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Algeria Cina

Chi era Ahmed Gaid Salah, il militare vero regista delle istituzioni in Algeria

Il Capo di Stato Maggiore e vice ministro della Difesa algerino, Ahmed Gaid Salah, è morto per un attacco di cuore all'età di 79 anni. Dettagli e analisi

Continuano i subbugli istituzionali in Algeria.

CHI ERA SALAH, L’UOMO FORTE DELL’ALGERIA

Il Capo di Stato Maggiore e vice ministro della Difesa algerino, Ahmed Gaid Salah, è morto per un attacco di cuore all’età di 79 anni. Lo ha reso noto l’agenzia di stampa algerina Aps citando un comunicato della presidenza algerina. Gaid Salah,”uomo forte dell’Algeria” ha svolto un ruolo fondamentale nel periodo della “transizione algerina”, dalle dimissioni di Abdelaziz Bouteflika fino alla proclamazione delle elezioni presidenziali che hanno portato alla vittoria il candidato a lui vicino, Abdelmadjid Tebboune (qui l’approfondimento di Start sulle ultime novità politiche in Algeria precedenti alla morte di Salah).

IL REPORT DELL’ISPI SU SALAH

Ma chi era Salah e che ruolo aveva davvero in Algeria? “L’opaca catena del potere algerino va fatta risalire ai militari, e in particolare al capo di stato maggiore delle forze armate, il generale Ahmed Ghaid Salah, veterano della guerra d’indipendenza, che de facto governa il paese dopo le dimissioni di Abdelaziz Bouteflika – si legge in un report dell’Ispi – Vero ‘game-changer’ dell’attuale situazione politica, Salah è stato in grado di riposizionare l’esercito nell’immaginario collettivo, nonostante i militari siano stati essenziali a mantenere le pouvoir saldo al comando per 20 anni. Dopo aver sollecitato le dimissioni di Bouteflika e neutralizzato i vertici dei potenti servizi di intelligence sull’onda delle manifestazioni di piazza, il generale ha dichiarato che l’esercito si era “allineato” alle legittime aspirazioni del popolo algerino. Un’acrobazia da politico consumato, valsa ai militari uno degli slogan più diffusi nelle piazze algerine degli ultimi mesi: “l’esercito e il popolo sono fratelli”.

L’ANALISI DI MARINONE (CESI)

Per Lorenzo Marinone del Cesi, Ahmed Gaid Salah è stato “il regista occulto di questa fase di transizione”: “Le forze armate hanno sempre avuto una posizione egemone nelle geometrie del Pouvoir, di cui costituiva uno dei tre poli, gli altri due sono i principali partiti e i servizi segreti – ha detto due giorni fa a Start – Questi ultimi nell’ultimo mandato di Bouteflika sono stati in realtà molto depotenziati, quindi da una triarchia si era passati ad una diarchia. Ebbene, quando è venuto meno Bouteflika, è successo che il re si è trovato nudo. Salah, cioè, si è dovuto esporre in prima persona. Questo ha fatto sì che la piazza si mobilitasse immediatamente per chiedere un ricambio totale della classe dirigente, che comprendesse non solo i politici ma anche i quadri dell’esercito e in particolare la persona di Salah. Per lui, ovviamente, questo significava un rischio enorme, perché in qualunque momento poteva formarsi una fronda interna all’esercito con l’obiettivo di farlo fuori. Questo è il motivo per cui Salah aveva bisogno di ripristinare quanto prima la normalità, o almeno una parvenza di essa, e alla fine gli algerini sono stati chiamati a votare”. (qui l’analisi integrale di Marinone del Cesi)

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