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Siria, ecco tutta la verità su Douma

L’analisi dei ricercatori Annalisa Perteghella ed Erik Burckhardt     Non ci sono prove dell’utilizzo di armi chimiche in Siria. Falso. Un rapporto del Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni Unite, pubblicato già nel settembre 2017, ha rivelato come il regime del presidente siriano Bashar al-Assad sia da ritenere responsabile per l’utilizzo di armi chimiche.…

  1.     Non ci sono prove dell’utilizzo di armi chimiche in Siria.

Falso. Un rapporto del Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni Unite, pubblicato già nel settembre 2017, ha rivelato come il regime del presidente siriano Bashar al-Assad sia da ritenere responsabile per l’utilizzo di armi chimiche. Soltanto tra il mese di marzo 2013 e marzo 2017, la commissione indipendente istituita dalle Nazioni Unite ha registrato 25 incidenti provocati da armi chimiche, di cui 20 perpetrati dalla forze governative di Assad, che ha utilizzato queste armi prevalentemente contro civili. Prima ancora dell’attacco di Douma del 7 aprile 2018, su cui è ancora necessario fare piena luce, la commissione indipendente ha stabilito la responsabilità delle forze di Assad anche per il terribile attacco del 4 aprile 2017 in cui furono usate armi chimiche – sarin – su oltre 100 civili innocenti.

Qualificabili come armi di distruzione di massa, le armi chimiche sono incompatibili con il diritto internazionale umanitario e sono state messe al bando dal diritto internazionale positivo con la Convenzione sulle armi chimiche del 1993, ratificata anche dall’Italia.

I ripetuti attacchi chimici operati dalle forze governative di Assad anche contro la popolazione civile costituiscono, come indicato nel rapporto delle Nazioni Unite, un vero e proprio crimine di guerra e una grave violazione della Convenzione e della risoluzione 2118 approvata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel 2013.

  1.      I bombardamenti chimici a Douma del 4 aprile 2018 sono soltanto una bufala.

 Il 7 aprile 2018 a Douma si è verificato un attacco, di cui non si conosce ancora con certezza la natura, ma che secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità avrebbe coinvolto almeno 500 persone soccorse con «segni e sintomi compatibili con l’esposizione ad agenti chimici tossici». L’OMS ha chiesto di avere accesso all’area colpita, per poter valutare in maniera indipendente quali siano state le conseguenze dell’attacco e per poter elaborare una risposta sanitaria adeguata. Siria e Russia hanno negato l’accesso all’OMS, mentre hanno acconsentito a una missione dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPAC), incaricata però per ora solo di verificare se sia stato compiuto un attacco, non di accertarne le responsabilità.

Nell’attesa di conoscere i risultati ufficiali dell’indagine dell’OPAC, possiamo fare riferimento alla ricostruzione operata da Bellingcat, agenzia britannica di giornalismo investigativo. Basandosi su fonti open source fornite dall’Ong Syrian Network for Human Rights e dal Violations Documentation Center siriano, Bellingcat ha concluso che è molto probabile che il 7 aprile ci siano stati a Douma due attacchi chimici, preceduti da un bombardamento contro la sede della Mezzaluna rossa locale. Nell’edificio sul quale è stato compiuto uno dei due attacchi è stato ritrovato un contenitore di gas tossico, simile a quelli che il regime siriano aveva già utilizzato negli scorsi anni per compiere attacchi con bombe al cloro. Secondo la ricostruzione del New York Times, che conferma quanto riportato da Bellingcat, residenti dell’area hanno visto poco prima degli attacchi due elicotteri governativi volare dalla base aerea di Dumayr verso Douma. Testimonianze di personale sanitario in loco raccolte dal Guardian riportano la presenza di sintomi riconducibili al cloro, ma anche ad agenti nervini. Per verificare l’esatta natura di questa sostanza, tuttavia, sarebbe necessaria un’analisi del sangue e delle urine dei soggetti coinvolti; analisi resa impossibile dal fatto che truppe siriane e russe hanno preso il controllo della zona, e si oppongono all’avvio di indagini indipendenti. Come ricordato sopra, infatti, dopo avere ripreso il controllo della città, Damasco ha negato l’accesso all’OMS. Parallelamente, la Russia ha messo il veto a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che avrebbe dato il via a un’indagine indipendente sull’attacco chimico compiuto a a Douma. Le risoluzioni prevedevano anche una condanna dell’attacco e l’istituzione di un piano di aiuti umanitari nell’area.

(ESTRATTO DI UN’ANALISI PIU’ AMPIA CHE SI PUO’ LEGGERE SU MONDODEM)

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