreto che la sua conversione in legge determinano in modo puntuale quali sono i compiti dei commissari nominati dal ministero dello Sviluppo Economico.

Più in dettaglio, l’art. 61 del D. Lgs 270 al comma 2 prevede quanto segue: “Il commissario straordinario presenta ogni tre mesi al ministro dell’Industria una relazione sull’andamento dell’esercizio dell’impresa e sulla esecuzione del programma”. Sempre il Dlgs 270 all’art. 46 comma 4 specifica: “Il comitato ed ogni suo membro possono in qualunque momento ispezionare le scritture contabili e i documenti della procedura e possono chiedere chiarimenti al commissario straordinario e all’imprenditore insolvente”.

Il senatore Mario Turco del M5S in un intervento al Senato in data 29 maggio 2018 dichiarò: “L’assenza di informazioni contabili è stata in parte riscontrata anche in seno alla medesima gestione commissariale, laddove lo stesso comitato di sorveglianza ha confermato la mancata redazione delle relazioni trimestrali ex articolo 61, comma 2, del decreto legislativo n. 270 del 1999, da presentarsi al Ministero dello sviluppo economico a decorrere dall’inizio della procedura di amministrazione straordinaria”. A seguito di tale riscontrato vulnus lo stesso Senato impose ai commissari una rendicontazione trimestrale di cui non si hanno più notizie e nulla si trova nei documenti depositati presso il Senato che dovrebbero essere di dominio pubblico.

Vediamo adesso di analizzare la realtà della situazione economica di Alitalia e iniziamo ad affermare che le dichiarazioni rese dal commissario Stefano Paleari alla presenza del ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, appaiono del tutto inverosimili e di seguito ne definirò analiticamente le ragioni.

Intanto il commissario dichiara di avere in cassa 360 milioni e non sembra assolutamente dall’analisi dei dati economici e dei flussi di cassa disponibili (molto pochi ahinoi!!) che la cassa di Alitalia possa avere quella consistenza. Infatti, considerando anche l’indebitamento sulle partite correnti che da oltre 1 anno si può facilmente determinare in circa 250 milioni di euro, la cassa attuale di Alitalia non può in nessun caso essere maggiore di 160 milioni di euro.

Più nello specifico il dato è delineabile da un procedimento a ritroso della contabilizzazione della posizione finanziaria netta quello stesso dato che malgrado le innumerevoli richieste anche in sede di commissioni parlamentari di Camera e Senato, i commissari non hanno mai voluto rendere pubblico. Occorre però andare con ordine al fine di definire il processo di contabilizzazione considerando che, a causa della mancata pubblicazione di diversi dati economico finanziari importanti in barba alle leggi sopra citate, ai dati definitivi si arriva solo per proiezione finanziaria.

Intanto occorre determinare i debiti correnti di Alitalia (ovvero quelli relativi alla gestione dei commissari) e che anche se non sono mai stati comunicati per via diretta si possono desumere attraverso il differenziale netto tra il debito a maggio 2017 (data di inizio dell’amministrazione straordinaria) e gli ultimi dati resi pubblici dai commissari. Abbiamo che, durante la gestione commissariale, si può agevolmente dimostrare che le passività correnti sono determinabili in un differenziale che varia tra 200 ed i 250 milioni di euro.

Questo ci porta intanto a determinare che la gestione della cassa non è indicativa della gestione aziendale, ma possiamo fare di più, ovvero possiamo attualizzare alla data odierna il debito corrente verso i fornitori di beni o servizi (torno a dire quello relativo alla gestione commissariale) che possiamo determinare per un importo pari a circa 280 milioni di euro. Tale dato è calcolato considerando le perdite per un differenziale variante tra i 40 milioni ed i 50 milioni contabilizzate sull’esercizio mensile medio che ha caratterizzato l’intera amministrazione straordinaria e che si traduce in una perdita annua tra i 500 ed i 600 milioni ed infine, detraendo dal risultato di gestione le partite non finanziarie quali gli ammortamenti e gli accrual.

Di fatto Alitalia da almeno 6 mesi vola non più con le risorse garantite dal prestito dello Stato che è stato abbondantemente eroso dalla gestione commissariale, ma piuttosto utilizzando le partite attive finanziarie correnti garantite dal prepagamento dei biglietti per prestazioni da eseguire che secondo i dettami contabili è un ulteriore debito (definito dagli standard contabili IRFS e GAAP “deferred revenue”) e che considerando i ricavi annui di Alitalia pari a oltre 3 miliardi di euro e considerando il “tornaround” medio di incassi dei biglietti si può determinare che in un importo che va dai 400 ai 500 milioni di cui dobbiamo considerare ai fini della consistenza di cassa il 50% per via delle trattenute degli istituti di pagamento elettronico a tutela dei passeggeri, considerando lo stato in cui versa Alitalia.

Da questi dati la posizione finanziaria netta di Alitalia nella migliore delle ipotesi si può determinare per un importo pari a – 250 milioni di euro ed una consistenza di cassa che ripeto in nessuna ipotesi, anche nella più ottimistica può superare i 160 milioni di euro.

Veniamo adesso alla dichiarazione secondo cui Alitalia avrebbe 227 milioni di euro sulla flotta di cui un +16% in manutenzione. A riguardo vorrei qui specificare che una delle maggiori cause dei numerosi fallimenti di Alitalia sono proprio i costi di manutenzione. Già in un’analisi del 2016 poi rivelatisi assolutamente e drammaticamente veritiera, determinavo gli sprechi enormi nella gestione degli eventi manutentivi di Alitalia a seguito della quale l’amministratore delegato del tempo Cramer Ball per come mi scrisse, decise di licenziare in tronco il capo della manutenzione Alitalia del tempo. Sapere che a quelle enormi cifre sono stati aggiunti ulteriori investimenti è sconvolgente ed è ulteriormente sconvolgente se si considera che il commissario parla di investimenti che spero sia stato un lapsus o un’incomprensione. Questo perché il termine investimenti fa non poco a pugni con una procedura concorsuale, ma volendo essere ulteriormente empirici, sarebbe da chiedersi investimenti in cosa?

Perché a questo punto ci mancherebbe solo che l’amministrazione straordinaria, come una normale impresa in esercizio ordinario, si mettesse a capitalizzare costi per garantirsi dei ratei che non potrebbero essere esercitati per definizione considerando la temporaneità intrinseca all’amministrazione straordinaria. Oggi, la manutenzione e l’operatività di Alitalia è garantita da ciò che rimane di gloriosi uomini e donne che in mezzo a difficoltà indicibili e in mezzo a fornitori sempre più riluttanti a fornire cercano eroicamente di tenere in vita la loro azienda. Gli investimenti di cui si parla non esistono ma semmai sono semplicemente maggiori costi a carico dell’amministrazione straordinaria e quindi di noi contribuenti che stiamo mantenendo quello che è diventata una drammatica farsa con continui spostamenti di questa fatidica data in cui un variopinto consorzio dovrebbe rilevare gli asset della compagnia.

Concludo portando all’attenzione dei lettori un ultimo dato, quello relativo a quanto è costata questa amministrazione straordinaria in soli 28 mesi. A riguardo, sempre considerando i dati e la documentazione disponibile, si può determinare che l’amministrazione straordinaria di Alitalia è costata all’incirca 1 miliardo e 280 milioni di euro. Tale importo viene ad essere determinato dalla seguente sommatoria: 80 milioni sono relativi alla consistenza della cassa quando l’amministrazione straordinaria ha avuto inizio, circa 50 milioni sono le sopravvenienze incassate da Etihad, 900 milioni è il prestito erogato dallo Stato e infine la posizione finanziaria netta negativa per 250 milioni di euro, evito in questa sede di contabilizzare gli interessi sul prestito concesso dallo Stato che così come la quota capitale non verranno mai restituiti ai contribuenti italiani.

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