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Cdp, i messaggini di Guzzetti su Alitalia, lo scenario Banca e le torsioni sul risparmio postale

Che cosa dice e non dice Guzzetti dell’Acri su Cdp, Alitalia, banca pubblica di investimenti e gestione del risparmio postale Primo messaggio: “Non consentiremo operazioni che possano diluire la nostra partecipazione. Lo statuto parla chiaro. E La Cdp non è una banca d’investimento”. Secondo messaggio: “La Cassa non deve diventare un mezzo per risolvere qualsiasi crisi…

Primo messaggio: “Non consentiremo operazioni che possano diluire la nostra partecipazione. Lo statuto parla chiaro. E La Cdp non è una banca d’investimento”.

Secondo messaggio: “La Cassa non deve diventare un mezzo per risolvere qualsiasi crisi industriale, gestisce 250 miliardi di risparmio postale. Se si vogliono fare cose strane, come si è tentato per Alitalia, ci opporremo in tutti i modi. Il risparmio degli italiani non si può mettere a rischio”.

I due messaggi, indirizzati a Movimento 5 Stelle, Lega e governo, sono stati spediti attraverso il Corriere della Sera da Giuseppe Guzzetti, presidente di Cariplo e dominus dell’Acri, l’associazione delle fondazioni bancarie che sono azioniste della Cassa depositi e prestiti.

Gli enti di natura creditizia, dopo l’era Costamagna-Gallia (bistrattata non poco dai partiti della nuova maggioranza di governo), hanno designato alla presidenza della Cassa, al posto di Claudio Costamagna, Massimo Tononi, già in Goldman Sachs, poi sottosegretario al Tesoro nel governo Prodi, quindi presidente di Mps (lasciò la presidenza per dissidi con il governo Renzi che decise di silurare l’allora capoazienda del Monte dei Paschi di Siena, Fabrizio Viola).

Ora si è in attesa che il ministero dell’Economia (azionista di controllo di Cdp) designi l’amministratore delegato e/o il direttore generale. I partiti e il governo devono ancora trovare la quadra (qui gli ultimi aggiornamenti fermi a venerdì scorso nell’articolo di Start Magazine). L’assemblea del 28 e 29 giugno potrebbe limitarsi ad approvare il bilancio senza rinnovare i vertici: M5S e Lega non hanno trovato la quadra anche perché i Pentastellati vogliono decidere un pacchetto unitario sulle nomine, non solo in Cdp.

Ma a che cosa si riferisce Guzzetti quando intima “non consentiremo operazioni che possano diluire la nostra partecipazione”?

Il presidente dell’Acri si riferisce all’idea contenuta nel “contratto” fra M5S e Lega di istituire una banca pubblica degli investimenti, forse tramite la Cdp. Solo ipotesi post elettorali? Si vedrà.

Ma che sia direttamente o indirettamente la Cdp (nel caso il Tesoro passi le quote in Mps alla Cassa, come è stato evocato da alcuni esponenti pentastellati e leghisti) a essere la banca per gli investimenti si pone un problema: la Cdp rientrerebbe nella vigilanza bancaria e dovrebbe sottostare alle regole di Basilea 2.

Ecco cosa disse Salvatore Rossi, direttore generale della Banca d’Italia, in un’audizione in Parlamento, parlando del progetto bancario di Sace caldeggiato all’epoca dall’allora numero uno di Sace, Alesssandro Castellano: “Se Sace si trasforma in una banca, essendo Sace di Cdp, questo sicuramente farebbe scattare vigilanze anche maggiorate perché avremmo un conglomerato finanziario”.

Il risultato di questa evoluzione adesso per Cdp visti gli obiettivi di M5S e Lega? La Cassa, dunque gli azionisti Tesoro, dovrebbero aumentare il capitale – secondo i calcoli effettuati da alcuni addetti ai lavori che seguono il dossier – per circa 25 miliardi di euro.

Ma le fondazioni non hanno né voglia né soldi per farlo. Da qui l’intimazione di Guzzetti via Corriere della Sera: “Non consentiremo operazioni che possano diluire la nostra partecipazione”.

Il secondo messaggio di Guzzetti non è meno dirompente: “La Cassa non deve diventare un mezzo per risolvere qualsiasi crisi industriale, gestisce 250 miliardi di risparmio postale. Se si vogliono fare cose strane, come si è tentato per Alitalia, ci opporremo in tutti i modi. Il risparmio degli italiani non si può mettere a rischio”.

Come dire: qualcuno voleva far entrare la Cdp in Alitalia, ma noi abbiamo detto no. E se ora lo chiederanno M5S e Lega? Guzzetti ribadisce il no a uso e consumo di Di Maio e Salvini anche perché alla Cdp è vietato entrare in aziende in perdita.

Regola rispettata anche nel caso Saipem. Il 27 ottobre 2015, il Fondo Strategico Italiano di Cdp informò di aver sottoscritto un contratto di compravendita con Eni che prevedeva l’ingresso di FSI nel capitale sociale di Saipem.

Il colosso ex Eni nel 2014 chiuse con un utile netto di 61 milioni, ma nel 2015 Saipem ha chiuso con 806 milioni di rosso, nel 2016 la perdita è stata di 508 milioni e nel 2017 di 328 milioni. Senza dimenticare che la Consob ha contestato i conti 2016 (qui l’approfondimento di Start Magazine con fatti, numeri, indiscrezioni e scenari).

(ECCO COME DI MAIO SFIDA GUZZETTI E NON SOLO SU INVITALIA, CDP E LEONARDO-FINMECCANICA)

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