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Unicredit e Generali pro Vivendi fanno imbufalire governo, centrodestra e M5S (pro Elliott in Tim)

La Cassa depositi e prestiti, su pressing del governo dimissionario e con l’ok di M5S e centrodestra, entrerà in Tim per intralciare l’operato di Vivendi e favorire indirettamente, secondo molti osservatori, l’avvento del fondo Elliott che ha un piano sulla rete sintonico con le aspettative politiche, sia dell’esecutivo dimissionario sia delle forze politiche vittoriose nelle…

La Cassa depositi e prestiti, su pressing del governo dimissionario e con l’ok di M5S e centrodestra, entrerà in Tim per intralciare l’operato di Vivendi e favorire indirettamente, secondo molti osservatori, l’avvento del fondo Elliott che ha un piano sulla rete sintonico con le aspettative politiche, sia dell’esecutivo dimissionario sia delle forze politiche vittoriose nelle elezioni del 4 marzo. Il motivo? L’atarassia dei fondi che fanno riferimento ad Assicurazioni Generali e Unicredit che in Assogestioni hanno nicchiato su un accordo con Elliott per Tim contro Vivendi. Ecco tutti i dettagli, le indiscrezioni e gli scenari. Ma fonti finanziarie dell’Agi assicurano che l’intervento di Cdp non è a sostegno di Elliott. (qui gli ultimi aggiornamenti con le versioni di Generali e Unicredit)

LA NOTIZIA DELL’ANSA

Ieri l’Ansa ha svelato che “nella sortita di Cdp il presidente del consiglio uscente Paolo Gentiloni, e con lui i ministri Pier Carlo Padoan e Carlo Calenda (in rappresentanza del Ministero dell’Economia e delle Finanze azionista con l’82,77%), risultano allineati a Giuseppe Guzzetti presidente di Acri (le fondazioni bancarie detengono il 15,93% di Cdp)”. Mentre stamattina il quotidiano Repubblica rimarca le perplessità di Padoan sulla mossa voluta dalla politica.

IL RUOLO DI GENERALI E UNICREDIT

A far irritare governo ed Elliott sarebbe stato il comportamento di alcuni fondi di investimento che hanno portato Assogestioni a dire no a un fronte comune con il fondo americano – come auspicato anche dai piccoli azionisti di Tim riuniti nell’associazione Asati – nell’assemblea di Tim per il rinnovo del consiglio di amministrazione dell’ex Telecom Italia ora controllata dai francesi di Vivendi con il 24%. Ha scritto oggi il Corriere della Sera: “Sembrerebbe che a non favorire la composizione di un elenco unitario siano stati Generali e l’Unicredit”. Guarda caso due gruppi – Assicurazioni Generali e Unicredit – capitanati da due manager francesi: rispettivamente Philippe Donnet e Jean-Pierre Mustier

LO STALLO

Tutto nasce, dunque, dal mancato accordo tra Assogestioni ed Elliott per la presentazione di una lista unitaria per il rinnovo del cda di Tim, in agenda nell’assemblea del 4 maggio. Un esito che di fatto spiana la strada a Vivendi. Infatti l’assenza di un’intesa tra Elliott ed Assogestioni, che non commenta le indiscrezioni, rischia di disperdere il voto dei fondi su due liste e complica il progetto del fondo Usa di sfilare a Vivendi la maggioranza del cda.

LA TEMPISTICA

Le liste per il cda di Tim vanno presentate entro lunedì 9 aprile. Assogestioni avrebbe dato la disponibilità a una lista di minoranza lunga, a sette membri, che però non sarebbe in grado di sottrarre a Vivendi la maggioranza del consiglio di amministrazione e dunque sarebbe incompatibile con il progetto di Elliott di rendere Tim una public company con un consiglio indipendente. Secondo alcune fonti la volontà di Assogestioni di procedere alla presentazione di una sua lista sarebbe legata alla prassi di presentare una sua rosa di candidati ogniqualvolta disponga del quorum necessario per farlo.

LO SCENARIO

L’eventuale presentazione di una lista autonoma di Assogestioni rischia di disperdere i voti dei fondi su due liste, rendendo piu’ difficile per Elliott riuscire a battere nell’assemblea del 4 maggio Vivendi, che dispone del 23,9% del capitale.

Per questa ragione, dunque per sbarrare la strada a Vivendi e dare un sostengo a Elliott, il governo con l’assenso anche di centrodestra e M5S ha deciso di muovere la Cdp, controllata dal ministero dell’Economia e di recente oggetto di critiche proprio dal Movimento 5 Stelle.

LA POSIZIONE DI TIM

“Ogni azionista è benvenuto se porta valore aggiunto e l’ingresso della Cdp non viene considerato un’operazione ostile anche perché se lo fosse sarebbe un messaggio negativo per tutti gli investitori stranieri che investono sull’Italia”. E’ questa, secondo quanto fanno notare fonti finanziarie all’Ansa, la posizione di Vivendi rispetto al possibile ingresso di Cdp nel capitale di Tim.

(QUI L’ARTICOLO DI AGGIORNAMENTI CON LE ULTIME NOVITA’)

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