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Tutti i punti salienti del programma di +Europa su fisco, lavoro, energia e innovazione per le Europee

Cosa propone +Europa, il movimento formato da Radicali Italiani, Centro Democratico e Forza Europa, nel programma per le Europee 2019 su economia, fisco, tlc, lavoro ed energia. Proseguono gli approfondimenti di Start Magazine sui programmi delle maggiori forse politiche per l'elezione del Parlamento europeo

Eliminazione di spese e agevolazioni fiscali non produttive.

Annuncio di responsabilità fiscale e politica di riduzione dello spread. Consenso, dunque, alla politica di austerità che vuole e ci chiede l’Europa.

Introduzione di una web tax.

Riformulazione di incentivi e promozione di “tax free zones” (zone in cui beni in vendita non sono gravati dall’IVA e/o da altre tasse).

Introduzione di un prezzo minimo europeo delle emissioni di CO2.

Incentivazione allo sviluppo di un’economia circolare (meno rifiuti, più riciclo).

Promuovere la transizione energetica livello europeo e la diversificazione delle fonti.

Mobilità condivisa, più auto ecologiche e costruzione di nuove piste ciclabili.

Mercato unico del lavoro.

Più investimenti pubblici per digitalizzazione, 5G, reti intelligenti e cyber security

Sono i punti principali del programma del movimento +Europa su economia, fisco, innovazione, energia, tlc e lavoro per le prossime elezioni europee.

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ECCO ALCUNI DEI CAPITOLI DEL PROGRAMMA ELETTORALE PER LE EUROPEE DI +EUROPA (QUI IL PROGRAMMA COMPLETO)

MENO BUROCRAZIA, MENO EVASIONE, MENO TASSE

L’Italia può e deve tornare a crescere. Può e deve essere un paese in cui si crei lavoro e benessere, dove lo sviluppo economico vada di pari passo con il rispetto dell’ambiente e l’inclusione sociale. Lo spazio per ricominciare a crescere è l’Europa. Per risalire la china occorre investire sul futuro: sull’istruzione, la ricerca, la formazione professionale. Devono tornare a crescere gli investimenti, sia pubblici che privati. Bisogna tagliare la burocrazia investendo sulla formazione di manager e dirigenti pubblici con sufficienti poteri per incidere sulla macchina amministrativa e cambiarla dal di dentro. Vanno tagliate le spese e le agevolazioni fiscali dannose o improduttive, soprattutto quelle che incentivano comportamenti nocivi per l’ambiente, e va esteso il contrasto all’evasione fiscale, per abbassare le tasse sul lavoro e sulle imprese. Va radicato il principio per cui il benessere attuale non può essere scaricato, attraverso un ricorso irresponsabile all’indebitamento pubblico, sulle generazioni
di domani.

RIDURRE IL DEBITO: UNA NOSTRA RESPONSABILITÀ

Bisogna rimettere l’Italia su un percorso di riduzione del debito pubblico, e di ritrovata credibilità sui mercati finanziari. L’immediato effetto di un annuncio credibile di ritrovata responsabilità fiscale porterebbe a un drastico calo degli interessi sul debito. Al contrario, da quando è in carica questo Governo, il loro aumento ci costa tra i 5 e i 9 miliardi di euro. Secondo stime fornite dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio, una riduzione di 100 punti dello spread consentirebbe di risparmiare circa 30 miliardi fino al 2021. Se lo spread scendesse di 150 punti le risorse sarebbero ovviamente maggiori. Ad ogni modo, il solo incremento di credibilità porterebbe a risparmiare oltre 10 miliardi l’anno di interessi sul debito.

LA TECNOLOGIA A SERVIZIO DELLA LEGALITÀ

Vogliamo un intervento sulla tassazione a livello europeo delle società che operano su più paesi e sfruttano regimi di tassazione favorevoli, soprattutto dei giganti del web. In Italia, vogliamo una politica di contrasto seria all’evasione fiscale che costa all’Italia più di 100 miliardi all’anno. Va incentivato l’utilizzo di strumenti di pagamento tracciabili per contrastare il lavoro nero e garantire la concorrenza leale tra attività economiche emerse. Legalità e lotta alle mafie sono al centro dell’agenda di +Europa, per non lasciare i cittadini soli a difendere i principi dello stato di diritto. Il termometro della legalità passa dalla cultura e da processi educativi virtuosi, ma anche da come ripensiamo burocrazia e trasparenza dei processi. In questo, la digitalizzazione è fondamentale perché consente a imprese sane di investire evitando intoppi ed è strumento di contrasto alla corruzione.

TAX FREE ZONES E INCENTIVI PER UN MEZZOGIORNO PIÙ VITALE

Da decenni sentiamo raccontare dell’importanza dell’Europa per le regioni del sud, soprattutto per i fondi comunitari; ma questa spesa resta disfunzionale, a macchia di leopardo e spesso inutilizzata o sottoutilizzata. Occorre rendere finalmente efficiente la coesione territoriale europea come strumento per dare centralità ai territori e potere ai cittadini, migliorando le modalità e la qualità della spesa degli Enti Locali. Le eccellenze imprenditoriali del Sud devono contagiare il territorio e stimolare i tanti talenti meridionali a partecipare attivamente nella vita economica del Paese. Per troppo tempo la politica ha guardato inerme all’emorragia che da anni investe il Sud e che porta a uno sbilanciamento generazionale e l’abbandono dei territori e delle aree interne. Serve il coraggio di misure ed investimenti adattate ai territori, ad esempio con il ripensamento dei sistemi di incentivi, la promozione di “tax free zones” e rafforzando modelli di zone economiche speciali a sostegno dell’imprenditoria, in particolare giovanile.

STRATEGIE CONDIVISE PER UN FUTURO COMUNE

Per contrastare il riscaldamento globale è imprescindibile la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e la tabella di marcia dell’Europa deve essere aggiornata per poter ambire alle zero emissioni nette entro il 2050 e alla fuoriuscita dal carbone entro il 2030. Per raggiungere questi obiettivi, è essenziale che l’Unione si concentri su una serie di nuove misure e richieda a tutte le imprese e attività che producono CO2 una disponibilità costante di dati circa le loro emissioni. Tra le misure da promuovere, crediamo sia particolarmente importante l’eliminazione progressiva dei sussidi e dei finanziamenti dannosi all’ambiente negli Stati membri e l’introduzione di un prezzo minimo europeo delle emissioni di CO2 che integri il mercato europeo delle emissioni per
i settori ancora non coperti dall’European Trading Scheme. Vanno inoltre varate linee guida europee per incentivare mercati volontari di carbonio a livello locale tra aziende produttrici di emissioni e aziende capaci di fissare le biomasse, una strategia europea per le foreste che tenga conto dell’apporto della silvicoltura non solo per la tutela del suolo, ma anche per la fissazione di carbonio, e un piano europeo per riqualificazione ambientale urbana che includa strumenti per rendere i cittadini più consapevoli del rilievo del verde metropolitano per la lotta al cambiamento climatico e per il miglioramento della qualità dell’aria.

TRANSIZIONE ENERGETICA: UN PROGETTO PAN-EUROPEO

Vogliamo implementare una transizione energetica per un progetto pan-europeo, che abbia come obiettivo l’efficienza economica, l’indipendenza energetica, la sicurezza dell’approvvigionamento e la tutela dell’ambiente. Bisogna completare la liberalizzazione del mercato interno dell’energia e il potenziamento della rete trans-europea.

MOBILITÀ SOSTENIBILE PER LA TUTELA DEL TERRITORIO

Un modello di sviluppo più sostenibile richiede di rivedere in profondità gli attuali sistemi di mobilità, nelle città come nei piccoli centri e nelle aree rurali. È fondamentale aumentare la diffusione dei modelli di mobilità condivisa e investire nello sviluppo di macchine e biciclette elettriche pienamente sostenibili dal design allo smaltimento. È possibile farlo ricorrendo ai fondi europei per gli investimenti in questo campo, spingendo i grandi gruppi industriali a collaborare per la creazione di servizi per la mobilità condivisa, e varando un piano
di mobilità prossimale con sviluppo di piste ciclabili o soft-mobility per brevi e lunghe distanze. Un coordinamento e incentivi europei aiuterebbero anche le zone meno propense a effettuare questa transizione. Questo vale soprattutto per i piccoli centri e nei luoghi in cui queste forme di mobilità servono anche a tutelare il patrimonio artistico e lo sviluppo turistico del territorio. I progetti devono essere declinati in una logica di tutela e comprensione del patrimonio culturale e di servizio al patrimonio culturale.

RETI E INFRASTRUTTURE PER UNIRE LE NOSTRE ENERGIE

Il mercato unico va attrezzato e arricchito con le infrastrutture e le reti di comunicazione necessarie per la sua effettiva integrazione: dalle reti per il trasporto delle fonti energetiche, a cominciare da quelle a basso impatto ambientale, per diminuire i costi di accesso all’energia in tutti i territori, diversificare le fonti e diminuire la dipendenza energetica da pochi fornitori esterni (come il gasdotto Tap), alle reti ferroviarie ad alta velocità per le persone e le merci – a cominciare dalla Tav Torino-Lione per avvicinare tra loro i cittadini, le imprese e i territori dell’Unione.

VERSO UN MERCATO UNICO DEL LAVORO

L’Europa ha elevata densità demografica, ottime vie di comunicazione, alta urbanizzazione: tutte condizioni che favoriscono la mobilità interna continentale. Questa tuttavia rimane assai bassa, se paragonata a quella statunitense, e questo riduce le possibilità dei cittadini europei di cogliere le opportunità di lavoro e di vita laddove queste si presentano. Le barriere culturali e linguistiche sono un ostacolo importante, ma ci sono anche difficoltà di natura legale e amministrativa su cui è necessario intervenire, nel mercato del lavoro autonomo e in quello dipendente: solo per citare le principali, la difformità dei criteri di valutazione degli studenti, le barriere ancora esistenti per il riconoscimento dei titoli di studio, le barriere all’ingresso nelle professioni, le disparità nei benefici di welfare e la portabilità dei diritti pensionistici.

Al tempo stesso, la mobilità di lavoratori da un paese all’altro dell’Unione comporta una perdita economica secca da parte dei paesi di provenienza. Non si tratta solo della perdita di capitale umano – spesso anche qualificato – ma della riduzione dei contributi versati alle forme di supporto e previdenza ancora organizzate su base nazionale. Questo è insostenibile all’interno di un’unione federale e apre la porta a fenomeni di divergenza in cui shock temporanei possono avvitarsi in crisi profonde di lungo periodo. Non solo infatti la caduta del PIL e delle entrate fiscali di uno degli Stati membri dell’Unione non è compensata da trasferimenti da Bruxelles (come invece avviene per esempio negli Stati Uniti), ma lo spostamento di lavoratori dai paesi in crisi verso quelli in crescita mette di fatto
a repentaglio lo stato sociale anche per coloro che restano a lavorare nel proprio paese.
A questo si sommano le disparità regolatorie tra i diversi Paesi, legate ad esempio a norme giuslavoristiche, al carico fiscale e contributivo o relative alla sicurezza sul lavoro, che contribuiscono ad alimentare distanze tra i paesi, determinando in alcuni casi fenomeni di concorrenza al ribasso (il cosiddetto dumping sociale). Occorre una nuova stagione di riforme della legislazione europea, per l’introduzione di un quadro di regole comuni che riconosca le differenze e le sensibilità nazionali, che elimini le principali barriere alla mobilità dei lavoratori ma che favorisca una maggiore armonizzazione dei diritti sociali. In linea con il percorso indicato dal Parlamento Europeo, il mercato del lavoro europeo dovrà mettere al centro la partecipazione dei lavoratori alla gestione d’impresa.

LA SFIDA DELL’INNOVAZIONE E LA RIVOLUZIONE DIGITALE

L’Unione Europea risulta ancora periferica rispetto alle principali direttrici dello sviluppo tecnologico mondiale degli ultimi anni per l’intera filiera dell’innovazione, nonché alla dimensione strategica dell’IoT e del 5G come presupposti per una società interconnessa, con una tendenza che va assolutamente invertita a pena di perdere centralità e rilevanza nell’arena globale. Esistono comunque molti settori nei quali le applicazioni di intelligenza artificiale e di gestione di grandi moli di dati non si sono ancora espresse appieno e possono quindi rappresentare importanti aree di sviluppo, come ad esempio il settore della meccanica e dell’automazione delle linee di produzione. L’economia digitale e la sharing economy richiedono un livello di investimento infrastrutturale che ci si aspetta arrivi dal settore pubblico che nel lungo periodo sarà difficilmente sostenibile (5G, reti intelligenti, cyber security, interoperabilità dei sistemi pubblici, ecc). Per raggiungere l’obiettivo di creare la nuova economia sostenibile, senza che il settore pubblico diventi il freno e anzi esaltando il ruolo di sviluppo di sistema che può avere, è necessario che le azioni siano ispirate a un unico approccio strategico: dar forza, sostenere e enfatizzare le iniziative della Commissione europea relative al Digital Single Market e alla creazione della Digital Data Economy, stimata in 739 miliardi di euro entro 2020, e un peso pari al 4% del PIL europeo.

RETI DIGITALI EUROPEE: PIÙ CONNESSE, PIÙ SICURE

Sempre più il successo della maggior parte delle aziende dipende dal loro accesso al mondo online. Una connettività diffusa e affidabile resta quindi la condizione essenziale per qualunque avanzamento tecnologico ed economico dell’Europa. Gli Stati europei –
e in particolare l’Italia – dovranno continuare a investire per il cablaggio 5G, WiFi e Fibra Ottica, in maniera complementare al progetto UE per il 5G, sperimentando anche soluzioni innovative che mettano in rete risorse di connettività comprate dai privati, come nel mondo dell’energia elettrica. Parallelamente va potenziato l’impegno dell’Unione Europea per garantire la sicurezza delle reti e di tutto l’ecosistema digitale europeo, in coordinamento con gli Stati membri per garantire la domanda di prodotti e servizi certificati nei bandi pubblici e certificare standard adeguati all’interno del mercato europeo.

UTILIZZARE I DATI A NOSTRO VANTAGGIO, NON CONTRO DI NOI

Va completato il mercato unico digitale, vanno rimossi gli ostacoli alla portabilità dei dati e definiti standard e protocolli europei per la sicurezza cibernetica e la privacy. È fondamentale sperimentare soluzioni capaci di fronteggiare le concentrazioni di potere informativo in capo a soggetti pubblici e privati. Sul fronte della circolazione di dati e informazione, il principio di portabilità introdotto dalla GDPR è un buon inizio verso modelli di accesso ai dati personali che garantiscano migliore efficienza. Bisogna però andare oltre e stare al passo con le sperimentazioni che sono già in corso nella creazione di veri e propri data trust, mercati di dati o altri modelli che garantiscano al tempo stesso privacy, efficienza economica ed equità. È una sfida che può essere vinta solo a livello europeo.

(2.continua; qui il programma di M5S per le Europee)

 

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