“È uno dei punti più bassi toccati dalla diplomazia italiana”, commenta Michela Mercuri, analista di politica internazionale, esperta di Libia, dopo il doppio summit con Sarraj e Haftar tentato da Palazzo Chigi e dal premier Giuseppe Conte.
Cosa resta di questo doppio summit mancato?
Il fatto che Haftar sia venuto a Roma ci pone davanti a un’evidenza fondamentale: l’Italia, per ovvie ragioni, si sta allontanando da Serraj, sempre più vicino alla Turchia. Dovremo iniziare a immaginare un’Italia sempre più allineata con Haftar, confinata in un ruolo marginale.
Nel frattempo Putin e Erdogan hanno aperto la valvola del Turkish Stream e hanno chiesto il cessate il fuoco in Libia. Putin come sponsor di Haftar, Erdogan come alleato di Serraj.
Era assolutamente prevedibile che Turchia e Russia raggiungessero un accordo sulla Libia. Quello di Mosca è stato un incontro rapidissimo, segno che i due leader avevano concordato da tempo una linea comune.
Quanto hanno pesato gli interessi economici in essere tra Turchia e Russia?
Ci sono, sono importanti e vanno ben oltre il quadrante libico: dai missili russi S400 forniti ad Ankara, al TurkStream inaugurato.
Qual è l’obiettivo di Erdogan?
La Turchia vuole riavere un ruolo strategico in tutto il Nordafrica esportando il modello turco, rafforzare la fratellanza musulmana tripolina e mettere le mani sulle risorse energetiche del Mediterraneo, che intende accaparrarsi attraverso la Zona economica esclusiva (Zee) il cui memorandum è stato firmato con Tripoli.
E gli obiettivi di Putin?
La Russia va a riempire gli spazi lasciati vuoti dagli Stati Uniti o da altri attori internazionali, e vuole un porto in Cirenaica.
Perché l’accordo tra Mosca e Ankara è determinante?
Perché i loro rispettivi interessi, nazionali e definiti, convergono. Il problema dell’Unione Europea in questo frangente è quello di non avere un interesse comune: quelli di Francia, Germania e Italia sono divergenti.
Dov’è finita la Francia? Non era Parigi a controllare Haftar?
Va detto che nemmeno la Francia è stata incisiva negli ultimi mesi e come risultato i suoi spazi, lasciati vuoti, sono stati riempiti dalla Russia. Parigi è in difficoltà e lo si è visto chiaramente dopo il bombardamento del centro di addestramento militare a sud di Tripoli. Il Quai d’Orsay, così vicino ad Haftar, non è stato neppure capace di firmare una risoluzione di condanna.
Anche la Francia ha perso la Libia?
Sì. Proprio la Francia, che aveva voluto l’intervento internazionale nel 2011 per eliminare Gheddafi e mangiare la torta libica, nella migliore delle ipotesi si dovrà accontentare delle briciole.
(Estratto di un articolo pubblicato su ilsussidiario.net)