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Istituti Di Ricerca Cinesi

Bastone e carota della Cina con gli Stati Uniti su dazi e cambi

L’articolo di Francesco Bertolino di Mf/Milano Finanza sulle mosse della Cina nella disfida commerciale e valutaria con gli Stati Uniti di Donald Trump La Cina prova a tendere un ramoscello di pace agli Stati Uniti. Con una mossa irrituale, l’agenzia delle dogane di Pechino ha pubblicato un’anteprima dei dati mensili e semestrali relativi alle esportazioni,…

La Cina prova a tendere un ramoscello di pace agli Stati Uniti. Con una mossa irrituale, l’agenzia delle dogane di Pechino ha pubblicato un’anteprima dei dati mensili e semestrali relativi alle esportazioni, altrimenti previsti per il 13 luglio.

L’anticipazione riguarda, non a caso, l’interscambio sino-americano che avrebbe subito un forte rallentamento per via delle tensioni commerciali.

LE ULTIME TENDENZE

Nel primo semestre 2018 le vendite cinesi negli Usa sarebbero aumentate del 5,4% contro il 19,3% dei primi sei mesi del 2017. Ancora più evidente il calo nel mese di giugno: l’export di Pechino è cresciuto solo del 3,8%, un tasso lontanissimo dal 27,6% registrato a giugno dell’anno scorso.

I DUE MESSAGGI DI PECHINO A TRUMP

Il governo cinese pare così lanciare due messaggi alla Casa Bianca. Il primo: le ostilità di questi mesi hanno già sortito effetti negativi sui rapporti economici fra i due Paesi. Il secondo, più importante: la bilancia commerciale fra Cina e Usa è già avviata verso il riequilibrio, non è necessario scivolare in un’infinita spirale di dazi e contromisure.

IL DOSSIER DAZI

Venerdì 6 luglio, infatti, entreranno in vigore le tariffe americane del 25% sull’importazione di 818 prodotti cinesi del valore di 34 miliardi di dollari. Misure contro cui Pechino ha già annunciato ritorsioni doganali di ammontare equivalente. Se la Cina dovesse reagire, però, Donald Trump ha minacciato l’imposizione di ulteriori dazi su 200 miliardi di merci cinesi.

L’ESTREMO TENTATIVO

L’anticipazione di Pechino rappresenta un estremo tentativo di scongiurare l’escalation, ma a questo ritmo il deficit commerciale americano con la Cina (345 miliardi nel 2017) difficilmente potrà ridursi nel breve periodo.

I NUMERI DI GIUGNO

Intanto, nel solo mese di giugno lo yuan si è deprezzato del 3,3% rispetto al dollaro, un calo da record. Di fronte alle brusche oscillazioni dei giorni scorsi, ieri il governatore della banca centrale cinese (PBoC) Yi Gang ha annunciato che l’istituto «manterrà lo yuan il più possibile stabile, su un livello di equilibrio ragionevole».

L’ARMA DELLA SVALUTAZIONE

La rassicurazione ha accompagnato la decisione della PBoC di svalutare il renminbi dello 0,51% contro il dollaro, fissando il cambio con il biglietto verde a 6,6497 da 6,6157, ai minimi da agosto 2017. Nel contempo Gang ha garantito che la svalutazione monetaria non sarà utilizzata come arma nella guerra commerciale con gli Stati Uniti.

IL REPORT DI ING

Per gli analisti di Ing, «le valute asiatiche potrebbero perdere dal 6 al 7% nel medio-termine, supponendo un temporaneo calo del 20% dei valori del commercio globale in dollari, dovuto alle dispute commerciali fra Stati Uniti, Cina, Europa e il resto del mondo». Inoltre, «la riduzione del potere d’acquisto cinese penalizzerà probabilmente i prezzi delle materie prime: questa potrebbe essere la seconda tappa di un’imminente crisi globale».

(articolo di Mf/Milano Finanza)

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