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Coronavirus, cosa si è sbagliato in Italia e cosa fare ora. I consigli del prof. Ricciardi (Oms)

Analisi, critiche e consigli di Walter Ricciardi, professore di Igiene e medicina preventiva all'Università Cattolica di Roma e rappresentante dell'Italia nell'executive board dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), sul Coronavirus

“Siamo in una nuova fase critica. Occorre accelerare con le iniziative di contenimento. Ma soprattutto occorre un’unica linea di comando, con indicazioni chiare e univoche per tutti: i virus non rispettano i confini regionali”. E’ quello che ha auspicato ieri all’AdnKronos Salute Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene e medicina preventiva all’Università Cattolica di Roma e rappresentante dell’Italia nell’Executive Board dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), dopo l’impennata nel numero di casi di nuovo coronavirus e poche ore prima che il governo emanasse il decreto per il contenimento nei luoghi di focolaio. “Occorrono chiare misure di contenimento nelle zone del focolaio, e alle altre zone del Paese occorre dare indicazioni stringenti e mirate, ma soprattutto chiare e inderogabili: devono prepararsi a fronteggiare eventuali casi”, ha aggiunto Ricciardi, che è stato nominato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, consigliere per i rapporti con le organizzazioni internazionali.

IL RUOLO DELLE REGIONI

“È importante tenere una unica linea di comando sotto il ministero alla Salute, che dia indicazioni chiare a tutto il territorio nazionale”, ha spiegato Ricciardi. Speranza ha affrontato a margine della task force anche la questione dei rapporti con le Regioni. “È indispensabile che ci sia un solo centro di coordinamento per la gestione dell’emergenza in cui siano pienamente coinvolte tutte le regioni e con la guida del nostro coordinamento scientifico. Così sta funzionando, come dimostrano le ordinanze firmate nella giornata di ieri. Non servono scelte unilaterali di singoli territori”, ha detto.

I CONTAGI

“E comunque ormai è evidente che il 5% dei contagi può partire da un asintomatico”, ha spiegato Ricciardi intervistato dal Messaggero sul Coronavirus. Perché tra Lombardia e Veneto i casi di contagiati dal coronavirus sono arrivati tutti quasi contemporaneamente? “È presto per trarre conclusioni, ma viene da pensare che sia stato esaurito un periodo di incubazione e che il contagio parta da una fonte contemporanea – osserva -. Siamo di fronte a un cluster, un piccolo focolaio”.

L’INCUBAZIONE

“Mediamente il periodo di incubazione è tra 7 e 9 giorni, poi per sicurezza si amplia la quarantena a 14 giorni. Ma questo non vuole dire che non vi possano essere delle eccezioni. Proprio perché sono casi rari, penso che non sia opportuno rendere più lungo il periodo di quarantena”, afferma. Quindi aggiunge che “chi dice che i contagi partano dai sintomatici non dice una cosa sbagliata. Vale però per il 95-96% dei casi, resta un 4-5%, una percentuale molto bassa in cui, come sapevamo, anche chi non ha sintomi può trasmettere il virus. Ma il 4-5 per cento, sui grandi numeri che caratterizzano la diffusione del coronavirus, rappresentano un’insidia significativa”.

LA QUARANTENA

“Paghiamo il fatto di non aver messo in quarantena da subito gli sbarcati dalla Cina. Abbiamo chiuso i voli, una decisione che non ha base scientifica, e questo non ci ha permesso di tracciare gli arrivi, perché a quel punto si è potuto fare scalo e arrivare da altre località”, ha detto oggi il professor Walter Ricciardi, membro del consiglio esecutivo dell’Oms, intervistato da La Stampa. “Inoltre – aggiunge – quando vengono contagiati i medici significa che non si sono messe in campo le pratiche adatte, oltre al fatto che il virus è molto contagioso. Francia, Germania e Regno Unito seguendo l’Oms non hanno bloccato i voli diretti e hanno messo in quarantena i soggetti a rischio” e “hanno una catena di comando diretta, mentre da noi le realtà locali vanno in ordine sparso”.

IL RISCHIO

“C’è il forte rischio che i focolai diventino un’epidemia. Lo sapremo tra due settimane”, avverte, spiegando che l’aumento, di colpo, del numero dei contagiati “è un caso da manuale, in cui una o più persone vengono contagiate da chi arriva da un luogo di epidemia, e poi ci sono dei contagiati secondari con lo stesso tempo di incubazione”.

NUMERI ASIATICI?

Rischiamo numeri asiatici? “Il trend è chiaro, ma in Cina c’è stato un mese di sottovalutazione mentre da noi, pur con qualche svista, stiamo reagendo”.

GLI ALTRI FOCOLAI

Intervistato anche dal Sole 24 Ore, osserva che “potremmo essere di fronte alla punta dell’iceberg e quindi potrebbero esserci altri focolai in Italia come nel resto del mondo”, ora, “se metteremo in atto tutte le precauzioni del caso come si sta facendo ora isolando i casi e circoscrivendo le aree a rischio l’allarme potrebbe finire verso maggio-giugno come accade con la Sars, visto che il caldo ne rende più difficile la diffusione”.

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ESTRATTO DELL’INTERVISTA DE LA STAMPA A RICCIARDI:

Gli ospedali italiani reggeranno?
«Quelli specializzati in malattie infettive sono pronti per i focolai, mentre in caso di epidemia serve un piano di contingenza nazionale con percorsi per ai casi sospetti e una protezione del personale sanitario».

La quarantena di due settimane è sufficiente?
«I dati per ora ci dicono di sì: l’incubazione media è di 7-9 giorni».

Si rischia il contagio nei bar?
«Più in generale, di contatto diretto. Non solo starnuti o respiri, ma soprattutto strette di mano e saluti toccandosi. Da cui l’indicazione fondamentale di lavarsi spesso e bene le mani».

E i contagi dagli oggetti?
«Sono più rari. Quanto duri il coronavirus sugli oggetti non si sa, i vecchi virus duravano nove ore».

La buona notizia è che la cura dello Spallanzani di Roma funziona?
«Sì, anche se la guarigione in questi casi non deriva tanto dalla terapia, quanto dalla capacità dell’individuo di reagire».

Il coronavirus influisce più su anziani e malati, ma risparmia i bambini? 
«Sorprende che non abbia colpito i più piccoli, ma non è detto che non succeda».

Mascherina sì o no?
«Sì per malati e personale sanitario, no per gli altri».

Altri comportamenti da evitare?
«Per due settimane, i luoghi affollati: metro, bus, treni, scuole, discoteche, caserme e palestre. Gli aeroporti sono grandi e puliti per cui sì, ma poi si prende l’aereo».

Cosa ha detto ai suoi figli?
«Le stesse cose. Ma sono grandi, se vorranno andare in discoteca lo faranno a loro rischio. La scienza deve dire sempre la verità».  

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