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Fincantieri e non solo. Tutte le tensioni tra Cdp e Sace (Decio in bilico?)

Acque agitate fra Cdp e Sace, Fatti, nomi, documenti e rumors

Acque agitate fra Cdp e Sace.

Due giorni fa il consiglio di amministrazione di Sace (la società controllata dalla Cassa depositi e prestiti che si occupa di assicurazione all’export) ha approvato il bilancio 2018, facendo il punto del triennio del board sul modello di business e sulle prossime sfide.

Ci sono stati anche rilievi non secondari che sono stati espressi – secondo la ricostruzione di Start Mag – dai consiglieri indicati da Cdp (Antonella Baldino e Alessandra Ferone) e anche dai consiglieri indipendenti presenti (Federico Merola, Rodolfo Errore).

Due gli interventi di biasimo complessivo (con critiche nette alla gestione dell’amministratore delegato Alessandro Decio) e due quelli con rilievi più specifici.

Per questo, come si dice in ambienti vicini alla maggioranza di governo, il capo azienda di Sace rischia di non essere confermato nella prossima assemblea della società che rinnoverà il board e che è prevista per il 17 (prima convocazione) e 18 aprile (seconda convocazione).

D’altronde a Palazzo Chigi da tempo sono note le scarse sintonie tra Fabrizio Palermo, amministratore delegato di Cdp, che punta a nominare un suo candidato alla testa della Sace, e Decio.

E il Tesoro che cosa dice? Secondo le indiscrezioni raccolte da Start Mag, il Tesoro di recente – proprio tramite il consigliere Giuseppe Maresca del Mef – di fatto ha sospeso il suo via libera a un’operazione di riassicurazione su due navi di Fincantieri.

Ed è proprio Fincantieri uno dei nodi principali alla base della “sfiducia” de facto espressa dai vertici della Cassa nei confronti di Sace.

Come raccontato di recente in diversi articoli di Start (qui e qui gli ultimi), negli ultimi anni il livello di attività della Sace è cresciuto soprattutto nel settore della cantieristica (con Fincantieri) e dell’oil&gas: la riassicurazione del Mef è arrivata a circa il 40% dell’intero stock di impegni Sace dovuti a garanzie su finanziamenti all’export, si nota da tempo in ambienti del Tesoro.

In maniera analoga a quanto accade con le Export Credit Agency ai sensi Ocse, nei settori di maggior rilievo per la crescita economica dei Paesi di riferimento parte della riassicurazione di fatto ricade sul ministero dell’Economia.

E nella prospettiva, non improbabile secondo alcuni addetti ai lavori, che la riassicurazione arrivi presto al 60%, il Tesoro sta valutando se e come modificare il rapporto con la Cdp.

Per questo il ceo di Sace, Decio, avrebbe auspicato in diverse riunioni formali e informali (anche se a Start Mag ha smentito) che la società rientrasse a tutti gli effetti sotto il cappello del Mef; una prospettiva non condivisa né dal Tesoro né dalla Cdp, che controlla al 100% la società di assicurazione all’export, perché contraria alle migliori pratiche delle Export Credit Agency e che potrebbe rendere poco efficace il supporto al volano export.

Oggi il Messaggero ha scritto che le riserve espresse da alcuni consiglieri di Sace si sono appuntate soprattutto “sulla dinamica dei volumi dell’export credit non collegata al supporto delle pmi, ma solo ad operazioni del governo non ricorrenti con il Qatar e alla crescita di operatività con Fincantieri, Eni, Leonardo e Tecnimont”.

Tesi simili emergono da un documento che viene letto e ponderato fra Palazzo Chigi, ministero dell’Economia e Cdp.

E’ la classifica delle principali Eca (Export Credit Agencies) condotta da Txf, società leader nell’ambito export per le elaborazioni di dati e report.

Dalla classifica – prodotto di un sondaggio effettuato su 167 esportatori – Sace risulta penultima, con particolari carenze in riferimento a pricing, risk appetite e deal execution. Anche se si posiziona molto in alto quanto a visibilità comunicativa.

La stessa Txf è la stessa società che ha indicato la società controllata da Cdp come prima Eca al mondo per volumi mobilitati a medio-lungo termine.

Un risultato – come hanno evidenziato i consiglieri critici – non ottenuto grazie al sostegno delle piccole e medie imprese pmi ma alle grandi commesse.

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