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Volatilità

Come borse e mercati scrutano le novità politiche in Italia

L'analisi di Gianfranco Polillo

 

Il clima di mesto ottimismo che accompagna queste convulse ore della crisi italiana va attentamente analizzato e compreso. Sul piano interno, lo sconcerto è palpabile. Osservatori paludati non sanno dare risposte, se non classificare questa crisi come la più pazza della storia italiana. Il che, per un Paese che è stato sempre sull’orlo di una crisi di nervi, non è certo confortante.

Ancora più strampalate le dichiarazioni dei rispettivi protagonisti. Annunci che vivono lo spazio di una manciata di secondi per essere subito smentite. Petizioni di principio, declamate come posizioni non negoziabili, che si dimostrano di essere di latta, al calare del sole. Discontinuità, No ad un Conte bis, che poi si trasforma in un Conte 2.0, risolvendo così il tema della mancata discontinuità. Luigi Di Maio che non vuole cedere lo scettro e si propone nei ruoli più improbabili. Salvo ripensarci subito dopo e smentire se stesso. Il voto richiesto sulla rete, in omaggio alla Casaleggio Associati, ma in rotta di collisione con le normali regole e prassi costituzionali. Alla fine si troverà il rammendo che ricuce la tela, ma sarà comunque una toppa a colore. E sullo sfondo un elettorato sempre più incredulo. Delizia, forse, di qualche assatanato militante, ma distante anni luce da un comune sentire.

Questo è il lato oscuro della forza. Poi ci sono le collusioni a livello internazionale. L’Europa che plaude allo scampato pericolo. La sconfitta di Matteo Salvini forse non vale una messa, come disse Enrico IV per riprendersi Parigi, ma consente di riassumere il controllo su un Paese che ha avuto tutto da perdere nel seguirne le ricette finanziarie. E poi c’è Donald Trump che storpia il nome di Giuseppe Conte, in un tweet, ma gli offre anche una sponda inaspettata, nonostante il viaggio “trionfale” a Washington del Capitano della Lega. Il quale, tuttavia, dovrebbe far tesoro di questa esperienza. Forse hanno fatto più danno le bordate contro l’euro di Claudio Borghi e di Alberto Bagnai che l’azione combinata di tanti “agenti a L’Avana” per mettere in cattiva luce i sovranisti. Come insegna il tatticismo di Viktor Orbán.

Ma la cosa più straordinaria è la presunta adesione dei mercati, propagandata a piene mani dai negoziatori del nuovo governo. Borsa di Milano a gonfie vele (si fa per dire) e spread in discesa. Un miracolo: dio lo vuole. Anche se a guardare i dati non sembra essere questa la spiegazione più convincente. Dal mese di luglio le quotazioni del Bund tedesco sono crollate. A metà del mese il rendimento era pari a meno 0,25. L’ultimo prezzo è meno 0,70. L’annuncio di un nuovo quantitative easing, unito all’imminente rischio di recessione ha fatto crollare il mercato. Ed ora si investe, coloro che ancora se lo possono permettere, pagando una fee al debitore. Segno che tenere liquidi ha un costo anche maggiore. Naturalmente chi non ha questi problemi, preferisce vendere. Cosa che spiega la caduta dei corsi e, quindi, il rendimento negativo.

Situazione non dissimile negli Stati Uniti. A novembre il rendimento dei tresaury americani (sempre a 10 anni) era superiore al 3,2 per cento. L’ultimo rendimento è poco al di sotto dell’1,5 per cento. Meno della metà. Nonostante ciò, il dollaro nei confronti dell’euro tende a rafforzarsi, non tanto grazie alla bilancia commerciale, che resta deficitaria, quanto per il pendolo contrario del movimento dei capitali. Il cui afflusso, tuttavia, non compensa il disamore degli investitori interni.

Ultima ciliegina sulla torta: il forte aumento del prezzo dell’oro. Bene di rifugio d’eccellenza, le sue quotazioni nello spazio di qualche mese sono salite da 36 dollari a 44 dollari al grammo. Segno evidente della grande incertezza che, seppure per i motivi più diversi, regna sui mercati. La morale che emerge dal confronto tra questi diversi indicatori è evidente. In Italia, una politica, sempre più lontana dal sentimento popolare celebra riti indecifrabili per i più. Cerca così di esorcizzare la paura di perdere un potere sempre più oligarchico.

Ma il mercato non sembra, per questo, brindare. Al contrario si interroga sul futuro più immediato e, nel farlo, disinveste, preferendo la liquidità rispetto ad un incerto domani. Con buona pace di tutti coloro che vorrebbero celebrare la buona novella.

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