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George Soros

Soros attacca la Cina. Il filantropo è diventato trumpiano?

L'articolo di Chiara Rossi

Siamo in una guerra fredda che potrebbe diventare calda. È questo il presagio lanciato da George Soros, il magnate e filantropo ungherese, durante l’annuale cena privata organizzata in occasione del World Economic Forum di Davos.

In questi giorni gli investitori sono sempre più preoccupati della recessione economica, con un’estenuante guerra commerciale tra Washington e Pechino e il vicepresidente cinese ha tentato di rassicurare i leader politici sulla solidità della crescita della Cina, Soros ha sferrato un duro attacco al Paese del Dragone.

Il miliardario 88enne ha avvertito del “pericolo mortale” rappresentato dall’uso cinese dell’intelligenza artificiale per reprimere i suoi cittadini sotto la guida del presidente Xi Jinping, che ha definito il più pericoloso avversario delle democrazie. Il chiaro riferimento è  al sistema di credito sociale della Cina.

IL SISTEMA DI CREDITO SOCIALE MESSO A PUNTO DA PECHINO

Nel suo discorso Soros ha spiegato che “tutte le informazioni in rapida espansione disponibili su una persona verranno consolidate in un database centralizzato per creare un sistema di credito sociale”. Sulla base di tali dati, “le persone saranno valutate da algoritmi che determineranno se rappresentano una minaccia per lo stato monopartitico. Le persone saranno quindi trattate di conseguenza”. Tale sistema “spaventoso e aberrante non è ancora pienamente operativo” ha precisato Soros. Ma è chiaro dove si sta dirigendo: “Subordinerà il destino dell’individuo agli interessi dello stato monopartitico in modi senza precedenti nella storia”.

SOROS PIÙ TRUMPIANO DI TRUMP

L’anno scorso il magnate ungherese ha sfruttato la stessa occasione per criticare (ancora) le politiche del presidente degli Stati Uniti e dei giganti tecnologici come Facebook e Google.

Come ricordò Bloomberg, Soros è diventato un bersaglio degli attivisti di destra per le sue opinioni politiche e gli sforzi filantropici. Sostenitore di lunga data e finanziatore di cause progressiste e politici democratici, nel 2011 ha chiuso il suo hedge fund e ha trasformato la sua azienda in un family office, investendo esclusivamente per conto suo nelle Open Society Foundations, una rete mondiale di filantropi.

Ma stavolta il miliardario torna a pungolare Donald Trump su un fronte che li vede alleati in realtà: la minaccia cinese.

Facendo riferimento alla decisione di Trump di etichettare la Cina come un concorrente “strategico” alla fine del 2017, Soros giudica questo approccio “troppo semplicistico”. Il filantropo ha esortato dunque l’amministrazione Trump a prendere una posizione più dura sulla Cina. “La mia opinione attuale è che, invece di intraprendere una guerra commerciale con tutto il mondo, gli Stati Uniti dovrebbero concentrarsi solo sulla Cina”. “Una politica efficace nei confronti della Cina non può essere ridotta a uno slogan, deve essere molto più sofisticato, dettagliato e pratico e deve includere una risposta economica americana all’iniziativa Belt and Road”, ha argomentato Soros nel suo discorso.

XI JINPING NEMICO NUMERO UNO

George Soros non usa mezzi termini e si rivolge a Xi Jinping come “il nemico più pericoloso della società aperta” e nell’era di Internet l’intenzione del presidente cinese è quella di “dominare l’economia digitale”.  Innanzitutto, il filantropo ha spiegato cosa intende per società aperta ovvero “una società in cui prevale lo stato di diritto rispetto al governo di un singolo individuo e in cui il ruolo dello stato è quello di proteggere i diritti umani e la libertà individuale”. Per questo motivo vede un “pericolo mortale” negli “strumenti di controllo che l’apprendimento automatico e l’intelligenza artificiale possono mettere nelle mani di regimi repressivi”.

IN GUARDIA DA HUAWEI E ZTE

Soros concorda in pieno con i timori dell’intelligence americana riguardano il rischio di infiltrazione del governo cinese attraverso apparecchiature Huawei sulle infrastrutture Internet dove viaggiano informazioni sensibili.  Se le aziende Huawei e Zte arrivassero a dominare il mercato dei 5G, ciò costituirebbe un “inaccettabile rischio” per la sicurezza dell’intero Pianeta secondo il filantropo ungherese.

DOPO LA CINA, INVETTIVA ALLA RUSSIA

Non solo la Cina tra i regimi autoritari ora al potere nel mondo. “Mi sono concentrato sulla Cina, ma le società aperte hanno molti più nemici, tra cui la Russia di Putin” ha precisato Soros. Ma ha alzato ancora l’asticella contro la minaccia cinese in quanto il paese “è indubbiamente il più ricco, il più forte e il più sviluppato” nell’apprendimento automatico e nell’intelligenza artificiale.

LA REAZIONE DI PECHINO

“Ci auguriamo che la persona in questione possa correggere il proprio comportamento, non essere miope e avere una corretta, obiettiva e razionale opinione dello sviluppo della Cina”. Questa la replica della portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Hua Chunying, nel suo consueto incontro con la stampa.  Secondo Chunying, Soros “inverte giusto e sbagliato” e comunque “non vale la pena smentire” le sue parole.

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