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Francia Russia

Perché le tesi di Macron sulla Nato sono un po’ trumpiane. L’analisi della prof. Coli

Il giudizio di Macron sulla Nato brain dead non è poi molto diverso da quello di Trump sulla Nato obsoleta. L'analisi della professoressa Daniela Coli

Il giudizio di Macron sulla Nato brain dead non è poi molto diverso da quello di Trump sulla Nato obsoleta.

Per Danilo Taino sul Corriere della Sera Macron ha ragione dal punto di vista geopolitico, ma non ha parlato da leader, come se Trump non avesse cambiato la comunicazione. Per Taino si è addirittura aperta una crepa con Angela Merkel e l’asse franco-tedesco minaccia di franare. I rapporti franco-tedeschi sono così rovinati che i due Stati costruiranno il nuovo carro armato europeo.

L’Italia ha grandi problemi in questo momento – si pensi solo all’Ilva e al Piemonte deindustrializzato – ma non ci aiuta nasconderci la realtà. A Berlino, di fronte a Pompeo che ha detto in tedesco che la Nato finirà se gli Stati europei non pagheranno gli Stati Uniti per difenderli, Angela Merkel ha risposto che Macron è stato drastico.

Si sa, Angela Merkel è una grande diplomatica. Fu proprio lei, quando Trump cominciò a parlare di Nato obsoleta a dire che l’Europa doveva prendere in mano il proprio destino e pensare alla difesa.

Rispondendo a Pompeo, Merkel avrà considerato che in Germania sono ancora stanziati duemila soldati americani. In ogni caso, pochi giorni prima, il ministro della Difesa tedesco Annegret Kramp Karrenbauer, più nota come AKK, ha annunciato che la difesa europea E3 sarà guidata da Francia, Germania e UK e proposto una missione di sicurezza europea in Siria.

Come in un balletto diplomatico, mentre Macron veniva accusato di fare il gioco di Putin, Trump ha detto ai media americani di essere stato invitato da Putin alla parata del 9 maggio a Mosca, di avere gradito molto l’invito, ma di essere impegnato in campagna elettorale. La Russia non è più il nemico numero uno dell’America, nonostante i vari Russiagate.

Macron non è, quindi, tanto folle a volere dialogare con Putin, e perfino l’UK non esclude il  dialogo con la Russia nel post-Brexit, come ha scritto Gideon Rachman sul Financial Times. Se tutti dialogano con la Russia, non si vede perché non dovrebbe dialogarci l’Europa, visto che il gas russo arriva a Berlino da Mosca, mentre l’Italia è impegnata in EastMed, insieme a Cipro e Grecia, con Israele per un gasdotto che attraverso l’Egitto raggiungerà in futuro il nostro paese.

Davvero si teme che la Russia possa occupare metà Europa e metà Germania come nel secondo dopoguerra? Quando mai la Russia ha invaso e occupato l’Europa e la Germania prima del 1945? Il mondo bipolare Usa-Urss era un’anomalia, spesso rimpianta in Italia, ma l’Unione sovietica non era in grado di mantenere l’impero europeo e la stessa Urss è implosa da sola perché non era neppure in grado di assicurare la distribuzione alimentare ai russi. La Russia è povera, la vita media è sui 60 anni, ha bisogno di investimenti.

Putin inoltre non desidera rimanere troppo a lungo in Siria, dove è intervenuto dopo l’Ucraina. Putin ha subito recuperato la Crimea ( non ancora riconosciuta come russa) ed è intervenuto in Siria con l’ok di Obama, come ha rivelato Sy Hersh nell’ormai celebre Military to Military. In questo momento Putin è presente in Medio Oriente, gli Usa si disimpegnano e non si vede perché anche l’Europa, con rapporti storici solidi in Medio Oriente, non possa fare i propri interessi.

Trump ha deciso di lasciare la Siria con l’aiuto della Turchia, ed Erdogan sarà alla Casa Bianca il 23 novembre. Poiché è tornato di moda il realismo politico e Jared Kushner va a “Davos nel deserto” insieme al principe MbS accusato di avere fatto uccidere Khashoggi, in nome del realismo politico non andrebbe dimenticato il ruolo strategico per l’Europa della Turchia e, quindi, avere buoni rapporti con Erdogan, che ospita oltre tre milioni e mezzo di rifugiati siriani. Erdogan è senz’altro spregiudicato, ma non più di Trump, Putin o Netanyahu.

La Nato aveva la funzione di difendere gli interessi Usa in Europa dall’Unione sovietica, ma dopo la riunificazione tedesca, voluta dagli Usa, la fine dell’impero europeo sovietico e dell’Urss, non ha più molto senso per gli Usa e per l’Europa. Quindi, Trump e Macron non sono poi così folli e lontani.

Nell’ordine post-89 gli Usa hanno usato la Nato per la guerra in Afghanistan, in Iraq e in Libia. Guerre devastanti e infinite. Già Obama aveva deciso di ritirarsi dal Medio Oriente e di combattere from behind e Trump ha eliminato Al Baghdadi con l’intelligence e un raid aereo. Probabilmente, si poteva fare lo stesso con al Qaeda e bin Laden.

In ogni caso, gli imperi costano, gli Usa hanno un grande debito pubblico, non vogliono più spendere per guerre disastrose in Medio Oriente e desiderano fare un po’ di nation building a casa. Trump e i suoi ministri dicono all’Europa di volere essere pagati per assicurare la difesa, ed è abbastanza ragionevole che i due Stati guida dell’Europa, Francia e Germania, comincino a parlare di difesa europea. Basta leggere la lettera del 2018 dell’influente Sir Dearlove a Macron per capire che Francia, Germania e UK guideranno la difesa.

L’Italia rimpiange spesso il vecchio ordine pre-1989, il bipolarismo Usa-Urss, ma quell’ordine è finito da trent’anni. L’idea che l’Europa finanzi le truppe Usa per farsi difendere è bizzarra, visto che l’Europa è una potenza economica, può permettersi una difesa e ha secoli di tradizione militare.

Questo tipo di posizioni nascondono frustrazioni per l’asse franco-tedesco, ma sappiamo tutti che per ragioni storico-politiche Andreotti, peraltro oppositore della riunificazione tedesca, o il capo del Pci, non potevano certo andare mano nella mano come Mitterand e Kohl nel 1984 a Verdun.

La Dc e il Pci sognavano una Germania eternamente divisa, ma non gli Stati Uniti, non  Mitterand e i presidenti francesi che capirono subito l’importanza della riunificazione della Germania. Bisogna anche rendersi conto che l’Italia ha tanta bellezza e tanta arte, ma non è mai stata una grande potenza dell’Europa moderna.

L’Italia è frustrata, ma l’esibizione di antieuropeismo non la rende un partner attendibile in Europa e questo atteggiamento la renderà sempre più marginale. Inutile sognare rivoluzioni nazionaliste per rovesciare l’Europa, meglio ricordare il ruolo fondamentale dell’Ungheria e della Polonia nella caduta del muro di Berlino. Soprattutto, tenere conto che il Novecento è finito e si vive ormai nel multipolarismo.

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