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L’asse franco-tedesco sulle banche tutela solo Francia e Germania. Report Bofa-Merrill Lynch

L’articolo di Roberta Castellarin, giornalista di Mf/Milano finanza, su un report di Bank of America Merrill Lynch che analizza e commenta l’accordo tra Merkel e Macron su banche e dintorni in Europa Secondo gli economisti di Bank of America Merrill Lynch il piano franco tedesco di riforma istituzionale della UE manca di strumenti per rispondere a…

Secondo gli economisti di Bank of America Merrill Lynch il piano franco tedesco di riforma istituzionale della UE manca di strumenti per rispondere a un’eventuale nuova crisi dei debiti sovrani. Per gli esperti dell’investment bank le riforme avrebbero dovuto combinare solidarietà e disciplina, ma il piano franco tedesco punta solo sulla seconda. Vista anche la situazione politica europea secondo BofA trovare un accordo partendo da questo piano sarà difficile.

CHE COSA DICONO GLI ESPERTI DI BOFA

“Dopo le ultime elezioni in Francia e Germania avevamo pensato che si sarebbe aperta una finestra di opportunità per arrivare a una riforma istituzionale in Europa e nell’area euro con profonde implicazioni per l’economia dei singoli stati membri e la visione dei mercati sugli asset europei”, scrivono nello studio gli esperti di BofA.

LE PROPOSTE DI FRANCIA E GERMANIA

I governi di Francia e Germania hanno presentato le loro proposte congiunte in preparazione del summit. Secondo BofA la riforma istituzionale UE , che completa l’unione monetaria, dovrebbe combinare solidarietà e disciplina. Un pacchetto troppo inclinato verso la prima sarebbe indigesto ai Paesi del Nord Europa, mentre uno troppo legato alla disciplina sarebbe inaccettabile per la periferia. E il piano presentato è proprio squilibrato verso la disciplina. Si tratta di fatto di una vittoria della linea del rigore.

LE MANCANZE DELL’ACCORDO TRA MERKEL E MACRON

Secondo BofA, fatto in questo modo, il piano manca di strumenti credibili ed efficaci per rispondere a un’eventuale crisi dei debiti sovrani. E su queste basi sarà difficile trovare un accordo tra tutti gli Stati membri.

IL REPORT DI BOFA

Gli economisti di BoFA sottolineano che è incredibile il fatto due Paesi che collaborano dal 1963, che hanno un’economia in buona salute e che sono governati attualmente da leader europeisti non siano riusciti a individuare strumenti nuovi per rilanciare il progetto europeo, ma si siano limitati a estendere strumenti già esistenti. “Alcuni elementi possono non essere stati rivelati per mantenere il dialogo aperto con gli altri Stati, ma sulla base di quanto uscito fin qui il bicchiere è mezzo vuoto”, dice il report di BofA.

QUESTIONE DI BUDGET

Gli esperti partono dal tema del budget UE, chiesto da sempre da Macron. Nel testo c’è, ma con dettagli confusi. Il testo recita “Lobiettivo del budget dell’eurozona è la competitività e la convergenza, che saranno raggiunte con investimenti, innovazione e capitale umano”. Ma secondo BofA non doveva essere questo il punto.

GLI AUSPICI DEGLI ESPERTI

Quello che servirebbe davvero dovrebbe essere uno strumento di stabilizzazione ciclica, che aiuti a mantenere o a promuovere la spesa quando l’economia europea zoppica. “Supportare la crescita potenziale è una politica positiva, ma che dà resilienza solo nel lungo termine, mentre c’è l’urgenza di creare strumenti che possano stabilizzare l’economia dal momento che siamo nell’ultima fase del ciclo e che gli arsenali di politica monetaria non sembrano avere più molte munizioni”, avvertono gli esperti.

CHE COSA NON C’E’ SUL FONDO DI STABILIZZAZIONE

BofA ricorda che il fondo europeo per la stabilizzazione della disoccupazione potrebbe andare in questa direzione, ma nella versione proposta è ristretto solo a crisi economiche severe e senza trasferimenti. Peraltro non ci sono numeri sul budget di tale fondo e BofA si chiede se si arriverà a un contributo netto aggiuntivo destinato al fondo o non ci sarà, piuttosto, uno spostamento di risorse all’interno del budget complessivo.

DOSSIER DEBITI SOVRANI

Sempre BofA sottolinea anche la mancanza di strumenti per evitare eventuali nuove crisi dei debiti sovrani. Pochi passi avanti anche dal punto di vista dell’unione bancaria, che nella forma pensata va poco incontro alle banche del Sud Europa. Anche in questo caso prevale il rigore rispetto alla condivisione dei rischi.

Articolo pubblicato su Mf/Milano finanza

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