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Popolare Vicenza

Alitalia, Popolare Vicenza, Veneto Banca, Sace e non solo. Tutte le scintille M5S-Tria e il caso Bugno

Che cosa succede davvero fra Movimento 5 Stelle e il ministro dell'Economia, Giovanni Tria? Fatti, nomi, indiscrezioni e approfondimenti

 

Non conosce soste la tempesta mediatica e politica tra Movimento 5 Stelle e il ministro dell’Economia, Giovanni Tria.

Tanto che il titolare del Tesoro in un’intervista al Corriere della Sera, ha detto: “Ho subito un attacco spazzatura sul piano personale. Le cose possono apparire molto diverse a seconda di come si presentano. Ci sono violazioni della privacy. Mi chiedo chi è che passa ai giornalisti queste cose”. Tria ha poi bollato come “sciocchezza” l’idea di pressioni per le sue dimissioni: “Se andassi via dovremmo vedere quale sarebbe la reazione dei mercati”. Mentre sul decreto rimborsi dei danneggiati dalla risoluzione di Popolare Vicenza e Veneto Banca che il ministro non ha ancora firmato, ha detto: “L’intimidazione non passa. Forse ci sono interessi più grandi di quelli di cui io stesso mi renda conto”.

IL NODO NORMATIVO DEL CONTENDERE SU POPOLARE VICENZA E VENETO BANCA

Ma qual è il nodo normativo che provoca lo stallo sul provvedimento caldeggiato da Lega e M5S a favore dei truffati della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca? Ha scritto oggi il Sole 24 Ore: “Per i risparmiatori che hanno un Isee fino a 35mila euro e un patrimonio mobiliare fino a 100mila, in base agli stessi limiti già individuati a suo tempo per circoscrivere il diritto all’indennizzo nel caso di Etruria, Chieti, Ferrara e Banca Marche, Bruxelles è pronta a riconoscere le «ragioni sociali» alla base dei rimborsi, e per questa via concedere un meccanismo automatico che eviterebbe l’esame puntuale in commissione tecnica”.

IL RUOLO DI RIVERA CONTESTATO DA M5S E PARTE DELLA LEGA

I Cinque Stelle, però, spingono quanto più possibile su indennizzi indifferenziati per tutti gli oltre 200mila risparmiatori interessati. Una spinta per nulla gradita dalla direzione generale del Tesoro retta da Alessandro Rivera, che in passato ha seguito al Mef proprio i dossier bancari (ha seguito tra l’altro il caso Tercas su cui ora M5S e Lega sono all’attacco).

I MOTIVI DEL NO DI TRIA E DEL MEF AL DECRETO SU POPOLARE VICENZA E VENETO BANCA

L’orientamento del Tesoro è rintracciabile in questo passo del Corriere della Sera di oggi. Scrive Federico Fubini che ha sentito il ministro dell’Economia: “Da settimane Tria sta evitando di firmare il decreto si pagamenti ai risparmiatori per una precisa ragione giuridica: rimborsare qualcuno con denaro pubblico senza una sentenza o un arbitrato che attestino la frode espone il ministro e i suoi funzionari a un rovinoso processo alla Corte dei Conti”.

LEONARDO. POSTE E I MODI IRRITUALI

Gli sbuffi dei pentastellati si appuntano anche sul ruolo sempre più pervasivo della consigliera di Tria, Claudia Bugno, che secondo i grillini ma anche secondo molti capi azienda (come Leonardo-Finmeccanica e Poste Italiane, secondo le ricostruzioni giornalistiche odierne) si sarebbe distinta per modi bruschi e irrituali, peraltro su dossier delicati che riguardano controllate e partecipate di Stato e che non rientrerebbero nelle sue competenze. Si fa tra l’altro l’esempio di Alitalia (con dissidi tosti fra lei e i commissari; d’altronde Bugno fu silurata dall’ex commissario Luigi Gubitosi, ora alla testa di Tim, e pure sul piano banda larga la Bugno si sarebbe “allargata”).

I RUMORS SU ALITALIA

Si dice – secondo rumors parlamentari – che Bugno freni tra l’altro sugli ardori di Di Maio per salvare Alitalia anche con l’ingresso del Mef nel capitale seppure con la trasformazione del prestito in equity. Inoltre, Bugno sarebbe dell’avviso – a differenza di Di Maio – di convincere la tedesca Lufthansa a trovare un accordo invece di seguire la pista dell’americana Delta. Secondo Ilario Lombardo della Stampa, Tria ha promesso a Conte che Bugno non si occuperà più di Alitalia e Tim.

CHE COSA SUCCEDE A BUGNO E TRIA

Il pressing critico del M5S contro Bugno ha sortito comunque un primo effetto: la consigliera di Tria ha deciso di ritirare la disponibilità all’incarico nel board di StMicroelectronics. Un passo indietro chiesto lunedì dal premier Giuseppe Conte allo stesso Tria e motivato da Via XX Settembre con la designazione di Bugno nel consiglio dell’Agenzia spaziale italiana (settore che segue per competenza il sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, in buoni rapporti con Tria).

LE IRE DEL PENTASTELLATO BUFFAGNI

Ma all’esponente di spicco dei Pentastellati, Stefano Buffagni, non basta. Tanto che al quotidiano la Repubblica il sottosegretario alla presidenza del Consiglio vicino a Luigi Di Maio oggi ha detto: “Voglio vedere le dimissioni di Bugno e mi domando come sia stata indicata per St Microelectronics visto che non ha quel tipo di percorso. Chi lavora per il Paese è benvenuto, chi lo fa per altre logiche si faccia un esame di coscienza”.

IL CASO STM E BANCA ETRURIA

La designazione di Bugno in StM è stata soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Gli attriti vengono da lontano. Bugno è stata consigliera di Banca Etruria dal 2013 al 2015, in parte durante la vicepresidenza di Pierluigi Boschi, padre di Maria Elena Boschi. “In relazione a quell’incarico è stata multata da Bankitalia per mancato controllo, sanzione contro cui ha presentato ricorso, ancora pendente”, ha chiosato oggi il Sole 24 Ore.

GLI SBUFFI CONTRO LA BUGNO

I grillini sbuffano ancora verso Bugno: durante la premiership di Matteo Renzi è stata coordinatrice del Comitato promotore della candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024. Insomma, come detto senza perifrasi da Buffagni, secondo i grillini la consigliera deve lasciare il suo ruolo nello staff di Tria. Ruolo incompatibile, sostengono, alla luce di quanto emerso nei giorni scorsi, ovvero l’assunzione del figliastro del ministro, Niccolò Ciapetti, nell’azienda di cui il compagno della Bugno, Pier Andrea Chevallard, è ad.

IL DOSSIER CALDISSIMO SACE-CDP

Il siluro alla Bugno è un messaggio di pentastellati e parte di leghisti come prova di forza sulle prossime nomine. In cima c’è la scadenza del board di Sace, società che lavora per le aziende esportatrici e che è controllata dalla Cassa depositi e prestiti. I partiti della maggioranza e il capo azienda di Cdp, Fabrizio Palermo, puntano a sostituire sia il presidente (Beniamino Quintieri, amico e collega di Tria) sia l’attuale amministratore delegato, Alessandro Decio (nominato dal governo Renzi con l’assenso dell’ex presidente di Cdp, Claudio Costamagna), difeso dal titolare dell’Economia e criticato invece dalla Cdp (qui gli approfondimenti di Start Magazine). Anche se nell’ultimo consiglio di amministrazione di Sace, quando si è fatto il punto sul triennio di Decio e i consiglieri espressione di Cdp hanno espresso rilievi non del tutto positivi, il membro del board in quota Mef – secondo le indiscrezioni raccolte da Start – non avrebbe proferito parole, lasciando il consiglio a metà riunione. Lo stesso consigliere che su input del Mef aveva stoppato alcune operazione di riassicurazione a favore di Fincantieri.

L’ARTICOLO DEL FATTO SU SACE E PELLEGRINI

Oggi Il Fatto Quotidiano con Giorgio Meletti scrive che Palermo punterebbe sul suo advisor Andrea Pellegrini per il ruolo ora ricoperto da Decio. Un nome a rischio conflitto di interessi, fa notare il Fatto: la Sace lavora anche con il gruppo Maire che ha nel cda proprio il banker gradito a Palermo.

LO SCENARIO SU SACE

Le agenzie di stampa nei giorni scorsi hanno lanciato altre ipotesi per la successione di Deci: come quella sull’arrivo come capo azienda di Sace dell’ad di Simest (gruppo Cdp), Alessandra Ricci, per favorire anche una integrazione più spinta tra le due società. Una soluzione esterna vedrebbe invece più accreditati Flavio Valeri, numero uno di Deutsche Bank Italia, e Marzio Perrelli, ex ceo di Hsbc per l’Italia.

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