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Perché è fermo il progetto del Tesoro pro industrie e banche italiane in Iran

Fatti e indiscrezioni su una recente riunione al ministero degli Esteri sul dossier Iran È fermo il progetto dell’Italia, architettato dal governo Gentiloni, per sostenere imprese e banche italiane in Iran. È quanto la constatazione che hanno avuto manager, capi azienda e banchieri che hanno partecipato nei giorni scorsi a una riunione sul tema al ministero degli…

È fermo il progetto dell’Italia, architettato dal governo Gentiloni, per sostenere imprese e banche italiane in Iran.

È quanto la constatazione che hanno avuto manager, capi azienda e banchieri che hanno partecipato nei giorni scorsi a una riunione sul tema al ministero degli Esteri, secondo le indiscrezioni raccolte da Start Magazine.

Si deve attendere, in altri termini, una posizione comune dell’Unione europea sull’Iran viste le sanzioni Usa annunciate da Donald Trump contro il regime iraniano e accolte con favore da Israele.

Anche se da ambienti diplomatici italiani − è stata l’impressione avuta da alcuni dirigenti di azienda presenti alla riunione − filtra il timore che la Francia possa riuscire ad avere esenzioni ad hoc grazie a un’azione di moral suasion di Macron con la Casa Bianca.

A gennaio, il ministro dell’Economia, Piercarlo Padoan, aveva controfirmato al Tesoro un accordo quadro di finanziamento fra Invitalia Global Investment e due banche iraniane, proprio a sostegno degli investimenti italiani.

Una decisione presa vista la riluttanza di Sace e Cassa depositi e prestiti (Cdp) sul dossier iraniano per non irritare gli Stati Uniti, è stata l’interpretazione pressocché unanime di addetti ai lavori e osservatori.

C’è stato poi un decreto che ha attuato un articolo della legge di Stabilità 2018 sulla garanzia statale di 5 miliardi per le imprese che investono in Iran.

Ecco il progetto architettato dal Tesoro: creare una società per azioni controllata da Invitalia, l’agenzia statale per attirare investimenti stranieri, chiamata Invitalia Global Investment.

“Fin dall’articolo 1 del decreto è chiaro che il governo è consapevole che ci potranno essere problemi con le sanzioni”, ha scritto settimane fa Stefano Feltri, vicedirettore del Fatto Quotidiano.

Infatti nel decreto è specificato che “in considerazione dello specifico ambito in cui opera e dei diversi rischi legati all’esercizio delle funzioni a essa assegnate, Invitalia Global Investment opera quale entità indipendente e separata”. “Ma non è certo separata dallo Stato, visto che è autorizzata a rilasciare garanzie che sono il sogno di ogni imprenditore”, ha chiosato il Fatto.

La garanzia pubblica, infatti, copre “qualsiasi inadempimento da parte del debitore principale e/o di terzi co-obbligati e/o di terzi garanti, quale ne sia la ragione o la causa”.

Ma il progetto di Gentiloni e Padoan di fatto resta al palo. In attesa di una posizione della Commissione europea, più che del nuovo governo in Italia, è stata la conclusione della riunione a porte chiuse nei giorni scorsi alla Farnesina tra diplomatici, dirigenti ministeriali, esponenti istituzionali e capi delle aziende italiane pronte a investire in Iran anche sulla base di un accordo degli ultimi due governi italiani.

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