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Che cosa combinerà Unicredit di Mustier dopo aver venduto Fineco e Pioneer?

Le mosse, gli obiettivi e i dubbi su Unicredit. L'analisi dell'editorialista Angelo De Mattia

La riduzione della partecipazione di Unicredit nel capitale di Fineco, di quella impresa che l’amministratore delegato Alessandro Foti considera la più grande e profittevole fintech europea, suscita riflessioni sotto diverse angolature. Di norma ci si priva, in tutto o in parte, dei gioielli (e Fineco è un istituto che tale può essere ritenuto) quando incombono problemi rilevanti. Ma non è questo il caso, almeno stando a quel che emerge e si può valutare.

I MOTIVI DELLA VENDITA DI FINECO DA PARTE DI UNICREDIT

Resta il fatto, però, che la parziale vendita per circa 1 miliardo sarebbe stata compiuta in vista del piano che Unicredit si appresta a preparare anche per migliorare i requisiti patrimoniali. Concorre alla riduzione della partecipazione altresì la vendita di immobili non strumentali. A rigore, dunque, solo nel contesto di un tale piano si potrebbe giudicare la dismissione pro quota di un pezzo assai pregiato e valutare a quale finalità essa obbedisca, al di là del pur importante rafforzamento del patrimonio che, però, non può essere la sola ragione della decisione, soprattutto perché riguarda un asset di tutto rispetto.

LE ATTIVITA’ DI FINECO

Fineco, come nell’intervista afferma l’amministratore delegato, si caratterizza per la crescente richiesta di consulenza nell’amministrazione del risparmio e per il ruolo che può svolgere nel contesto della digitalizzazione, la quale migliora la qualità e tempestività del servizio. Proprio ora che con studi, progettazioni, previsioni ci si sta attrezzando, da parte delle Autorità di Vigilanza e da parte dei vigilati per fronteggiare le sfide di fintech che riguardano pure gli stessi organi di supervisione, si prende la decisione in questione. Fineco, si dice, diventa adesso contendibile e in tale quadro non è certo da escludere l’ipotesi di acquisizioni da parte dell’estero, donde la riattualizzazzione del problema del trasferimento fuori dai confini di importanti centri decisionali nella materia del credito e del risparmio.

QUALI SONO I VERI PROGETTI DI UNICREDIT?

Ma ci si deve anche chiedere se Unicredit abbia nel suo «retropensiero», ovvero ancor più in evidenza, un progetto di aggregazione, chiamato in ballo come è per combinazioni varie, da ultimo pure per un’operazione con Commerzbank, poi però smentita, dopo che in passato sempre su di una tale presunta iniziativa si erano adombrate alcune prospettive, in seguito anche esse smentite. Ma sotto traccia, per apparire come in un percorso carsico, vi è poi l’ipotesi di aggregazione con Société Générale, la banca da cui proviene l’a.d. di Unicredit, Jean-Pierre Mustier.

LE PARTECIPAZIONI DI UNICREDIT

Resta, poi, defilata la partecipazione dell’istituto in Mediobanca, della quale è il primo azionista con circa l’8%. Si tratta di un’interessenza fondamentale, considerato che Mediobanca, a sua volta, è il primo azionista di Generali, mentre salgono, però, le partecipazioni dei privati nel Leone. In sostanza, si può affermare che le scelte della banca di piazza Gae Aulenti sono tali da poter innescare, se compiute in un certo modo, il ridisegno della mappa del potere finanziario. Solo Intesa Sanpaolo avrebbe una capacità similare se imboccasse la via della crescita ulteriore non solo organica. Ecco perché l’interesse per quel che si prevederà con il nuovo piano, da parte di un istituto che, per la verità, ha elaborato negli anni diversi piani poi rielaborati, può suscitare doverosamente un interesse generale.

GLI INTERROGATIVI SU MOSSE E OBIETTIVI DI UNICREDIT

La crescita di valore per gli azionisti è un obiettivo importante, ma non è sufficiente, dovendosi badare alla stabilità, alla tutela del risparmio, al sostegno all’economia, senza perdere la visione degli interessi generali. La parziale alienazione di Fineco, pur ovviamente del tutto legittima, accresce gli interrogativi su dove si stia andando da parte dell’istituto e richiede risposte che certamente verranno nella speranza che siano esaurienti. È una forma dei trasparenza e, successivamente, di «accountabilty» che può essere anche una leva per competere nel sistema, facendo apprezzare dai risparmiatori e dai prenditori di credito il modus operandi di Unicredit.

 

Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza

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