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Boeing

Come e perché Boeing traballa

Su Boeing pesa ancora la crisi dei 737 Max: la compagnia ha bloccato per il momento il buyback ma la priorità rimane il ritorno in pista dei velivoli coinvolti nei due incidenti di un anno fa

Boeing sta affrontando una delle più grandi crisi della sua storia, dopo che due aerei 737 Max della compagnia si sono schiantati nel giro di cinque mesi, provocando la morte di 346 persone. Il software anti-stallo incluso nel velivolo, che ha costretto il muso dell’aereo verso il basso e causato gli incidenti, sono da tempo sotto gli occhi dell’azienda e delle autorità di controllo dei voli. E naturalmente questo pesa sui conti dell’azienda.

CONTI IN ROSSI PER BOEING

“Nel terzo trimestre Boeing ha riportato una diminuzione degli utili del 53% e dei ricavi del 21%, al di sotto delle stime degli analisti – riferisce il Sole 24 Ore -. Il cash flow è negativo per 2,89 miliardi di dollari, in confronto ai +4,10 miliardi del medesimo periodo dell’anno precedente. L’utile operativo è sceso a 895 milioni, o 1,45 dollari per azione. Da un utile di 1,89 miliardi di dollari, pari a 3,58 dollari per azione, di un anno prima. La divisione degli aerei civili ha perso 40 milioni di dollari nel trimestre. Le consegne di aerei commerciali sono scese del 67%, con solo 62 velivoli consegnati”.

AEREI NEGLI HANGAR, STOP AL BUYBACKS DI AZIONI

I motivi sono semplici, ha sottolineato il Financial Times: “Boeing non è stata in grado di consegnare alcun aereo – o ricevere pagamenti per nuovi jet – dal fermo di marzo. Circa 700 velivoli sono parcheggiati negli hangar dei vettori o dalla Boeing in attesa di consegna, mentre i regolatori esaminano le proposte della compagnia per risolvere i problemi con il sistema anti-stallo del velivolo, noto come MCAS”. Per questo, in settimana, la compagnia ha deciso un giro di vite sul buybacks delle azioni della compagnia fino a che non verrà risolta la grana dei 737 Max.

COSTI AGGIUNTIVI ANCHE DOPO IL RITORNO IN PISTA DEI 737 MAX

Non solo. Il gigante aerospaziale degli Stati Uniti ha ammesso che potrebbe trovarsi nella condizione di dover affrontare “costi aggiuntivi” anche dopo il ritorno in pista dei velivoli per “compensare i clienti” di questo periodo, sottolinea ancora Ft: “Stiamo affrontando l’impatto individualmente, cliente per cliente. Ci aspettiamo che eventuali concessioni o altre considerazioni siano spalmate nell’arco di diversi anni”, ha detto Greg Smith, direttore finanziario. “Ci si può aspettare che l’impatto sul nostro flusso di cassa influenzi il 2019 e oltre”.

DAL 2013 RESTITUITI OLTRE 43 MLD AGLI AZIONISTI CON IL BUYBACKS

Per questo, “alla luce delle pressioni sulla liquidità e della necessità di far fronte al debito contratto per garantire liquidità durante la crisi, il programma di riacquisto delle azioni ordinarie è stato sospeso”, ha dichiarato Smith. Tra il 2013 e la fine del primo trimestre di quest’anno, Boeing ha restituito 43 miliardi di dollari agli azionisti per il buybacks. Boeing non ha annunciato nuove spese oltre ai 5 miliardi di dollari annunciati a luglio per coprire le richieste di compensazione da parte delle compagnie aeree. Tuttavia, ha detto che i costi complessivi del programma sono aumentati di 900 milioni di dollari nel terzo trimestre. Inoltre, il gruppo si trova ad affrontare cause legali da parte delle famiglie delle vittime e dei piloti.

LE TENSIONI COMMERCIALI CON LA CINA E PIANI PRODUTTIVI RIVISTI AL RIBASSO

“Il gruppo è stato colpito anche dalle tensioni commerciali con la Cina, con una mancanza di ordini cinesi per il 787 Dreamliner che lo ha spinto a tagliare la produzione da 14 a 12 al mese”, ha ricordato Ft mentre il Sole 24 Ore ha aggiunto che Boeing ha tagliato le stime di produzione di questo velivolo e “ha confermato il ritardo nella presentazione dei mini jumbo Boeing 777”. In questo senso “pesano ancora sui risultati i costi per la gestione della crisi dei 737 Max aumentati di 900 milioni nel trimestre, in aggiunta ai 2,7 miliardi di extra costi già annunciati nei mesi scorsi e dei 4,9 miliardi accantonati per compensare le compagnie aeree dai danni dello stop forzato e i familiari delle vittime dei due incidenti. I piani produttivi negli stabilimenti di Seattle per i 787 sono stati dunque rivisti al ribasso con 12 aerei al mese, molto lontani dall’obiettivo dei 57 aerei prodotti al mese previsti nel piano industriale dell’azienda. Obiettivo che Boeing punta di raggiungere ora alla fine del 2020”, si legge sul quotidiano confindustriale.

LA PRIORITA’ RIMANE IL 737 MAX

Ma non c’è dubbio che il 737 rimane la priorità, come confermato anche dall’amministratore delegato Dennis Muilenberg a inizio mese: secondo il numero uno della compagnia il velivolo sarebbe dovuto tornare in servizio nel quarto trimestre di quest’anno. Ma ha anche avvertito “che la situazione potrebbe cambiare ancora. Se è così, il gruppo dovrebbe rivedere il tasso di produzione del 737 Max, e potrebbe essere costretto a chiudere temporaneamente una catena di montaggio. Muilenberg ha aggiunto che nonostante alcuni clienti stessero esplorando la possibilità di riprogrammare le consegne o addirittura di cambiare modello, il portafoglio ordini per il 737 Max è rimasto solido”, ha evidenziato Ft. In questo senso l’azienda è sicura che il flusso di cassa inizierà a migliorare una volta che le consegne ripartiranno.

MINI-RIMPASTO IN BOEING PER LA CRISI DEI 737 MAX, È LA PRIMA VOLTA

Nel frattempo è partito un mini-rimpasto interno alla multinazionale: Kevin McAllister, manager responsabile della gestione della crisi dei 737Max è stato sostituito da Stan Deal, veterano della Boeing da 33 anni. Finora nessun dirigente o dipendente di Boeing era stato licenziato o rimosso dal suo incarico per la crisi dei 737 Max.

BENE GLI ALTRI SETTORI IN CUI OPERA BOEING

In ogni caso gli altri settori della società stanno andando forte: “I servizi globali hanno registrato un aumento del 23 per cento dei profitti operativi a 673 milioni di dollari, mentre il settore difesa, spazio e sicurezza sono passati da una perdita di 247 milioni di dollari a un profitto di 755 milioni di dollari dalle operazioni”, ha concluso Ft.

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