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Salini Impregilo, Astaldi e non solo. Il ruolo di Cdp nel polo nazionale delle costruzioni e la frase-siluro di Palermo

Le enfatiche interviste dei vertici di Salini Impregilo, le sfide del polo nazionale delle costruzioni e la dichiarazione del capo azienda di Cdp. Fatti, parole e interpretazioni

 

Gruppo Salini Impregilo in gran spolvero oggi sui maggiori quotidiani.

Pietro Salini, amministratore delegato del gruppo, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera.

E il direttore generale dello stesso gruppo, Massimo Ferrari, ha parlato con il Sole 24 Ore.

Messaggi: pronti, anzi prontissimi, a fare da perno a un campione nazionale delle costruzioni.

Tutto bene.

Peccato che nell’intervista di Salini si parla di tutto e di tutti tranne del soggetto senza il quale il polo non reggerebbe e senza il quale le aziende del settore – sia quelle in crisi sia quelle in salute – non avrebbero un futuro radioso.

Ecco alcuni brani del Salini-pensiero:

Salini Impregilo cambierà nome. Stiamo lavorando con i creativi per rappresentare l’idea di un gruppo internazionale con ambizioni globali frutto di un’orchestra di competenze. Per costruirlo, con il supporto delle banche e di investitori istituzionali, la famiglia Salini è pronta a diluirsi sotto la quota di maggioranza, pur restando azionista di controllo. Quel che conta è l’operazione per il Paese mettendo in secondo piano l’ego di noi imprenditori per i quali fa premio spesso la personalità rispetto al progetto“.

Stiamo costruendo un sogno proprio in un momento in cui il Paese sembra appiattito sul presente. Si tratta di un progetto industriale che mira a garantire un futuro ad oltre 30 mila persone che ora rischiano di perdere il lavoro. Il comparto delle costruzioni è in grossa difficoltà, vogliamo farlo ripartire creando occupazione e sviluppo. Non possiamo essere gli unici soggetti a poterlo fare, abbiamo bisogno del supporto di tutti soggetti finanziari e istituzionali. Vogliamo costruire un gruppo affidabile, con un rating quasi investment grade, portare nuove specialità interne all’azienda arricchendo la gamma di competenze. Dalle carpenterie metalliche alle fondazioni speciali fino ai montaggi elettromeccanici“.

Questa non è un’operazione di salvataggio di imprese decotte ma un’operazione d’intervento tra imprese e istituzioni finanziarie a supporto di un progetto per il sistema-Paese. I nostri interlocutori stanno visionando in questi giorni il piano industriale della risultante“.

E Cdp? E il gruppo controllato dal Tesoro e partecipato dalle fondazioni?

Il ruolo della Cassa lo ha fatto garbatamente notare stamattina il numero uno di Cdp, Fabrizio Palermo. All’Ansa, dopo aver ascoltato la Considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, Palermo ha detto: “Il comparto delle costruzioni è importante per l’intero sistema paese. Cdp quindi ha la responsabilità di valutare un’operazione che punti al consolidamento del settore, che abbia una governance trasparente e condivisa e anche aperta ad altri partner industriali e finanziari in un’operazione di sistema e di mercato”.

Gli addetti ai lavori hanno interpretato così le parole di Palermo: il polo delle costruzioni non può e non deve essere un imbellettamento di un progetto per salvare solo un’azienda (Astaldi), che voleva comprare Salini, e metterla in un contenitore più ampio; il polo deve essere un progetto di sistema e di mercato, con una governance aperta anche ad altri soggetti che vi prenderanno parte, in primis quelli che sono in buona salute (come Pizzarotti, Gavio e Vianini) e non solo a chi ha conti scricchiolanti.

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