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Che cosa cela la visita pre G20 di Xi in Corea del Nord

Si dovrà attendere l'incontro di Pyongyang e il G20 di Osaka per sapere se la scommessa di Xi avrà pagato o se si rivelerà solo un tentativo goffo di riportare sotto controllo uno scontro, quello tra Cina e Stati Uniti, che toglie il sonno al presidente cinese. L'articolo di Marco Orioles

 

La notizia a sorpresa di ieri – l’annuncio della prima visita di Xi Jinping in Corea del Nord da quando è a capo del regime di Pechino – la battono i media cinesi quando a Pechino è quasi ora di cena e, a Roma, ci si accinge ad andare a pranzo.

Sono esattamente le 19:00 in Cina quando Olivia Siong, corrispondente di Channel News Asia, fa rimbalzare per la prima volta su Twitter il lancio dell’agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua, che veicolerà la propria stessa notizia sul social dei 280 caratteri solo sette minuti più tardi:

 

Bastano pochi attimi perché la notizia si propaghi in tutto il mondo. E soprattutto perché, ad appena sessanta secondi dal primo segnale, se ne aggiunga un altro assai significativo: anche i media della Corea del Nord stanno informando, negli stessi istanti, che a Pyongyang è in arrivo Xi.

In Estremo Oriente sono infatti le 19.02 quando, sempre su Twitter, l’agenzia di stampa della Corea del Sud Yonhap – che ha le antenne sempre sintonizzate su quanto succede nel vicino Nord – riferisce del comunicato con cui l’agenzia nordcoreana KCNA ha annunciato ufficialmente la visita del presidente cinese:

Nell’arco di pochissimi minuti, diversi giornalisti, corrispondenti e osservatori delle vicende asiatiche provvedono a rilanciare – sempre su Twitter – la notizia in arrivo dalla Cina e dalla Corea del Nord. Ecco i cinguettii partiti alle 19:05 dal profilo di Anthony Kuhn, corrispondente della radio pubblica statunitense NPR, e alle 19:07 dall’account di Jessy Johnson del Japan Times:

A questo punto, in rapida successione, entrano in scena le maggiori agenzie di stampa e testate  internazionali. Dopo il tweet delle 13:14 del Quotidiano del Popolo, organo del Partito Comunista Cinese, intervengono la NBC americana, l’Agence France Presse, l’Associated Press, l’edizione cinese della BBC e Reuters China:

Nel giro di tre quarti d’ora dunque il mondo intero è venuto a conoscenza della novità. Per apprenderne i dettagli, attingiamo al testo dei comunicati partiti dalla Cina e dalla Corea del Nord.

Come dicevamo, alle 19 in punto Xinhua aveva fatto sapere che Xi Jinping, “su invito di Kim Jong-un, farà una visita di Stato nella Repubblica Democratica Popolare di Corea dal 20 al 21 giugno”. La fonte della notizia è Hu Zhaoming, portavoce del Dipartimento Internazionale del Partito Comunista.

Quanto comunicato da Xinhua trova pieno riscontro nel dispaccio della KCNA che – come desumiamo dalla traduzione in lingua inglese fatta dal Japan Times – conferma sia le date della visita di Xi sia che avviene “su invito di Kim Jong- un”.

Dal comunicato Reuters apprendiamo invece che del viaggio di Xi ne ha parlato contemporaneamente anche la tv di Stato cinese CCTV, la quale ha precisato che avrà luogo in concomitanza con il settantesimo anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra Cina e Corea del Nord. I due presidenti, spiega la CCTV, ne approfitteranno per “scambiarsi opinioni sulla situazione della penisola (coreana) e per spingere verso nuovi progressi la risoluzione politica della questione della penisola”.

Su internet, frattanto, si anima seduta stante una vivace discussione che inquadra il senso e la portata della missione diplomatica di Xi. Non sfugge a nessuno anzitutto che il leader cinese mai aveva fatto tappa nel regno eremita da quando si è insediato, nel novembre 2012, al vertice della Repubblica Popolare.

Ci pensa ancora il Japan Times a ricordare che non si tratta però di una prima assoluta per Xi, che mise piede a Pyongyang nel 2008 in qualità di vicepresidente e fu ricevuto in quell’occasione dal padre di Kim, Kim Jong-il.

C’è però un altro dettaglio significativo che finisce per appuntarsi nel taccuino dei giornalisti. È da quattordici anni che un leader cinese non si reca in Corea del Nord: l’ultimo a farlo fu il predecessore di Xi, Hu Jintao, anch’egli ospite del padre del Maresciallo.

Va ancora più a fondo il docente di Sciences Po Antoine Bodaz, che su Twitter sottolinea come quello in programma giovedì e venerdì sarà il quinto vertice in Corea del Nord tra un leader di Pechino e quello di Pyongyang nella storia dei due paesi.

Ricorda, Bodaz, che Mao non degnò mai di una visita l’alleato del Nord, che Deng vi si recò nel 1982, che Jiang Zemin fece il viaggio per due volte, nel 1990 e nel 1991, e infine che Hu Jintao – come già sottolineato – lo fece una solta volta nel 2005. L’incontro tra Xi e Kim, dunque, non gode di numerosi precedenti, e questo gli conferisce senz’altro un certo rilievo.

Sempre su Twitter, tuttavia, troviamo un invito ad evitare letture “semplicistiche” dell’avvenimento formulato da un diplomatico che ha prestato servizio nel Dipartimento di Stato Usa e che si occupa di Corea, Mintaro Oba. Lungi dall’essere lineari, osserva Oba, le relazioni tra Cina e Corea del Nord contengono tante “sfumature” e, più che presentare effettive “affinità”, i due Paesi sembrerebbero più che altro “tollerarsi reciprocamente”. Occhio dunque, è il suggerimento, a non parlare di un incontro tra innamorati.

https://twitter.com/mintarooba/status/1140598406966054912?s=21

Anche la CNN si premura di rilevare che,  da quando Kim è al timone della Corea del Nord (dicembre 2011), i rapporti tra i due Paesi sono stati “congelati” (in a deep chill). Fino a quando, nel marzo 2018, il Maresciallo non si è recato a sorpresa a Pechino – in quella che sarà per il Maresciallo il primo di quattro viaggi cinesi nell’arco di un anno – sancendo di fatto, sottolinea l’emittente, “l’inizio di una nuova era nelle relazioni” tra i due Paesi.

La domanda a questo punto è: se non è amore, quello che spinge Xi a recarsi alla corte di Kim, cos’altro è? Una probabile risposta la fornisce al New York Times Cheng Xiaohe, esperto di Corea del Nord della Renmin University di Pechino. Incontrando il capo di un regime con cui gli Usa di Donald Trump sono impegnati in un negoziato sul disarmo nucleare che è da mesi in un binario morto, e persuadendolo a proseguire le trattative con Washington, Xi – suggerisce Cheng – potrebbe presentare un “bel regalo” a Donald Trump quando i due si vedranno a tu per tu pochi giorni dopo al G20 di Osaka.

Sono in molti, in effetti, a rendere credibile l’ipotesi che Xi voglia attirare l’attenzione del collega americano con un’iniziativa diplomatica su un dossier, quello del programma nucleare e balistico della Corea del Nord, che tanta parte occupa nella politica estera dell’amministrazione Trump, al fine di propiziare un accordo sull’altro fronte che sta più a cuore in questo momento alla Cina: la guerra dei dazi.

È lo stesso Partito Comunista Cinese peraltro che favorisce questa interpretazione. Poco dopo il lancio della notizia della visita coreana di Xi, il Global Times – quotidiano in lingua inglese che veicola la posizione ufficiale del regime – diffonde infatti un articolo dai contenuti inequivocabili.

Facendosi scudo del parere di vari “esperti”, il giornale osserva infatti che “fare una visita così significativa prima della convocazione del summit del G20 in Giappone mostra che la Cina sta cercando di evidenziare ulteriormente la sua influenza unica nello spingere in avanti il processo di pace sulla penisola coreana”. Un concetto che viene ribadito in un secondo passaggio fotocopia, nel quale si attribuisce a non meglio precisati “osservatori di cose cinesi” la convinzione che “una mossa diplomatica così significativa fatta ad una settimana dal G20 mostra che la Cina sta cercando di evidenziare la sua influenza unica nel mediare tra Usa e Corea del Nord”.

Dalle segrete stanze del Partito partono però anche altri segnali. Sui suoi profili social, il “Quotidiano del Popolo” – organo ufficiale del Pcc – diffonde l’opinione di Zheng Jiyong, direttore di Studi Coreani alla Fudan University di Shanghai, secondo cui in cima all’agenda dell’incontro Xi-Kim ci saranno le relazioni “economiche e commerciali bilaterali”.

Qui è ancora il Global Times a fornire dei chiarimenti, spiegando che “la Corea del Nord è anche interessata a discutere (con Xi) piani concreti per essere inclusa nella Belt and Road Initiative”. Un “forte interesse” palesato, ricorda il quotidiano, dalla presenza di delegazioni ministeriali di Pyongyang ai due Forum sulla BRI organizzati a Pechino nel 2017 e nel 2019.

Recandosi a Pyongyang, dunque, Xi non si limiterà a raccogliere dalla viva voce di Kim indicazioni su come sbloccare il negoziato nucleare Usa-Corea del Nord. La Cina ha tutto l’interesse a rinnovare quei legami economici con Pyongang che rappresentano per il Nord una delle poche fonti di reddito e valuta estera al riparo dalle sanzioni internazionali che da anni strangolano la sua economia.

A tal proposito,  il South China Morning Post nota che Kim e Xi parleranno senz’altro di come rilanciare il turismo cinese in Corea del Nord, che essendo un ambito immune dalle sanzioni Onu rappresenta, scrive il quotidiano “un’area legittima in cui Pechino può promuovere la stabilità nel paese vicino”.

Nessuno può dimenticare, in effetti, quale sia la maggiore preoccupazione di Pechino quando guarda alla situazione della Corea del Nord: il timore che un collasso del regime inneschi un flusso di profughi verso la Cina.

È sotto questa luce che si spiega la decisione cinese di aprire lo scorso aprile – con un ritardo di tre anni rispetto ai piani – un nuovo posto di frontiera tra la città cinese di Jian e quella nordcoreana di Manpo, che saranno collegate anche da un ponte nuovo di zecca. Come importante appare anche l’annuncio, reiterato varie volte da Kim, di voler sviluppare diverse “zone turistiche”, con un pensiero rivolto in particolare alle aree di Samjiyon e Wonsan-Kalma, verso cui il Maresciallo spera di attirare significativi investimenti.

Con la visita in Corea del Nord, dunque, Xi si prefigge al tempo stesso di consolidare i rapporti con un vicino problematico che deve sostenere per evitare il peggio, di fornire un assist all’amico Trump in una partita nella quale il capo della Casa Bianca si gioca parte della sua reputazione, e di ottenere così per il suo Paese un corrispettivo sul dossier che gli sta più a cuore, il negoziato commerciale con l’America.

Si dovrà attendere naturalmente l’incontro di Pyongyang e, soprattutto, il G20 di Osaka per sapere se la scommessa di Xi avrà pagato o se si rivelerà solo un tentativo goffo di riportare sotto controllo uno scontro, quello tra Cina e Stati Uniti, che toglie il sonno al presidente cinese.

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