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Grecia

Vi racconto che cosa si dice in Grecia di Tsipras e Mitsotakis

Viaggio tra umori e malumori a Salonicco in vista delle elezioni in Grecia del 7 luglio

“È difficile questa volta scegliere chi votare, nessun partito offre proposte credibili per modernizzare il paese e uscire definitivamente dalla crisi”. Dimitrios, trentacinquenne medico di famiglia, si addentra malvolentieri nei meandri delle elezioni che domenica probabilmente cambieranno ancora una volta il panorama politico della Grecia. Stando ai sondaggi, dovrebbe chiudersi per il momento la stagione di Alexis Tsipras. “L’ho votato alle scorse elezioni”, fa eco Georgia, 33 anni, ricercatrice tecnico-scientifica in un’università svizzera, “perché speravo ripulisse la politica dalle incrostazioni che l’hanno portata alla crisi e sperimentasse alternative alle strette della Troika. Ma oggi sono delusa e non tornerò in Grecia per votare”.

SPERANZE E DELUSIONI DELLA GIOVANE CLASSE MEDIA INGOIATA DALLA CRISI

Seduti al tavolino di un moderno caffè di Salonicco, Demetrios e Georgia raccontano fatiche e speranze della giovane classe media greca, presa nel mezzo della crisi economica che ha cancellato il mondo di ieri, quello delle sicurezze. Appena 15 anni fa, proprio in queste settimane, la Grecia celebrava il suo canto del cigno con due simbolici eventi sportivi: il primo trionfo calcistico internazionale, la vittoria del campionato europeo grazie a una squadra arcigna e rognosa, e la celebrazione delle Olimpiadi ad Atene. Ma dietro il bagliore dei fuochi d’artificio si nascondeva un paese clientelare e corrotto, che falsificava i bilanci e che sarebbe diventato la prima cavia dei tentativi di risanamento dell’Europa e delle organizzazioni mondiali. In questa lunga e drammatica stagione, la generazione dei trenta-quarantenni ha bruciato il proprio futuro. Demetrios è rimasto, Georgia è andata altrove, come tanti suoi connazionali. “Un’occasione persa è stata quella di Samaras, che nel 2012 riportò al governo i conservatori di Nea Demokratia, promettendo profonde riforme nella burocrazia in senso meritocratico”, riprende Dimitrios. “Si poteva sfruttare la crisi per ridimensionare il settore pubblico e rendere società ed economia più efficienti, ma poi Samaras mise nei posti chiave i suoi amici e non cambiò nulla nel costume”. Nella disperazione degli anni successivi, i greci si aggrapparono alla speranza di un professore neo-marxista con movenze da rockstar, Yanis Varoufakis. “Ma due galli nello stesso pollaio non potevano sopravvivere e Tsipras lo immolò sull’altare dell’accordo con l’Europa”. La delusione per Tsipras è palpabile: chi lo ha votato non gli perdona il tradimento delle promesse con cui era arrivato al governo, chi non lo ha votato non gli riconosce di aver avviato una nuova stagione per il paese.

TROPPA BUROCRAZIA E IL CLIENTELISMO RESTA UN MALE DIFFUSO

Il menù di questo caffè di Salonicco tradisce l’ambizione europea di una generazione che si sta affacciando con ritardo sul mondo del lavoro. Il vecchio “frappè” greco è scomparso dalla lista, ora vanno di moda bevande tipo “freddo espresso” o “freddo cappuccino”, pronunciate con civetteria all’italiana, come si fa a Berlino quando si ordina il “latte macchiato”, la bevanda dei fighetti. Demetrios sta aprendo uno studio medico privato. Il locale è già affittato, i mobili sono appena arrivati, mancano solo le sedie per la sala d’attesa: “Ma all’inizio i clienti non saranno tantissimi e li visiterò uno alla volta, le sedie possono aspettare”. Nel frattempo ha completato la trafila burocratica per il libro delle ricette mediche, una sorta di registro con bolli e controbolli su cui scriverà le prescrizioni: “È obbligatorio, questi bolli certificano il fatto che io sia un vero medico, servono a evitare imbrogli e tutelare i pazienti, anche se il procedimento per ottenerli è infinito, un esempio di come i servizi in Grecia siano lenti. Quando entri in un ufficio pubblico, facile che tu venga sballottato da uno sportello all’altro, nessuno sa mai cosa deve fare e così la gente si abitua all’idea che serva un conoscente per ottenere qualcosa”. “Siamo fatti così, ci vuole pazienza e bisogna restare rilassati”, conclude Dimitrios, enunciando di fatto la filosofia della resilienza che ha aiutato questi giovani ad attraversare la lunga crisi.

QUALCOSA SI MUOVE: IL COMMERCIO RESPIRA, RIPARTE IL MERCATO IMMOBILIARE

A Salonicco l’impressione è che il corpaccione della società greca abbia ripreso a respirare. Piccoli episodi. I mercati rionali sono di nuovo pieni di ambulanti che vendono e clienti che comprano. Gli squali del settore immobiliare spargono la voce che il mercato sia in ripresa: chissà se è vero ma intanto i prezzi sono tornati a salire. “Avevo fatto un accordo con il proprietario dell’immobile dove vivo e ho lo studio”, racconta Panagiotis, psichiatra trentottenne con alle spalle una lunga gavetta in Germania e Svizzera, “io ho rinnovato l’appartamento e lui mi ha tenuto l’affitto basso. Ora che è arrivato il momento del rinnovo mi ha sparato una cifra altissima. Sostiene che ci sia la fila di persone disposte a pagare il nuovo affitto e c’è da credergli”. Dal momento che i greci, come gli italiani, generalmente sono proprietari degli immobili in cui risiedono, la notizia è più buona che cattiva. Anche altri settori segnalano un leggero miglioramento, a cominciare da quello turistico, nelle isole come sulla terraferma. Gli Airbnb sono pieni, alberghi e ristoranti tornano a essere frequentati: nulla di paragonabile al periodo pre-crisi, ma neppure a quello della morìa dei locali dei primi anni Dieci.

BILANCIO MAGRO PER TSIPRAS, MITSOTAKIS FAVORITO, MA NEL PAESE PREVALE LA DISILLUSIONE

Sul piano interno le riforme del governo Tsipras hanno inciso marginalmente. Lotta alla corruzione, apertura dei settori protetti, snellimento della burocrazia non sono state sufficientemente incisive a rilanciare il dinamismo della Grecia, scivolata al 72esimo posto nel Doing Business Ranking stilato dalla Banca mondiale, indice che misura la capacità competitiva dei paesi. L’economia è in leggera ripresa dopo il baratro degli anni passati ma la disoccupazione diminuisce ancora troppo lentamente: oggi è al 18,5%, la quota più alta nell’Ue. Un po’ di sollievo per i più poveri è arrivato dal reddito di solidarietà, il primo aiuto pubblico mirato ai gruppi sociali disagiati: 200 euro mensili, di cui la metà versati su una carta di credito da utilizzare per gli acquisti alimentari.

Ma la strada della ripresa è lunga, il ceto medio è sempre in affanno e molti guardano adesso al ritorno dei conservatori. Kyriakos Mitsotakis è il nuovo leader di Nea Demokratia (Nd), ha vinto le elezioni europee distaccando Syriza di 9 punti. A poche ore dal voto, i sondaggi gli attribuiscono un vantaggio di 10 e una percentuale vicina al 40. Nel voto locale tenutosi in concomitanza delle Europee, Nd ha fatto man bassa, conquistando 200 comuni su 332 e 12 prefetture su 13: tutto lascia intendere che domenica ci sarà un cambio della guardia.

Tsipras batte instancabile tutte le roccaforti del suo partito, con la speranza di mobilitare l’elettorato deluso. Mitsotakis promette una nuova politica economica, il taglio delle tasse, la modernizzazione dello Stato e riforme che creino condizioni favorevoli all’arrivo di investitori. Il mondo economico mostra di crederci, la Borsa di Atene è in fibrillazione da giorni, il leader conservatore ha un curriculum che annovera studi di economia a Harvard e impieghi alla Chase Bank di Londra, in McKinsey e nella Banca nazionale di Grecia. Ma rischia di riportare nella politica greca la deleteria tradizione delle dinastie: suo padre Costantino è stato primo ministro dal 1990 al 1993, sua sorella Dora Bakoyannis è stata ministro e sindaco di Atene, suo nipote Kostas Bakoyannis guiderà la capitale dal 1° settembre. La dynasty dei Mitsotakis si spinge fino agli inizi del Novecento, al leggendario Eleftherios Venizelos, il politico cretese che guidò il paese per 13 anni, dal 1910 al 1933, solo con qualche breve interruzione. Sarà anche per questo che, fuori dal circolo economico, le speranze di una vera svolta sono più smorzate: i comizi dei partiti attraggono solo militanti e sostenitori e la disillusione è il filo conduttore della campagna elettorale.

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