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Ecco come le mosse di Trump, Xi e Kim influenzeranno i mercati

L’analisi di Alessandro Fugnoli, strategist del fondo Kairos Salvo sorprese, le prossime settimane potrebbero vedere un modesto rialzo dei corsi obbligazionari e azionari. Sarà però un rialzo tormentato, che non emetterà un segnale forte e chiaro come quello del 2017 e sarà percepibile con una certa fatica tra scariche elettrostatiche, rumori di fondo e distorsioni di…

Salvo sorprese, le prossime settimane potrebbero vedere un modesto rialzo dei corsi obbligazionari e azionari. Sarà però un rialzo tormentato, che non emetterà un segnale forte e chiaro come quello del 2017 e sarà percepibile con una certa fatica tra scariche elettrostatiche, rumori di fondo e distorsioni di ogni genere.

Dopo gennaio abbiamo avuto una lunga serie di dati deludenti sia sul fronte della crescita, più bassa del previsto quasi ovunque, sia su quello dell’inflazione, più alta delle stime quanto meno in America.

Queste sorprese macro hanno avuto i loro effetti  amplificati dal posizionamento del mercato, che ancora in gennaio confidava in un’inflazione moderata e stabile e in una crescita in accelerazione. Oggi l’ottimismo si è ridimensionato su quasi tutti i fronti e rimane unanime solo sul fronte degli utili (limitatamente al 2018), mentre le sorprese sono tornate ad essere positive. In America si nota una ripresa dei consumi e il Pil sta di nuovo crescendo a una velocità superiore al 3 per cento, mentre in Europa si nota nelle borse un grande sollievo per l’indebolimento dell’euro.

L’inflazione, dal canto suo, sembra stabilizzarsi in America, mentre nel resto del mondo il problema non si pone  nemmeno. In queste condizioni la grande quantità di posizioni speculative al ribasso sui bond può offrire il combustibile prima per una stabilizzazione e poi per una modesta ripresa dei corsi. Anche la grande calma ostentata dalla Fed sull’inflazione va in questa direzione. Quanto alle borse, le posizioni speculative al rialzo sono oggi molto ridotte, mentre gli utili americani continuano a sorprendere positivamente.

Il recupero degli asset finanziari, in particolare quello dei bond, dovrebbe infine rallentare il recupero del dollaro e quindi favorire la stabilizzazione dei mercati emergenti, particolarmente colpiti nell’ultima fase della correzione.

La ripresa dei mercati dovrà però fare i conti con il flusso di notizie politiche e geopolitiche. L’amministrazione Trump ha messo sul tavolo un’enorme quantità di questioni, tutte intrecciate tra loro. Il cantiere coreano è una cosa sola con il negoziato strategico con la Cina, dove dazi sulla carne di maiale e bombe atomiche sul suolo coreano sono questioni che avanzano e arretrano insieme.

Nel negoziato con l’Europa l’Iran e la Siria si mescolano con i dazi sulle automobili tedesche. Europa e Cina, dal canto loro, agiscono talvolta come alleati in funzione antiamericana mentre in altri momenti prevale la consapevolezza che quello con la Cina, per l’industria europea, può essere un abbraccio mortale. Questo negoziato di tutti contro tutti non vede in campo le tradizionali e lente tecnocrazie mandarine ma protagonisti spregiudicati con grande esperienza nell’arte di tirare al massimo la corda.

Trump è autore di libri sull’arte del negoziato e ama mettere la pistola sul tavolo durante le trattative. Xi Jinping ha dalla sua millenni di sapienza politica imperiale e sa perfettamente come tenere a bada Trump. Kim Jong-un rappresenta tre generazioni di estorsori che hanno puntualmente spillato soldi a tutti i loro interlocutori e continuato a fare tutto quello che volevano.

La Merkel ha fatto sparire ogni avversario che si è avventurato sulla sua strada. Senza dimenticare Putin, la teocrazia iraniana, Israele, Erdogan e i sauditi. Lo scontro di tutte queste forze, aggressive e motivate, darà luogo a continui capovolgimenti di scenari in un contesto fluido in cui le vecchie regole e alleanze non valgono quasi più nulla.

(estratto della newsletter Il Rosso e il Nero)

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