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Tutte le provocazioni (politiche) di Moscovici e Dombrovskis contro l’Italia

Che cosa ha consigliato la Commissione di Bruxelles all'Italia. Ecco dettagli e bizzarrie

 

(estratto di un articolo di Daniele Capezzone uscito sul quotidiano La Verità fondato e diretto da Maurizio Belpietro)

Scontata come un film già visto, è arrivata la rispostaccia di Bruxelles: la Commissione considera “giustificata” l’apertura di una procedura contro l’Italia per debito eccessivo.

ECCO CHE COSA HA SCRITTO BRUXELLES ALL’ITALIA

La “regola” non è stata rispettata nel 2018 (quando per molti mesi al governo c’era il Pd), e, secondo Jean-Claude Juncker e soci, non lo sarà neanche nel 2019 e nel 2020. Ora tocca al Comitato economico e finanziario del Consiglio pronunciarsi entro due settimane. Infine, palla all’Ecofin, l’8-9 luglio, che ha il potere di attivare i passi successivi, anche se per le vere e proprie sanzioni serviranno (o servirebbero) anni.

IL GIOCO DELLE PARTI TRA COMMISSARI

Altrettanto prevedibile la sceneggiata dei due commissari economici, Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici, interpreti anche ieri del collaudato numero del poliziotto cattivo e del poliziotto (apparentemente) buono. Il lettone si è assunto la parte del bad cop, pronunciando torvo la sua requisitoria, e sostenendo che l’Italia abbia “tutti gli indicatori macroeconomici in rosso”. Il francese Moscovici, invece, sforzandosi di apparire soave, si è travestito da good cop, recitando una battuta forse lungamente provata allo specchio: “La mia porta resta aperta”. Frase pronunciata in italiano in conferenza, e scritta sempre in italiano pure su Twitter.

LA BIZZARRIA DI UNA COMMISSIONE AL CAPOLINEA

Tutto scontato quindi? Forse due cose non erano prevedibili. Primo: il fatto che ad assumersi la responsabilità di un colpo così pesante verso l’Italia sia stata una Commissione al capolinea, i cui membri hanno letteralmente gli scatoloni in mano, e che anziché agire con prudenza hanno deciso di operare politicamente da kamikaze. Secondo: il carattere provocatorio delle raccomandazioni, per non dire dei diktat, che Bruxelles invia all’Italia.

CHE COSA CHIEDE DAVVERO BRUXELLES ALL’ITALIA

Se l’Italia accettasse il pacchetto a scatola chiusa, sarebbe un vero e proprio pilota automatico imposto da Juncker e soci. Alcuni passaggi sono retorici e vuoti, il solito elenco di buone intenzioni (combattere il sommerso, far crescere il lavoro femminile, investire in educazione-ricerca-sviluppo, rendere più efficiente la PA, accorciare i processi, irrobustire la concorrenza, ecc), ma altri sono autentiche provocazioni. Eccole: riforma del catasto (cioè un ulteriore aumento della tassazione immobiliare, mentre l’Italia è già massacrata da un’insostenibile patrimoniale da 21 miliardi sul mattone), ridurre l’utilizzo del contante (cosa c’entra con deficit e debito?), ridurre l’ammontare di npl nei bilanci bancari (quando la vendita accelerata – anzi la svendita – delle sofferenze ha già dato una mazzata alle nostre banche), e implementare la riforma delle pensioni (tutti hanno letto in questo passaggio un attacco a quota 100).

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