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Covid-19

Come la pandemia Covid-19 sta stravolgendo il mondo

Il Punto di Ciro Romano, tecnologo presso l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Cnr, sulla risposta dei Paesi all'emergenza Covid-19

Da qualche giorno ripeto questa frase, forse un po’ retorica, forse un luogo comune, forse un’illusione.

Ma no: per me il mondo non sarà lo stesso. Non potrà più essere lo stesso.

Questo 2020 (che è appena all’inizio) lo ricorderemo a lungo. Riempirà le pagine di storia.

In effetti, la storia inizia nel 2019 e infatti l’oggetto che ricorderemo per sempre si chiama Covid-19 (COrona VIrus Disease sviluppatosi nel 2019), ma i suoi effetti scatenanti e travolgenti li abbiamo tutti visti (e subiti) nel 2020.

Virus deriva dal latino e significa “veleno”. Parliamo di microrganismi privi di cellula e che quindi, a differenza dei batteri, non possono vivere senza le cellule di altri organismi, nei quali si insinuano e, come dei parassiti, possono continuare a vivere e moltiplicarsi. I coronavirus appartengono alla famiglia delle Coronaviridae e si chiamano così perché, all’osservazione al microscopio elettronico, mostrano un aspetto simile ad una corona. Sono virus molto diffusi, se si pensa che anche il comune raffreddore è causato da un coronavirus, ma questo di cui parliamo in questi giorni è, oltre che estremamente contagioso, particolarmente aggressivo perché scende nelle basse vie respiratorie, fino ai polmoni, riuscendone a bloccare la funzione respiratoria (scambio di ossigeno ed anidride carbonica con l’esterno), in particolare causando “polmoniti interstiziali”, dette così proprio perché vanno a creare una fibrosi che crea una barriera nell’interstizio polmonare, cioè nello spazio tra i capillari e gli alveoli, lì dove avviene lo scambio gassoso.

L’epidemia del Covid-19 è partita da Wuhan, una città piuttosto grande e popolata (circa 6,5 milioni di abitanti) situata nella zona centrale della Cina Orientale, che è l’area più abitata di questo grande e popolato (1,43 miliardi di abitanti) Paese.

Da questa città cinese, il virus è arrivato nel resto del mondo e, particolarmente, in Italia che è stato il primo paese occidentale ad esserne duramente colpito. E l’Italia è oggi (24/03), con i suoi oltre 6000 morti, nettamente il primo paese ad esserne colpito (la Cina è ferma a circa 3200). Ora, purtroppo, sta scalando la classifica dei morti un altro Stato europeo, la Spagna, ma un paese pure duramente colpito è nel Medio Oriente, l’Iran. Dunque, Cina-Italia (che nei mesi scorsi avevano stipulato un importante trattato commerciale: cosiddetta “via della seta”) e poi l’Iran. Si sa che la Cina è il principale nemico commerciale degli Usa, mentre l’Iran è quello principale “geopolitico”, questo a molti non è sembrato un fatto casuale e sono fioccate ipotesi “complottiste”, ma sono cose di cui non me voglio occupare (almeno oggi).

In Italia, invece, pare che il virus sia arrivato via Germania ed è stata duramente colpita la zona più avanzata del Paese, una delle più progredite d’Europa: la Lombardia, che ha del resto un sistema sanitario considerato un’eccellenza nel mondo. In particolare, dal lodigiano (Sud-Ovest della Lombardia) dove è partito il contagio, il virus ha poi attecchito particolarmente, causando centinaia di morti, in 2 città situate nella parte centro-orientale della Lombardia e cioè Bergamo e Brescia. Anche su questo fatto si sono scatenate varie ipotesi: popolazione particolarmente anziana? Probabile.

L’Italia è risultata impreparata ed è stata letteralmente travolta dal Covid-19. I nostri politici sono apparsi tentennanti e disorientati rispetto ad un’epidemia del genere. In maniera bipartisan bisogna ricordare la data del 27 febbraio, giorno in cui il segretario del secondo partito di maggioranza Zingaretti si faceva fotografare sorridente a Milano e dicendo che la città e l’Italia non si potevano “fermare”; lo stesso giorno il leader del principale partito di opposizione Salvini diceva che il Paese doveva “riaprire tutto al più presto”, aggiungendo: “aprire tutto quello che si può: fabbriche, centri commerciali, teatri, bar”.

Ma pure la comunità scientifica italiana è apparsa, in gran parte, sottovalutare l’epidemia. Se pochi virologi (come Burioni) sono sembrati preoccupati fin da subito, altri come Gismondo e Galli tendevano a sottovalutare. L’infettivologo Massimo Galli (autore poi di una polemica in diretta TV assolutamente fuori luogo) a febbraio aveva detto: “La malattia da noi difficilmente si potrà diffondere”.

Il New York Times ha pubblicato un articolo il 21 marzo in cui si parlava degli “errori” (tra cui il famoso “aperitivo in Milan” di Zingaretti) dell’Italia e che il nostro Paese è diventato “Pandemic’s New Epicenter”, ma aggiungendo anche che “Has Lessons for the World”.

Gli italiani hanno di certo inizialmente sottovalutato l’epidemia e fatto degli errori, ma sono stati il primo popolo occidentale ad esserne stati coinvolti in pieno, in un momento in cui l’epidemia sembrava confinata alla sola, lontana (e completamente differente da noi, politicamente, socialmente, ecc.) Cina.

E gli altri Paesi? Il caso italiano ha davvero dato “lezioni per il mondo”?

A proposito del mondo anglosassone, Trump l’8 marzo (con più di 560 casi accertati e già 22 morti in Usa) dichiarava “è tutto sotto controllo”; il 12 marzo ha chiuso i voli per l’Europa (ma non per la Gran Bretagna); il 13 marzo ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, ma il 18 marzo parlava ancora di “Chinese Virus” accusando la Cina di essere l’untore del mondo. Da qualche giorno, però, la California è tutta chiusa ed anche il Governatore della Stato di New York, Andrew Cuomo, intanto ha chiuso tutto e la città più importante del mondo, la metropoli che “non si ferma mai” ora si è fermata…

Ancora più clamoroso ciò che ha è successo in Uk. Il premier Boris Johnson il 12 marzo ha detto che non era il caso di prendere alcuna misura restrittiva e si è affidato a due consiglieri del governo, in particolare al chief scientific adviser Patrick Vallance, uno scienziato in effetti più esperto di vaccini che di virus (avendo, dopo lunga carriera accademica, lavorato per la GlaxoSmithKline), il quale ha parlato di “herd immunity” (herd, cioè “mandria” o “gregge”)… ma subito l’Oms ha criticato questa scelta e poi dopo due giorni il governo ha fatto marcia indietro, annunciando le prime misure restrittive come l’annullamento di concerti ed eventi sportivi. Il 19 marzo Johnson ha chiuso pub, ristoranti e discoteche e ha detto che la sanità è a rischio; ieri, infine, ha detto che ha da dare agli inglesi una semplice istruzione: “You must stay at home!”.

E le istituzioni internazionali? L’Ue sta iniziando a prendere qualche decisione, ma finora non risulta pervenuta; la Bce si espressa qualche giorno fa tramite la presidente Lagarde, ma ci ha fatto perdere miliardi di euro tra borsa e spread. L’Oms ha dichiarato già da giorni la pandemia, ma poi?

Da ieri che l’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) sta testando un farmaco (Avigan) che in Giappone ha dato risultati positivi nella lotta al Covid-19, ma il clamore per la possibilità dell’uso di questo farmaco è arrivato dalla diffusione di un video di un ragazzo italiano (giovane farmacista) dal Giappone che ne ha parlato, ma non pare affatto che sia arrivato da fonti istituzionali internazionali…

E gli aiuti umanitari all’Italia duramente colpita? Sono arrivati per prima medici e materiali sanitari dalla Cina, poi sono arrivati i medici cubani e l’altra sera sono atterrati a Pratica di Mare nove grandi aerei cargo russi con tonnellate di materiale sanitario e medici… Lo fanno per propaganda? Interessi geopolitici? Forse sì, ma intanto, di certo, quel materiale ci serve come il pane.

Sì, stiamo scrivendo la storia e dovremo riflettere approfonditamente su tutto questo.

E il “mondo non sarà lo stesso”. No, non potrà più essere lo stesso.

 

Ciro “Rino” Romano è tecnologo presso l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Cnr. È geografo, territorialista e si occupa di elaborazione e diffusione di DB geografici nel settore dell’ambiente, del patrimonio culturale e della geografia economica, politica ed amministrativa.

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