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Germania Francia

Vi racconto le 3 scosse che hanno terremotato la Germania alle Europee

L'approfondimento di Pierluigi Mennitti da Berlino

 

La Germania si risveglia il giorno dopo il voto europeo spaccata su due crinali. Il primo, già manifestatosi in altre recenti elezioni, geografico fra Est e Ovest. Il secondo, del tutto nuovo, di tipo generazionale.

Si tratta di due linee di frattura che incrociate possono determinare un cambiamento profondo e duraturo del sistema politico fino a qualche tempo fa ritenuto il più stabile d’Europa.

Difficile che le sconfitte patite dai partiti della Grosse Koalition (Cdu/Csu e Spd hanno ottenuto i risultati peggiori della loro storia in un’elezione a livello federale) porti alla fine del governo Merkel: nessuno dei due blocchi ha interesse ad andare al macello elettorale in questo momento.

Ma le fratture createsi nel tessuto geografico e demografico continueranno a minare le fondamenta del compromesso storico tedesco.

L’irruzione dei giovani sulla scena politica accelera l’addio al Novecento

Il prepotente ritorno sulla scena politica dei giovani, in parte sull’onda del movimento ambientalista Friday for Future e in parte con l’irruzione via nuovi media nel dibattito elettorale, accelera il fenomeno dell’abbandono dei grandi partiti di massa a favore di nuove piattaforme (quasi) monotematiche. Un addio al Novecento politico, protrattosi in Germania più a lungo rispetto ad altri paesi, grazie alla longevità dei due blocchi storici cristiano-democratico e socialdemocratico e alla specificità dell’elettorato tedesco.

Ma ora la tendenza alla fine dei partiti di massa (che non significa automaticamente la scomparsa di democristiani e socialdemocratici ma sicuramente il loro ridimensionamento) è arrivata anche nel cuore dell’Europa creando sommovimenti nel paese più stabile del continente.

Le prime analisi sul voto generazionale di ieri indicano uno scenario in divenire che potrebbe presto diventare realtà. Nella fascia di età degli under 30, i Verdi sono il primo partito con il 29%, mentre Cdu e Csu hanno ottenuto insieme solo il 13% e i socialdemocratici appena il 9, affiancati addirittura da un partito outsider, il satirico Die Partei.

La formazione di Angela Merkel prevale invece nel voto degli ultra settantenni, dove ottiene un 46% che rimanda ai gloriosi vecchi tempi: ha perso ovunque, il 2% tra i senior e soprattutto il 16% tra i giovanissimi. I Verdi sono primo partito in quasi tutte le grandi città: Berlino, Monaco, Amburgo, Francoforte, Düsseldorf, Stoccarda Lipsia, Colonia.

Se è vero che questo smottamento costituisce una lenta tendenza di lungo periodo, è altrettanto vero che negli ultimi mesi si è assistito a un’improvvisa e rapida accelerazione. Ancora alle elezioni federali di un anno e mezzo fa, la Cdu aveva raccolto nella fascia di età giovanile il 25%, contro il 12 degli ecologisti.

L’effetto Greta ha rinvigorito la tradizione dell’ambientalismo politico tedesco

Un vero e proprio ribaltone che è in parte dovuto anche a un evento contingente: l’esplosione della contestazione studentesca ambientalista, forte in Germania come in nessun altro paese europeo, neppure nella Svezia di Greta Thunberg dove peraltro i Verdi hanno perso. Ricalcando la robusta tradizione tedesca dei movimenti ecologisti, le manifestazioni del venerdì contro il cambiamento climatico hanno coinvolto sempre più partecipanti e occupato progressivamente l’agenda politica nazionale e l’attenzione dei media, portando poi tutto il proprio peso nella campagna elettorale.

Secondo l’analisi dell’istituto Infratest, il tema “clima e difesa dell’ambiente” è stato quello decisivo per il voto di ieri: il 48% degli elettori ha votato privilegiando la questione ambientale, un aumento del 28% rispetto alle Europee precedenti. Questo può essere, appunto, un fattore contingente, forse irripetibile in future competizioni elettorali, ma intanto ha già provocato una rottura fra giovani e partiti tradizionali.

Già nel 2011 i Verdi ottennero successi elettorali in diverse elezioni regionali all’indomani dell’incidente atomico di Fukushima, poi riassorbiti grazie alla decisione di Angela Merkel di abbandonare il nucleare. Ma anche quel successo produsse conseguenze: grazie a quella spinta i Grünen conquistarono per la prima volta la guida di una roccaforte industriale della Cdu, il Baden-Würrtenberg, che governano ancora oggi: una vittoria sulla quale hanno poi costruito l’immagine del partito pragmatico e capace di gestire le contraddizioni dei tempi nuovi.

L’assalto degli YouTuber alla vecchia diligenza

La spaccatura fra nuove generazioni e partiti tradizionali è stata evidenziata anche da un episodio che ha avuto scarsa eco sui media europei, ma grandissimo su quelli tedeschi. Pochi giorni prima del voto uno YouTuber fino a quel momento conosciuto ai più, tale Rezo, ha pubblicato un video di attacco alla Cdu intitolato senza troppi giri di parole “La demolizione della Cdu”. Cinquantacinque minuti di serrato attacco alle politiche dei governi guidati da Angela Merkel a cominciare da quelle sull’ambiente, corroborato da dati presentati naturalmente con prospettiva personale, che in pochi giorni ha raggiunto 10 milioni di visitatori.

Il disastroso tentativo della dirigenza della Cdu di contrastare e ribattere le tesi dello YouTuber (un contro video preparato e poi ritirato, repliche in stile politichese, alla fine un imbarazzante invito a un confronto pubblico) hanno plasticamente rimarcato la distanza delle segreterie politiche rispetto alle dinamiche dei nuovi media, attraverso i quali i giovani sono tornati a interessarsi di politica. Un successivo video di 90 YouTubers, a sostegno di Rzo e contro il voto ai due partiti di massa, ha occupato la chiusura della campagna elettorale più dei comizi dei leader politici e, secondo le prime analisi di voto, ha ulteriormente spinto il voto giovanile lontano da Cdu e Spd e verso i Verdi.

I nazionalisti di Afd conquistano l’Est

Il mancato sfondamento a livello nazionale dei nazionalisti di Afd era stato già previsto dai sondaggisti. La mobilitazione contro il pericolo del populismo di destra è stata ampia: dopo la pubblicazione del video scandalo a Ibiza del leader populista austriaco è sembrato quasi che la competizione elettorale tedesca si svolgesse più con lo sguardo rivolto a Vienna che a Berlino. E così l’11% nazionale ottenuto da Afd è apparso a una prima lettura un passo indietro rispetto ai successi delle tornate elettorali precedenti.

Ma a una più attenta analisi si scopre che Afd ha rinforzato la sua presenza nei nuovi Länder dell’Est. Fino a diventare il primo partito in due regioni, Brandeburgo e Sassonia, che saranno teatro del prossimo appuntamento elettorale in Germania, il 1° settembre. I nazional-populisti prevalgono anche in molti altri collegi a Est e potrebbero conquistare per la prima volta la guida di una città nel prossimo ballottaggio a Görlitz.

A trent’anni esatti dalla riunificazione e alla fine di un ciclo di crescita economica che ha toccato tutta la Germania, seppur con differenze regionali, la questione orientale resta un tema irrisolto. Qui a fronteggiare la crescita di Afd non ci sono i Verdi, che non replicano il successo a Ovest, ma i vecchi partiti tradizionali – Cdu e Spd in prima fila – la cui capacità di attrazione è appunto in calo.

Un governo indebolito alle trattative per il rinnovo delle cariche europee

Che i partiti di governo ritrovino la forza per gestire una fase così delicata della vita politica tedesca, forse di cesura, è assai dubbio. Più probabile che continui a tirare a campare, come sta facendo da quando è nato. Coloro che hanno una leadership di partito da salvaguardare, come Annegret Kramp-Karrenbauer e Andrea Nahles, sono fuori dall’esecutivo e finora non hanno dimostrato grandi capacità. I politici che compongono il governo sono in larga parte nella fase discendente della carriera politica, se non all’ultimo miglio, come la cancelliera. Resta anche da vedere come questa debolezza possa trasformarsi in forza nella partita che si apre per il rinnovo delle principali cariche nelle istituzioni europee.

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