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Libia

Ideuzze e machiavellismi di Macron sull’esercito europeo

L’articolo di Tino Oldani sull’ultima idea del presidente francese: in giugno Macron vuole presentare al mondo intero una coalizione militare di volonterosi (coalition of willing), composta da dieci Paesi europei Il 10 maggio Emmanuel Macron ha ricevuto ad Aquisgrana il premio internazionale Carlo Magno. La città tedesca, a suo tempo residenza dell’imperatore carolingio, considerato il primo…

Il 10 maggio Emmanuel Macron ha ricevuto ad Aquisgrana il premio internazionale Carlo Magno. La città tedesca, a suo tempo residenza dell’imperatore carolingio, considerato il primo fautore dell’unità europea nella storia, ha motivato l’assegnazione al presidente francese «per la sua visione di una nuova Europa», e per essere «un leader coraggioso, capace di rinnovare il sogno europeo». Un premio prestigioso, che difficilmente basterà a Macron per cancellare la solenne bocciatura delle sue riforme dell’eurozona votata lunedì scorso in un’altra città tedesca, Francoforte, dove si è riunito, a porte chiuse, lo stato maggiore della Cdu, il partito di Angela Merkel.

Nonostante il riserbo dei partecipanti al vertice (i deputati Cdu del Bundestag, quelli eletti al Parlamento europeo, più i rappresentanti dei 16 Lander), il giornale Handelsblatt, grazie ad alcune confidenze, ha scritto che «gli alleati della Merkel» hanno votato una mozione in cui si dice no all’unione dei debiti in Europa, no al budget unico europeo, no al ministro unico Ue delle Finanze. In pratica, una bocciatura su tutta la linea delle riforme che Macron va proponendo da mesi per l’eurozona, con meno austerità e più solidarietà tra i paesi della moneta unica.

«Macron deve capire che, sui soldi dei tedeschi, le decisioni si prendono solo a Berlino». Concetti come questo sono diventati da settimane uno slogan fisso degli uomini della Cdu, che in questo modo stanno cercando di sottrarre al partito concorrente Alternative fur Deutschland (Afd) un tema elettorale molto sentito in Germania, ovvero che una politica fiscale unica nell’eurozona, con un budget unico, prima o poi obbligherebbe i contribuenti tedeschi a pagare i debiti di altri paesi, in testa Grecia, Italia e Spagna. In buona sostanza, un tema populista («prima i tedeschi!»), che sta rendendo sempre più difficile alla signora Merkel dare del populista a chicchessia in Europa.

Ma non divaghiamo, e torniamo a Macron, che una ne fa e cento ne pensa. Così, un po’ perché bloccato in patria dagli scioperi à gogo contro le sue riforme domestiche, un po’ perché bocciato sulle riforme dell’eurozona, ecco la sua ultima pensata: costituire in tempi rapidi un esercito europeo di volonterosi per affrontare le emergenze militari nei dintorni dell’Europa.

In base alle confidenze ricevute da un alto ufficiale militare francese, il sito politico.com rivela che in giugno Macron vuole presentare al mondo intero una coalizione militare di volonterosi (coalition of willing), composta da dieci paesi europei: Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Spagna, Olanda, Belgio, Portogallo, Danimarca ed Estonia.

I ministri della Difesa di questi paesi, stando al progetto, si riuniranno a Parigi e firmeranno una lettera di intenti, con la quale la coalizione si propone di «sviluppare una comune strategia e cultura militare, condividere analisi e previsioni sui punti caldi che richiedono un intervento militare, coordinare le forze comuni per le future operazioni». Il tutto per condurre azioni militari dove non siano coinvolti né gli Stati Uniti, né la Nato, soprattutto in Africa, nelle zone più infestate dal terrorismo islamico.

Come è suo costume, politico.com non si è accontentato dell’indiscrezione, ma ha cercato di verificarla. Risultato: la coalizione dei volonterosi di Macron rischia di essere un altro fallimento. La premier britannica Theresa May avrebbe dato il suo appoggio personale all’iniziativa di Macron, ma lo avrebbe fatto in modo assai riservato, senza farlo trapelare neppure all’interno del suo partito, dove la componente a favore della Brexit considera un anatema il solo parlare di «esercito europeo». Fuori uno.

Quanto alla Germania, Macron la considera fondamentale per la coalizione, quanto meno per la quantità di soldi che potrebbe spendere nell’iniziativa: visto che dispone di un surplus commerciale enorme, il governo Merkel potrebbe aumentare la spesa militare, alzando in primo luogo il contributo Nato dall’1,2 al 2%. Un segnale in questa direzione, spera Macron, si è intravisto nell’accordo firmato di recente tra Francia e Germania per progettare insieme il futuro aereo da combattimento europeo, per rimpiazzare il francese Rafale e l’Eurofighter-Typhoon paneuropeo. Ma a Berlino gli ufficiali militari interpellati da politico.com hanno gettato acqua sul fuoco: vedono la coalizione di Macron «con sospetto, in quanto rivale di Pesco». Vale a dire concorrente di un’altra iniziativa militare europea.

L’acronimo Pesco sta infatti per «Permanent structured cooperation», un’iniziativa dell’Unione europea nell’ambito della politica di sicurezza e difesa comune, volta all’integrazione strutturale delle forze armate di 25 dei 28 stati membri (27 quando la Brexit sarà compiuta). Dunque, una cooperazione militare già in piedi, prevista dal Trattato di Lisbona del 2009, avviata nel 2017 con un primo gruppo di 17 progetti militari, messi in campo nel 2018 nei settori della formazione e del pronto intervento.

Particolare degno di nota: l’Italia è il paese che finora si è maggiormente impegnato nei progetti Pesco, prendendone la guida «più di quanto abbia fatto la Francia» (politico dixit). Il che induce a pensare che, al dunque, la «coalizione dei volonterosi» dovrà fare a meno anche di Germania e Italia. E per l’ambizioso Macron si profila un altro fiasco.

(articolo di Italia Oggi)

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