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Corriere della Sera, Cairo borbotta su Mieli pro Conte?

Rumors provenienti dal quotidiano milanese dopo l'editoriale di Paolo Mieli.

Che cosa succede al Corriere della Sera? Svolta pro Conte e anti Salvini?

È quello che da ieri si chiedono politici e addetti ai lavori, chi elogiando lo scenario-auspicio dell’ex direttore Paolo Mieli che ieri ha scritto del vincitore Conte e dello sconfitto Salvini nella fase post Europee e chi borbottando per l’endorsement pro premier.

I borbottii ci sarebbero stati anche nell’azionariato di Rcs, casa editrice che edita il quotidiano diretto da Luciano Fontana.

Secondo indiscrezioni milanesi, l’editore Urbano Cairo non avrebbe apprezzato troppo il commento-auspicio di Mieli, eccessivamente favorevole al premier Giuseppe Conte, specie dopo il messaggio al Nord, scavalcando i governatori della Lega, affidato dallo stesso Conte il giorno prima al Corriere. Non a caso ieri il quotidiano rizzoliano ha dovuto riparare dando una pagina ai governatori per la risposta, si bisbiglia nelle redazioni.

Gli osservatori più attenti fanno anche notare che Mieli ha incoronato Conte nello stesso giorno in cui Repubblica, sempre volendo difendere Conte, ha titolato sul “bersaglio grosso” che il presidente del Consiglio sarebbe diventato per la Lega. La coincidenza, ai più, è sembrata un’operazione concordata tra i due maggiori giornali a favore del presidente del Consiglio. Questo è quello che si è bofonchiato nei corridoi rizzoliani, fra malignità e dietrologie. Chissà.

Di certo c’è un dato – svelato oggi dal notista politico Francesco Damato nei suoi Graffi – la fiducia degli italiani per il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non sale. Anzi, cala. E’ quello che emerge dall’ultimo sondaggio demoscopico di Swg.

Swg ha rivelato, infatti, che dal 4 giugno scorso al successivo 15 luglio, cioè fra la vittoria elettorale di Salvini alle elezioni europee di fine maggio alla decantata esplosione di popolarità e di prestigio di Conte, quest’ultimo è passato da una fiducia del 58 per cento ad una fiducia del 48 per cento del pubblico. “Dieci punti in meno in un mese non mi sembrano francamente pochi, per quanto il 48 per cento – lo ammetto, per carità – sia di tutto rispetto”, ha chiosato Damato.

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