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Leonardo Oto Melara

Tutte le piroette di Leonardo-Finmeccanica su Brexit

Un'eventuale uscita del Regno Unito dall'Ue senza accordi non avrebbe "impatti economici rilevanti" per Leonardo-Finmeccanica. Parola di Alessandro Profumo. Eppure in un recente report curato sempre da Leonardo-Finmeccanica gli scenari era diversi. Tutti i dettagli

 

Un’eventuale uscita del Regno Unito dall’Unione europea senza accordi non avrebbe “impatti economici rilevanti” per Leonardo. E’ quello che ha detto oggi l’amministratore delegato Alessandro Profumo a margine della presentazione della nuova serie della rivista Civiltà delle macchine, edita dalla Fondazione Leonardo presieduta da Luciano Violante (su volontà di Gianni De Gennaro, presidente di Leonardo-Finmeccanica e presidente onorario della Fondazione). La rivista è diretta da Peppino Caldarola, già direttore del quotidiano l’Unità, che ora è stato affiancato dall’intellettuale di destra considerato vicino alla Lega, Pietrangelo Buttafuoco.

CHE COSA HA DETTO PROFUMO (LEONARDO-FINMECCANICA) SU BREXIT E DINTORNI

Profumo ha ha citato uno “studio approfondito” effettuato su un eventuale impatto hard Brexit. “I temi su cui siamo più focalizzati sono due – ha aggiunto – da una parte su quale sarà, ma nessuno lo può dire, il rapporto tra un futuro Regno Unito al di fuori dell’Unione Europea e i programmi europei sulla difesa”. “Questo – ha sottolineato – per noi è un tema strategico”. “Un altro tema – ha indicato Profumo – è quello dell’attrazione di risorse, competenze e capacità”. “Oggi – ha concluso il manager – sappiamo che nel Regno Unito il 69% delle persone con laurea tecnologico-scientifica non è inglese, ovviamente ci chiediamo come funzionerà dopo, perché questa è una risorsa chiave per le aziende ad alta tecnologia come la nostra”.

IL REPORT DI LEONARDO-FINMECCANICA CON AMBROSETTI

Le rassicurazioni del capo azienda di Leonardo non si rintracciano in un report curato dallo stesso gruppo attivo nell’aerospazio e nella difesa; report di cui Start Magazine ha scritto negli scorsi mesi in diversi articoli. “L’uscita dall’Ue del Regno Unito (tradizionale partner industriale italiano) rischia di rafforzare l’asse franco-tedesco, esponendo l’Italia al pericolo di un suo indebolimento e marginalizzazione nello scenario della Difesa”. E’ quanto si legge tra l’altro nel rapporto curato di recente da The European House Ambrosetti con il gruppo ex Finmeccanica presieduto da Gianni De Gennaro e guidato dall’amministratore delegato, Alessandro Profumo. Non solo: nell’ipotesi Brexit, “la possibile esclusione dell’industria britannica da progetti strategici per l’UE nel settore AD&S rischia di rendere più fragile l’intera filiera europea del comparto”, è scritto.

IL CASO DELL’AGENZIA SPAZIALE EUROPEA

L’Agenzia Spaziale Europea rappresenta uno dei casi di maggior successo al mondo in termini di cooperazione in ambito spaziale, con 22 Stati Membri, dei quali solamente due (Norvegia e Svizzera) non fanno parte dell’Unione Europea, cui potrebbe presto aggiungersi il Regno Unito, a seguito degli effetti della Brexit.

GLI EFFETTI NEGATIVI

“I negoziati sulla Brexit potrebbero determinare rilevanti effetti negativi sulle dinamiche di cooperazione in ambito spaziale”, si legge nelle conclusioni della ricerca.

LE CONSEGUENZE PEGGIORI

Le conseguenze di maggior peso riguarderebbero anche le aziende britanniche che partecipano a programmi spaziali europei. Infatti, i contratti finanziati in ambito europeo hanno come prerequisito che le aziende che richiedono di partecipare siano basate all’interno di un Paese dell’Ue.

INCOGNITA BREXIT PER LEONARDO E L’ITALIA

“L’incertezza su tale meccanismo ha già limitato il coinvolgimento dell’industria britannica ai bandi comunitari – dice il rapporto – Questo possibile effetto collaterale non è limitato alle imprese britanniche, ma anche a quelle imprese con sede in uno Stato Membro ma che hanno localizzato nel Regno Unito una importante quota della loro attività di R&S”, proprio come il gruppo Leonardo.

GLI SCENARI NEGATIVI PER LEONARDO E L’ITALIA

Un secondo punto importante riguarda i finanziamenti ai programmi spaziali ancora in corso, rimarca lo studio Ambrosetti-Leonardo: il governo britannico finanzia circa il 12% del budget annuale del programma Galileo (sistema satellitare di navigazione globale che fornisce un servizio di posizionamento accurato e affidabile, garantendo l’interoperabilità con il sistema GPS statunitense e GLONASS russo) e il sistema industriale britannico ha contributo con circa il 14% del lavoro totale svolto per il programma.

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