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Anticorpi Monoclonali Virologi Maestri D'italia

Coronavirus? C’è un nodo governance nella sanità italiana. Ecco quale. L’analisi del prof. Ricciardi

"In Italia la sanità è costituzionalmente responsabilità delle Regioni, al governo centrale spetta solo la programmazione e il finanziamento del sistema sanitario. Il modello di gestione deve essere diverso". Parola di Walter Ricciardi, già presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss) e oggi nominato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, consigliere per i rapporti con le organizzazioni internazionali

C’è anche un nodo-governance nella sanità italiana a latere dei casi di Coronavirus in Italia. Parola di Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene e medicina preventiva all’Università Cattolica di Roma e rappresentante dell’Italia nell’Executive Board dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), e fino a un anno presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) in Italia.

LE PAROLE DI RICCIARDI

Proprio sulla base degli anni ai vertici dell’Istituto superiore di sanità, le parole di Ricciardi assumono una rilevanza istituzionale: le epidemie sono nemiche del federalismo, ha ripetuto in questi giorni Ricciardi in interviste tv, sottolineando che i provvedimenti del governo nazionale sono stati auspicati e sollecitati dalle regioni Lombardia e Veneto proprio per l’assetto costituzionale e istituzionale italiano.

IL MODELLO DI GESTIONE TRA ITALIA E FRANCIA

Ma che cosa significa in concreto? “Il modello di gestione deve essere diverso. E lo vediamo ad esempio in Francia che ha una sola persona che decide, in Italia non è così perché la sanità è costituzionalmente responsabilità delle Regioni, al governo centrale spetta solo la programmazione e il finanziamento” del sistema sanitario, ha detto ieri Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene e medicina preventiva all’Università Cattolica di Roma e rappresentante dell’Italia nell’Executive Board dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ospite di In Mezz’ora in più su Rai Tre. “In questo momento – ha ricordato – l’Italia ha due focolai epidemici di Coronavirus ed è chiara la buona volontà” di chi sta affrontando la situazione. “Ma questo non è un terremoto è un forte evento epidemico che si trasmette per via aerea e non ha vaccini né terapie se non sintomatiche”.

IL RUOLO DELLE REGIONI

Ricciardi oggi è stato nominato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, consigliere per i rapporti con le organizzazioni internazionali: “È importante tenere una unica linea di comando sotto il ministero alla Salute, che dia indicazioni chiare a tutto il territorio nazionale”, ha spiegato Ricciardi. Speranza ha affrontato a margine della task force anche la questione dei rapporti con le Regioni. “È indispensabile che ci sia un solo centro di coordinamento per la gestione dell’emergenza in cui siano pienamente coinvolte tutte le regioni e con la guida del nostro coordinamento scientifico. Così sta funzionando, come dimostrano le ordinanze firmate nella giornata di ieri. Non servono scelte unilaterali di singoli territori”, ha detto.

L’AZIONE DEL GOVERNO

“Occorre lavorare bene e il Governo lo sta facendo affinché i due focolai non diventino epidemia”, ha affermato ieri Ricciardi ospite della trasmissione Omnibus su La7; “Dobbiamo rintracciare tutti coloro che sono arrivati da aree a rischio e naturalmente serve condizionarne i comportamenti quando arrivano sul territorio nazionale. E’ accaduto che dalla Cina è arrivato evidentemente qualcuno con il virus”, ha sottolineato.

LA DIATRIBA RICCIARDI-BORRELLI

Sulla scia dei casi di Coronavirus in Italia e sui giudizi espressi negli ultimi giorni da Ricciardi (qui l’approfondimento di Start con le tesi di Ricciardi), c’è stata una reazione del capo della Protezione civile, Angelo Borrelli. “Pandemia vuol dire che il virus si diffonde in tutto il mondo, non è così. Dobbiamo evitare questo passaggio, che terrorizza tutti”, ha rimarcato Ricciardi: “Anche se avessimo mantenuto i voli dalla Cina, non avremmo potuto trovare tutti coloro i quali hanno avuto contatti con la persona rientrata dal paese asiatico”, ha ribattuto il commissario straordinario all’emergenza Coronavirus Angelo Borrelli, a margine della conferenza stampa alla Protezione civile, rispondendo a una domanda dei giornalisti sulle dichiarazioni del professor Walter Ricciardi, membro del consiglio esecutivo dell’Organizzazione mondiale della sanità, a giudizio del quale “l’Italia ha sbagliato a chiudere i voli dalla Cina”. Borrelli non è d’accordo con Ricciardi: “Se un soggetto rientrato dalla Cina, anche con voli diretti, poi si muove sul territorio, sfido chiunque a ricordarsi chi ha incontrato negli ultimi 15 giorni”.

LE PAROLE DI RICCIARDI

Ma che cosa aveva detto ieri Ricciardi di preciso? “Paghiamo il fatto di non aver messo in quarantena da subito gli sbarcati dalla Cina. Abbiamo chiuso i voli, una decisione che non ha base scientifica, e questo non ci ha permesso di tracciare gli arrivi, perché a quel punto si è potuto fare scalo e arrivare da altre località”, aveva detto Ricciardi, membro del consiglio esecutivo dell’Oms, intervistato da La Stampa. “Inoltre – aggiunge -, quando vengono contagiati i medici significa che non si sono messe in campo le pratiche adatte, oltre al fatto che il virus è molto contagioso. Francia, Germania e Regno Unito seguendo l’Oms non hanno bloccato i voli diretti e hanno messo in quarantena i soggetti a rischio” e “hanno una catena di comando diretta, mentre da noi le realtà locali vanno in ordine sparso”. “C’è il forte rischio che i focolai diventino un’epidemia. Lo sapremo tra due settimane”, avverte, spiegando che l’aumento, di colpo, del numero dei contagiati “è un caso da manuale, in cui una o più persone vengono contagiate da chi arriva da un luogo di epidemia, e poi ci sono dei contagiati secondari con lo stesso tempo di incubazione”. Rischiamo numeri asiatici? “Il trend è chiaro, ma in Cina c’è stato un mese di sottovalutazione mentre da noi, pur con qualche svista, stiamo reagendo”. Intervistato anche dal Sole 24 Ore, ha osservato che “potremmo essere di fronte alla punta dell’iceberg e quindi potrebbero esserci altri focolai in Italia come nel resto del mondo”, ora, “se metteremo in atto tutte le precauzioni del caso come si sta facendo ora isolando i casi e circoscrivendo le aree a rischio l’allarme potrebbe finire verso maggio-giugno come accade con la Sars, visto che il caldo ne rende più difficile la diffusione”.

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