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Giorgetti Alitalia

Chi comprerà Alitalia? Fatti e conti (con tweet di Giuricin)

Che cosa succederà ad Alitalia? Il nuovo bando per la vendita. I numeri 2019. La questione controversa del prestito-ponte. E le risorse statali impiegate negli anni. 

Avremmo potuto acquistare il Gruppo Lufthansa, il Gruppo AirFrance-KLM ed atre 3 compagnie aeree insieme, tutte in piena salute, grazie ai soldi di Stato (e dei contribuenti) investiti in Alitalia, come sostiene su Twitter l’economista esperto di trasporti Andrea Giuricin. E invece ci ritroviamo, nonostante le diverse iniezioni di fiducia e denaro, con una compagnia in crisi che nessuno vuole.

È stato presentato il nuovo (quarto) bando per la cessione della compagnia. Si accetta di vendere anche tramite spezzatino: entro il 18 le manifestazioni di interesse. Andiamo per gradi.

IL TWEET DI ANDREA GIURICIN

Partiamo proprio da questo, per comprendere quanto è grave la questione. Come scrive l’economista esperto di trasporto Giuricin, l’Italia ha speso 9 miliardi di euro di soldi pubblici per Alitalia. Miliardi con i quali avrebbe potuto comprare ben 5 compagnie aeree insieme: il Gruppo Lufthansa, il Gruppo AirFrance-KLM, Sas, Finnair e Norwegian, che hanno un Market cap complessivo di 8,61 miliardi di euro.

L’ULTIMO PRESTITO PONTE

Tra questi 9 miliardi totali spesi dallo Stato italiano per far ripartire Alitalia ci sono anche gli ultimi 400 milioni di euro concessi come prestito ponte a fine gennaio 2020 per la durata di sei mesi. Il ponte è stato concesso per garantire l’operatività di Alitalia e per avviare una nuova procedura volta all’individuazione di uno o più acquirenti.

SITUAZIONE CRITICA

Soldi, sembrerebbe dai numeri, iniettati a vuoto. Sì, perché Alitalia continua a peggiorare la sua crisi. Secondo il quadro economico-finanziario presentato dal commissario straordinario, l’avvocato Giuseppe Leogrande, mentre i ricavi operativi consolidati sono aumentati da 3.077 a 3.141 milioni, aumenta anche la perdita operativa (Ebit), da -340 milioni del 2018 a -443 milioni. La perdita netta dovrebbe attestarsi intorno ai 600 milioni, 100 milioni in più del 2018, come riporta il Sole 24 Ore.

IL BANDO DI GARA

E con questi disastrosi numeri, Alitalia si presenta ai nuovi possibili acquirenti. Leogrande ha pubblicato un nuovo bando di gara sul sito della procedura di amministrazione straordinaria. Le manifestazioni d’interesse per la compagnia dovranno arrivare entro le ore 24 del 18 marzo prossimo, tra meno di due settimane.

VENDITA A SPEZZATINO

Concesso, questa volta, la vendita per spezzatino dell’azienda. È possibile manifestare il proprio interesse per il “lotto unico”, oppure alternativamente per uno o più lotti tra il “lotto aviation”, il “lotto handling” e il “lotto manutenzione”.

LA SPERANZA DI VENDERE PER INTERO

La speranza, però, è di vendere per intero. E così, Leogrande specifica sul bando: “In caso di sostanziale equivalenza delle offerte all’esito della valutazione, saranno considerate preferibili, prima le offerte che avranno ad oggetto il lotto unico”. Saranno prese in considerazioni anche “più offerte, interdipendenti, presentate contestualmente da più soggetti ma volte alla realizzazione di un progetto industriale sinergico, ovvero tra di loro indipendenti, ma risultanti comunque potenzialmente utili alla realizzazione di un progetto industriale sinergico, aventi ad oggetto nel loro complesso il lotto unico, saranno considerate preferibili, in caso di sostanziale equivalenza, alle offerte aventi ad oggetto singolarmente più di un lotto”.

I REQUISITI

Il bando specifica anche i requisiti che il soggetto interessato dovrà avere. Se si vuole acquistare il lotto unico, allora l’acquirente dovrà aver “realizzato negli ultimi tre esercizi sociali un fatturato lordo annuo medio di almeno un miliardo di euro” e avere “un patrimonio netto di almeno 250 milioni”. Per il lotto handling si richiede, invece, “un fatturato lordo medio pari ad almeno 50 milioni” e “25 milioni di patrimonio netto”. Per il lotto manutenzione “30 milioni di fatturato annuo lordo” e “15 milioni di patrimonio netto”.

Sarà la banca Rothschild a raccogliere le manifestazioni di interesse e a fare da intermediario.

L’EMERGENZA COVID-19

A rendere questa vendita difficile e complicata è la diffusione di Covid-2019. Il nuovo coronavirus diffonde incertezza nei mercati e mette in ginocchio anche Alitalia, causa cancellazioni e mancate prenotazioni.

CASSA INTEGRAZIONE PER (QUASI) 4.000 DIPENDENTI

Ed è proprio per far fronte alla crisi Covid-2019, l’ex compagnia di bandiera ha chiesto di una nuova procedura di cassa integrazione straordinaria, per altri sette mesi, dal 24 marzo al 31 ottobre, per 3.960 dipendenti. Si tratta, spiega il Sole 24 Ore, “di 1.175 persone (di cui 70 comandanti 95 piloti e 340 assistenti di volo e 670 del personale di terra), cui vanno ad aggiungersi altri 2.785 per imprevisti legati all’emergenza Coronavirus: 143 comandanti, 182 piloti, 780 assistenti di volo, 1.680 personale di terra. Numeri che saranno comunque oggetto di trattativa”.

Il 17 marzo, il giorno prima della deadline per presentare le manifestazioni d’interesse, Alitalia e i sindacati sono convocati al Ministero del lavoro per avviare l’esame della nuova procedura di cassa integrazione.

I SINDACATI NON CI STANNO

I sindacati hanno già espresso, però, il proprio disappunto sulla questione. “Respingiamo ogni ipotesi di cassa integrazione per circa 4 mila lavoratori”, ha affermato il segretario nazionale della Filt Cgil Fabrizio Cuscito sulla richiesta di Alitalia. “Se ai numeri Alitalia, assolutamente inaccettabili e immotivati nonostante il Coronavirus, si aggiungono i circa 1.500 dipendenti di Air Italy in liquidazione, sono 5.500 i lavoratori che rischiano il posto di lavoro nel trasporto aereo italiano in meno di un mese”, aggiunge Cuscito.

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