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Covid Germania

Vi spiego perché la Germania è mogia fra Usa di Trump e Italia giallo-verde

L’analisi di Alessandro Fugnoli, strategist dei fondi Kairos, su presente e futuro della Germania in chiave geopolitica e non solo In Europa bisogna cercare di capire lo stato d’animo della Germania, un paese meno solido di quello che appare, con una Merkel indebolita, Afd che ha superato la Spd nei sondaggi ed è ormai il…

In Europa bisogna cercare di capire lo stato d’animo della Germania, un paese meno solido di quello che appare, con una Merkel indebolita, Afd che ha superato la Spd nei sondaggi ed è ormai il secondo partito, la Cina a Stoccarda nel cuore dell’industria automobilistica, Trump che non dà tregua sui dazi (e ora sulle banche), l’immigrazione da integrare al costo già stanziato di 100 miliardi su cui Afd fa campagna capillare nei supermercati e nelle scuole. Un’Italia che dovesse lasciare l’euro e facesse schizzare quello che resta a 1.50 contro dollaro capiterebbe in un pessimo momento e costringerebbe la Bce a riprendere il Qe.

Le elite tedesche sanno che non si può tenere insieme l’Europa solo con la paura e sarebbero disposte a qualche concessione, ma i politici hanno ben chiaro che qualunque cedimento comporterebbe la non rielezione al Bundestag. L’Italia va quindi tenuta a bada energicamente, almeno in pubblico. La Bce, dal canto suo, deve dosare bene lo spread, mettere paura ma evitare di portare i nostri tassi al livello di avvitamento irreversibile. Non, quindi, un livello sempre più alto, ma una volatilità elevata intorno a un punto medio.

Quanto alla fine del Qe, per ora sarà sufficiente lasciare tutto nel vago. Quanto ai Moloch intermedi, quelli che stanno a metà strada tra finanza e politica, ci riferiamo ad esempio ad alcuni grandi fondi americani. Alcuni sono politicizzati per vocazione, altri sono semplicemente così grandi da trattare da pari a pari con gli stati sovrani. In questi soggetti la posizione verso l’Italia è chiara e i flussi di denaro in entrata o in uscita possono essere molto veloci, aggressivi e decisivi.

Nelle delicate partite che si giocheranno nelle prossime settimane tra Italia e mondo vedremo in azione pompieri e incendiari. La nostra impressione è che da entrambi i lati si cercherà di non superare la soglia di sicurezza. Chi lo farà, magari tra i fondi più corsari in vena di attacchi sanguinari, sarà richiamato all’ordine. Un primo momento di paura è probabilmente in fase già discendente.

Un secondo test sarà costituito dalle elezioni (se ci saranno) o dai primi atti concreti del nuovo governo. Se il governo sarà politico inizierà con atti simbolici e non si metterà subito a spendere grosse cifre. Il modello sarà Trump, nessuna promessa si rinnega, ma l’attuazione ha da essere costante ma graduale. La discesa degli asset italiani sta già creando occasioni interessanti. Poiché queste occasioni sono diffuse, tanto vale essere selettivi.

Sui titoli di Stato non ci sono rischi particolari nell’orizzonte visibile e si può continuare a tenerli, possibilmente nella versione indicizzata all’inflazione, che copre dal remoto rischio di svalutazione e successivo aumento dei prezzi. Non ne compreremmo però altri se l’intento fosse speculativo. Lo stesso vale per i titoli bancari. Concentreremmo quindi gli acquisti sugli esportatori grandi e piccoli. Non crediamo a una svalutazione (se ne è parlato così tanto che il tema si è quasi bruciato politicamente) ma se proprio ci dovesse essere gli esportatori ne trarrebbero immediato beneficio.

(estratto dalla newsletter Il Rosso e il Nero)

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