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Farnesina Ministero Esteri

Enzo Moavero, che cosa pensa di Europa e Macron il nuovo ministro degli Esteri

Enzo Moavero Milanesi è il nuovo Ministro degli Esteri. Giurista con una lunga carriera all’ombra di personaggi illustri, da Carlo Azeglio Ciampi a Giuliano Amato, non è la prima volta che va a occupare un ministero. Era già successo dal 2011 al 2014, quando con Mario Monti prima e Enrico Letta poi era stato incaricato…

Enzo Moavero Milanesi è il nuovo Ministro degli Esteri. Giurista con una lunga carriera all’ombra di personaggi illustri, da Carlo Azeglio Ciampi a Giuliano Amato, non è la prima volta che va a occupare un ministero. Era già successo dal 2011 al 2014, quando con Mario Monti prima e Enrico Letta poi era stato incaricato per gli Affari europei.

Nato nel 1954, discendente della famiglia Bocconi (fondatrice dell’Università), Moavero è sposato con tre figli. Nel suo curriculum si legge che si è laureato in Legge alla Sapienza (nel 1977) e specializzato in diritto comunitario a Bruges. Attualmente ricopre l’incarico di Direttore della School of Law alla Luiss, dove insegna Diritto dell’Unione Europea.

L’ATTIVITÀ IN COMMISSIONE EUROPEA

Sempre dal suo cv emerge come abbia lavorato per vent’anni alla Commissione Europea, in varie funzioni, «in particolare segretario generale vicario della Commissione Europea, direttore generale del Bureau of the European Policy Advisors, consigliere speciale per gli aspetti giuridici del mercato interno del commissario Michel Barnier, del vicepresidente della Commissione Frans Timmermans per la “Rule of Law”».

Negli anni a Bruxelles si consolida il rapporto con Mario Monti, all’epoca (1995) commissario per il mercato interno. Monti chiama Moavero come capo del suo gabinetto e la loro collaborazione prosegue quando l’ex premier assume l’incarico di commissario alla concorrenza.

Ma la Commissione non è l’unica istituzione europea con cui Moavero ha collaborato: ha fatto parte, in qualità di presidente di sezione, della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

La sua carriera nelle seconde linee della politica è stata lunga. Dal ’93 al ’95 è stato capo della Segreteria della Presidenza del Consiglio per gli affari comunitari. Inoltre è stato membro del comitato degli esperti per il programma del Governo Ciampi (1993) e del gruppo di lavoro per l’analisi dei piani industriali delle società pubbliche. Ha collaborato anche con l’ultimo governo: nel 2017, il premier Paolo Gentiloni lo ha nominato consigliere per la promozione della dislocazione a Milano dell’Agenzia europea per i medicinali (finita poi ad Amsterdam).

MINISTRO CON MONTI E LETTA

Ma soprattutto è stato Ministro per gli Affari Europei nei Governi Monti e Letta, fra il 2011 e il 2014. In questi anni, tra l’altro, ha rappresentato l’Italia al Consiglio dell’UE. In Parlamento ha presentato i disegni di legge per il recepimento delle normative UE e presieduto il Comitato Interministeriale per gli Affari Europei.

L’IMPEGNO PER LE OLIMPIADI ROMA 2024

Attivo nel mondo accademico e culturale, siede nel consiglio scientifico dell’Enciclopedia Treccani, nel consiglio direttivo della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (SIOI).

Inoltre, curiosità rilevante per un ministro sostenuto dal M5S, ha fatto parte del Comitato dei garanti del Comitato promotore delle Olimpiadi Roma 2024, quelle contro cui Virginia Raggi ha levato barricate.

EUROPEISTA CONVINTO

Moavero pur facendo parte del cosiddetto “Governo del cambiamento”, non ha il profilo del ministro “di rottura”. Scrive il Sole 24 ore che «da ministro nel Governo Monti è in prima fila nella partita per riportare l’Italia a pieno titolo sui tavoli brussellesi, mostrando non solo le sue doti da tecnico, ma anche quelle di abile diplomatico e mediatore, in grado di mantenere l’equilibrio sul filo sottile dei conti pubblici, tra rigorismo e necessità di liberare risorse per la crescita».

LE LODI A MACRON

Il suo pensiero è noto soprattutto per i suoi articoli recenti pubblicati dal Corriere della Sera. Da qui si evince un’ammirazione per Emmanuel Macron, di cui ha pubblicamente lodato l’europeismo. «(Macron, ndr) è latore di azioni concrete, di miglioramenti reali, non solo di riferimenti valoriali — pur fondamentali — e ancor meno di utopie. Si riallaccia alla scuola dell’europeismo del fare. In un paese che ama il suo tricolore, dall’esaltante simbologia storica, ha avuto il coraggio di sventolare la bandiera blu-stellata: richiamo d’orgoglio europeo e pro memoria a chi questa bandiera la nasconde per pavidità o infelice polemica».

EUROPEISTA “NON SUCCUBE”

Moavero, come emerge da quasi ogni suo scritto, è un europeista convinto. L’ultimo suo articolo, datato 7 maggio, si intitola “Unione Europea, 5 no che potremmo voler dire” . «La comprensibile necessità di dialogo proficuo nell’ambito dell’Unione non implica affatto che, in suo nome, si debbano assumere posizioni succubi. Al contrario, sovente, quest’ultime derivano proprio dalle carenze di un Paese che non riesce a essere una valida controparte nelle discussioni. In Europa, bisogna saper negoziare con vigore, lanciare iniziative alternative e all’occorrenza, dire di no, dirlo davvero nei modi e momenti giusti».

L’ANEDDOTO SU MUSSOLINI

L’aneddoto che va per la maggiore, in questi giorni, riferisce come nel 2011, al momento di insediarsi al Ministero, avrebbe rifiutato una scrivania appartenuta a Mussolini. «Sono antifascista, non la voglio» avrebbe detto.

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