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Ecco come Matteo Salvini naviga tra sindaci, regioni, porti, migranti e Malta

I Graffi di Damato

Matteo Salvini nella sua triplice veste di leader leghista, vice presidente del Consiglio e ministro dell’Interno è paradossalmente aiutato dal premier laburista di Malta Joseph Muscat a distrarre l’attenzione, in Italia, dalla sempre più scomoda situazione in cui lui si è infilato imponendo nei mesi scorsi agli alleati di governo, e di riflesso anche al perplesso presidente della Repubblica, il suo decreto legge su sicurezza e immigrazione.

CHE COSA SUCCEDE A SALVINI

Mentre alle due navi con 49 profughi a bordo – Sea Watch e Sea Eye – continua ad essere negato l’approdo nel vicino porto di Malta, per cui Salvini fa la voce grossa anche col Papa lasciando chiusi i porti italiani, e vanificando così la disponibilità del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dell’altro vice presidente Luigi Di Maio ad accogliere in Italia anche qualche nucleo familiare completo, e non solo donne e bambini originariamente proposti, cresce il numero delle regioni tentate dal ricorso alla Corte Costituzionale contro il provvedimento che il Viminale si è arroccato a difendere dalle resistenze e desistenze dei sindaci “traditori”.

LE REGIONI SBUFFANTI SUL DECRETO SICUREZZA

Al Piemonte, alla Toscana, all’Umbria e alla Calabria si è aggiunta l’Emilia Romagna. E qualche giornalone comincia ad avvertire il problema serio, per Salvini, costituito dalla rivolta delle regioni. Che hanno accesso diretto alla Corte Costituzionale nella difesa delle prerogative loro e dei Comuni di pertinenza territoriale. Esse quindi per mandare una legge davanti ai giudici costituzionali non hanno bisogno di attraversare il ponte giudiziario di un processo intentato da Comuni o da privati, magari fra loro o con altre amministrazioni pubbliche.

PERCHE’ LA STAMPA VA DI TRAVERSO A SALVINI

A spiegare le ragioni e l’accesso abbreviato delle regioni al Palazzo della Consulta è stato con un editoriale sulla Stampa l’ex presidente, e perciò presidente emerito, della stessa Corte Costituzionale Ugo De Siervo. Il quale peraltro ha dubitato della costituzionalità della “vasta ed eterogenea” legge che porta il nome di Salvini anche per aspetti e contenuti diversi da quelli evocati da regioni e comuni per le loro competenze in materia di assistenza e di accoglienza.

SUBBUGLI COSTITUZIONALI

Finora non lo ha fatto, ma vedrete che il leader leghista prima o poi sfiderà il giurista De Siervo contestandogli la pur legittima presidenza emerita della Corte Costituzionale, conferitagli per legge, per avere esercitato quella effettiva solo dal 10 dicembre 2010 al 29 aprile 2011, cioè negli ultimi quattro mesi del mandato novennale di giudice della Consulta.

LE PROSSIME SFIDE DI SALVINI

Magari, il ministro dell’Interno coglierà l’occasione per proporre agli alleati di governo, pur insofferenti ormai per il suo stile di governo e per certi temi che ripropone con forza, come la riforma della legittima difesa e il potenziamento delle autonomie regionali, di modificare prassi e norme che consentono avvicendamenti così facili al vertice della Corte Costituzionale. E la moltiplicazione quindi di preziose autorità di riferimento e partecipazione al dibattito politico, istituzionale e giuridico nel Paese.

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