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Fincantieri Egitto

Egitto, chi vuole azzoppare l’Italia per favorire la Francia su Fincantieri

Che cosa celano le polemiche sulle commesse in cantiere di Fincantieri con l'Egitto. Il corsivo di Giuseppe Gagliano

Sotto il profilo strettamente economico l’annuncio che l’Egitto sia interessato ad acquistare per 1,2 miliardi di euro la nona e la decima Fremm costruita da Fincantieri per la Marina Militare Italiana – le fregate multiruolo Spartaco Schergat ed Emilio Bianchi – rappresenta una ottima occasione per l’industria militare italiana.

Al di là delle dichiarazioni di Lia Quartapelle, capogruppo Pd in commissione Esteri alla Camera, dichiarazioni che dimostrano la totale assenza di realismo politico (analogamente a quelle fatte da Di Maio nel suo incontro con Haftar) il nostro paese avrebbe non solo l’occasione di consolidare i suoi rapporti bilaterali – già presenti per esempio nel contesto energetico con Eni – ma soprattutto avrebbe l’occasione di dimostrare la propria superiorità rispetto ai francesi la cui offerta – una fregata Fremm, due portaelicotteri tipo Mistral e 4 corvette tipo Gowind – non è stata gradita dal Cairo; superiorità che il nostro Paese sotto il profilo dei costi e della tecnologia ha già dimostrato in Qatar sempre grazie a Fincantieri.

Di certo la perdita di influenza geopolitica italiana in Libia non potrà essere compensata da queste commesse ma certamente serviranno a consolidare la nostra posizione sul mercato mediorientale.

C’è poi la vexata quaestio del rispetto dei diritti umani: se dovessimo costruire le nostre relazioni commerciali sulla base del rispetto dei diritti umani la nostra industria potrebbe chiedere bottega e lasciare ai nostri competitori – tedeschi e francesi tanto per intenderci – campo libero.

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