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Vi racconto i due pesi e le due misure degli Stati Uniti su Italia, Cina e non solo

L'analisi di Alberto Negri, già firma e inviato speciale di esteri al quotidiano Il Sole 24 Ore

Con l’Italia, americani ed europei usano sempre il doppio standard. Washington poi applica al caso italiano la geopolitica dei pezzenti.

Quando c’era da decidere la pipeline del gas tra Mosca e l’Italia, il South Stream, gli europei e gli Usa l’hanno bloccata mentre la Germania ha avuto via libera per il North Stream che porta il gas di Putin a Berlino. Adesso con la Cina è più o meno la stessa cosa.

I NUMERI SULL’INTERSCAMBIO CON LA CINA

Ecco le cifre dei veri rapporti economici con Pechino dei nostri concorrenti e alleati di Washington. La Cina è il primo partner commerciale della Germania nel 2017 con 186 miliardi di euro, la Francia ha un interscambio con Pechino di 70 miliardi di euro, l’Italia di 42, la metà di Parigi e quasi un quinto rispetto a Berlino. La Gran Bretagna in Europa è la prima meta degli investimenti della Cina, l’interscambio tra i due paesi è pari a 79 miliardi di dollari.

CHE COSA FANNO GLI ALTRI STATI UE CON LA CINA

Londra tra l’altro è uno dei fondatori dell’Asian infrastructure investment bank (Aiib), per finanziare le infrastrutture cinesi. In 10 anni la Cina ha fatto 227 acquisizioni in Gran Bretagna, 225 in Germania, 89 in Francia, 85 in Italia. I cinesi sono azionisti nei porti di Rotterdam e in Belgio, oltre che proprietari dell’aeroporto di Francoforte e nessuno ha detto nulla.

LE CONTRADDIZIONI DI UE E USA SU CINA E ITALIA

Adesso che gli altri Paesi europei hanno fatto molti più affari di noi con la Cina i nostri concorrenti vogliono frenare gli accordi dell’Italia mettono i paletti alle partecipazioni cinesi dopo essersi sbilanciati per anni. Non per motivi politici o di sicurezza, come stanno sbandierando, ma perché potremmo erodere qualche quota del mercato cinese, senza per altro arrivare mai, neppure lontanamente, ai livelli tedeschi, francesi o inglesi.

IL DOSSIER MOU ITALIA-CINA

Il famoso Memorandum Italia-Cina che riguarda le Vie della Seta è solo simbolico senza nessun impegno concreto. I cinesi puntano agli investimenti logistici su Trieste come li hanno già fatti a Venezia e Porto Marghera (sui container, cosa che qui non ha sollevato nessuna obiezione). Non verrà neppure toccata la questione della rete G-5 e della Huawei, che peraltro è il maggiore investitore nelle reti di tutta Europa ed è già penetrata in forze anche in Francia e nell’Est europeo.

GLI STREPITII E I SILENZI DEGLI STATI UNITI

L’ambasciatore Usa Eisenberg, noto per essere il finanziere che ha guadagnato più soldi al mondo con una sola operazione, ha tirato le orecchie a un nostro sottosegretario per gli accordi con la Cina. Ma gli Usa non dicono nulla a Israele dove Pechino si è comprato il porto di Haifa, lo scalo della marina americana, ed è il maggiore partner asiatico della Cina. Come gli Usa non dicono nulla al presidente turco Erdogan, Paese membro della Nato, che compra i missili di Putin.

Estratto di un articolo pubblicato su Tnews.it

 

 

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