skip to Main Content

Camera Commercio Torino

San Paolo, Camera commercio e Confindustria. Tutti i balletti delle cariche in Piemonte

Fatti, nomi e indiscrezioni sul risiko delle cariche in Piemonte tra Camera di Commercio, Compagnia di San Paolo e Unione industriali

La rivolta dei “piccoli” ha colto nel segno. Il complicato risiko per tutte le cariche in scadenza in Piemonte si arricchisce di un nuovo tassello e questa volta a stravolgere i piani è la partita per la carica di presidente della Camera di Commercio di Torino.

L’attuale numero uno, Vincenzo Ilotte, vicinissimo alla scadenza di mandato e da circa un anno nominato anche presidente di Unioncamere Piemonte, avrebbe fatto volentieri il bis nonostante gli impegni frequenti con la sua azienda, la fonderia 2A, lo portino spessissimo negli Usa. Ma le associazioni di categoria “minori” (eccetto Confartigianato che ha riconosciuto ad Ilotte il lavoro di mediazione svolto per la Tav) si sono opposte.

Tra i protagonisti della partita c’è chi sostiene che Api, Confesercenti, Cna e Ascom si siano messe di traverso per contare di più all’interno dell’ente camerale approfittando di una situazione di transizione delicata e con una buona fetta di risorse che Ilotte avrebbe voluto destinare prima della fine del mandato al progetto Mtcc caldeggiato dal presidente dell’Unione Industriale (anche lui in scadenza) Dario Gallina.

Altri invece sostengono che la protesta sia nata proprio perché Ilotte è spesso assente per impegni lavorativi personali, oltre ad essere una figura vicina alla sindaca Chiara Appendino, che invece ha un rapporto più critico con commercianti e Api.

A questo punto — mancano due settimane — la rielezione di Ilotte sembra molto improbabile, anche perché il diretto interessato ha fatto sapere di non essere attaccato alla poltrona ma si è anche detto amareggiato per la gestione della vicenda che ha finito per danneggiare l’immagine di tutti. Quindi, dall’affannosa ricerca di una figura che potesse mettere ordine, è spuntato il nome di Dario Gallina, prossimo a lasciare l’Unione Industriale e che prima delle ultime settimane stava cercando di opzionare per sé un posto in Compagnia di San Paolo. Gallina, molto dedito agli impegni associativi e molto presente agli appuntamenti istituzionali, non si è tirato indietro, anzi. Prima ha provato a svolgere un ruolo di paciere tra la fronda delle associazioni ribelli e Ilotte, poi ha giocato le sue mosse raccogliendo un sì condizionato alla sua elezione. Ma i paletti posti dalle associazioni di categoria sono di difficile gestione.

Il primo, su cui c’è apertura, è la volontà che i presidenti successivi non siano espressione del mondo industriale. Il secondo, ben più complicato da gestire, è che le due nomine che devono uscire da Palazzo Birago (sede della Camera di Commercio) per comporre il nuovo Consiglio della Compagnia di San Paolo siano espressione delle categorie minori. Complicato, anche perché si dava per certa una riconferma di Licia Mattioli in Compagnia, dove attualmente è vice presidente e prima di scendere in campo per contendersi la guida di Confindustria era data come possibile presidente al posto di Francesco Profumo (a sua volta in scadenza sempre nelle prossime settimane).

La nomina di Mattioli in Compagnia, alla scorsa tornata, era arrivata proprio grazie alla Camera di Commercio. Gallina dovrà usare tutte le sue doti di ottimo mediatore per tutelare tutte le figure a lui care e garantirsi un eventuale mandato sereno, senza veti incrociati.  Inoltre va sottolineato che, senza la riconferma di Ilotte, si apre pure la partita della presidenza Unioncamere che potrebbe concentrarsi sulle altre province piemontesi, escludendo Torino che l’aveva appena riconquistata dopo due trienni di guida cuneese con Ferruccio Dardanello.

Back To Top