skip to Main Content

Salvini

Vi spiego il disegno geopolitico (contro l’asse franco-tedesco) delle mosse di Salvini. Parla il prof. Pelanda

L’Italia con Salvini premier diventerebbe il grimaldello statunitense per evitare il distacco totale tra Europa e Usa. Se l’Italia vuole evitare l’autoannessione all’impero franco-tedesco, deve fare per forza questo scambio con l’America. È una sfida anche interna perché in Italia esiste una maggioranza auto-annnessionista fondata dalle élite politiche residue e, soprattutto, dal Quirinale. Parla Carlo Pelanda, analista, saggista coordinatore del Dottorato di ricerca in Geopolitica e Geopolitica economica all'Università Guglielmo Marconi di Roma

 

Dietro la crisi di governo apertasi repentinamente l’altro ieri e al tentativo di Matteo Salvini di prendere le redini del Paese assumendo, come ha detto lo stesso leader leghista, “pieni poteri”, si possono riconoscere i contorni di un grande gioco internazionale senza esclusione di colpi che ha come posta in palio la stessa collocazione dell’Italia nel mondo e in particolare in Europa e, se vogliamo dirla tutta, la sua sovranità.

Se leggendo questo incipit siete tentati di pensare che Start Magazine stia indulgendo nella più scontata delle dietrologie o stia dando addirittura una sponda alla propaganda sovranista, dovete sospendere il vostro giudizio e leggere le considerazioni di Carlo Pelanda.

Lungi dal volerci sbolognare qualche adattamento delle tradizionali teorie del complotto, il docente di Geopolitica economica all’Università degli Studi Guglielmo Marconi – in una conversazione con Start Magazine – invita semmai ad inquadrare la mossa di Salvini nel contesto della disfida tutta interna all’Europa tra il tradizionale motore franco-tedesco e i suoi avversari sovranisti.

Un braccio di ferro che ha assegnato per il momento la vittoria ai primi, usciti ammaccati ma pur sempre trionfanti dalle elezioni europee dello scorso maggio e in grado così di esprimere anche questa volta il governo dell’Unione. Uno smacco che Salvini ha deciso di neutralizzare con un colpo di reni che, proiettandolo potenzialmente a Palazzo Chigi, è orientato esattamente a sventare le manovre di chi – e il nome che esce dalla bocca di Pelanda è quello di Emmanuel Macron – credeva di poter costringere l’Italia ad accettare il consolidamento del potere europeo di Parigi e Berlino e addirittura di farle ingoiare il progetto di creare una Difesa europea svincolata dalla Nato.

Quella descritta da Pelanda è insomma una riedizione della classica competizione tra Davide e Golia, in cui il Davide leghista ha tuttavia deciso di ribellarsi facendo sponda con il gigante a stelle e strisce, che come lui ha tutto l’interesse a far sì che l’Europa di Macron e Merkel abbassi la cresta.

Professore, cosa pensa di Salvini che sfiducia Conte? Ci sono state pressioni esterne su di lui perché si liberasse dell’avvocato del popolo?

Hanno avuto un peso, ma voglio dire chiaramente che non c’è stata a mio avviso alcuna pressione dall’America. L’America è un impero professionale che non fa pressioni sui partiti, soprattutto sotto l’amministrazione Trump. L’America può al massimo dire che ci sono delle cose che non vanno, e che se non vengono corrette non si può essere amici. È la Francia invece che fa pressioni enormi sull’Italia, e mette sul libro paga i politici oltre ad investire moltissimo in spionaggio e operazioni d’influenza. Il Quirinale, tanto per dirne una, è fondamentalmente una voce francese.

Cosa intende dire?

Intendo dire che Salvini è un leader che sta giocando per la sua sopravvivenza politica di fronte a poteri forti che lo vogliono fare fuori. Nel momento in cui il movimento che lui ha guidato alle elezioni europee – la famosa internazionale sovranista, ndr – ha fatto flop, e dopo aver visto come l’Europa dopo il voto lo ha marginalizzato, facendolo diventare un paria, Salvini ha fatto la sua contromossa prendendosi l’Italia. Lo ha fatto per evitare di ritrovarsi contro tutti gli europei che, come è successo con il povero Berlusconi, lo avrebbero distrutto. Così facendo, Salvini ha trasferito la questione nazionale italiana dalla politica alla relazione tra Stati, dove il leader leghista potrà cambiare il gioco da una posizione di forza.

E in tutto questo, Parigi che gioco sta facendo, o voleva fare?

Macron pretendeva di costringere l’Italia a partecipare ad una trasformazione dell’Ue in senso più marcatamente franco-tedesco e ad un progetto di difesa europea post-Nato. La partita è questa, e Parigi preme tantissimo e destabilizza. E Salvini, senza la maggioranza politica in Europa che puntava a raccogliere, sarebbe stato fatto fuori. L’unico modo per la destra italiana di riuscire a sopravvivere all’offensiva francese e tedesca era quella di prendere la titolarità dello Stato italiano.

Se Salvini riuscirà davvero a diventare primo ministro, cosa penseranno a Washington, considerato anche il gran chiacchiericcio delle ultime settimane intorno all’inchiesta sui presunti fondi neri russi alla Lega?

Il cosiddetto “Russiagate” fa parte di questa offensiva di cui le parlavo, ossia del tentativo di far fuori Salvini. Si sta tentando di delegittimare Salvini in tutto il mondo. Un politico minimamente accorto non può che rendersi conto che si sta cercando di mettergli il cappio intorno al collo.

Ok, ma all’America conviene o no Salvini premier?

Per spiegarmi devo farle un breve ragionamento. L’Italia governata dalla destra non ha la possibilità di allearsi con gli altri europei che contano, in particolare Francia e Germania. Pertanto, deve accordarsi con l’America facendo uno scambio su punti molto concreti come gli F-35, la stazione d’ascolto globale Muos in Sicilia e, soprattutto, una posizione d’interferenza dell’Italia contro il tentativo di creare in Europa una difesa post-Nato. L’Italia diventerebbe dunque il grimaldello statunitense per evitare il distacco totale tra Europa e Usa. Se l’Italia vuole evitare l’autoannessione all’impero franco-tedesco, deve fare per forza questo scambio con l’America. È una sfida anche interna perché in Italia esiste una maggioranza auto-annnessionista fondata dalle élite politiche residue e, soprattutto, dal Quirinale.

Back To Top