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Coronavirus, tutte le novità in Brasile, Colombia, Argentina e Messico

Che cosa sta succedendo in Brasile con il Coronavirus. I numeri crescenti, l'indifferenza del presidente Bolsonaro, le critiche di alcuni governatori e l'attacco dell'Economist

Anche il Sud America inizia a tremare per la pandemia da Coronavirus. Ma spicca il caso del Brasile con il presidente Bolsonaro atarassico rispetto ai rischi della Covid-19 tanto da essere criticato anche dai alcuni governatori di stati brasiliani oltre che dall’Economist.

Il numero delle persone contagiate dal coronavirus in America latina dall’inizio dell’emergenza ha raggiunto in queste ore, secondo un conteggio realizzato dall’Ansa, i 10.040 casi, di cui oltre la metà (5.694) in tre Paesi del subcontinente: Brasile, Ecuador e Cile. Nel contempo, il numero dei morti si è elevato a 184, riguardando in particolare Brasile (77), Ecuador (34), Argentina (13) e Repubblica dominicana (10) e Perù (9). Il primo caso ufficiale di contagio da Covid-19 è stato registrato il 27 febbraio scorso in Brasile, quando la situazione era già molto grave in altri continenti.

LE DIVERSITÀ DI POLITICHE TRA STATI IN SUD AMERICA

Le strategie di contenimento adottate dai governi — come ha raccontato Livio Zanotti su Start — hanno avuto caratteristiche diverse: da atteggiamenti severi di Paesi, come Argentina e Colombia, che hanno imposto misure drastiche di quarantena e chiusura delle frontiere, a posizioni di una certa flessibilità (in particolare Brasile e Messico)

I NUMERI CRESCENTI IN BRASILE

A 30 giorni dalla scoperta del primo caso di coronavirus in Brasile, il bilancio ufficiale presentato oggi dal ministero della Sanità locale registra 2.915 casi confermati (+19% da ieri) e 77 decessi (+35% da ieri), con 194 pazienti ricoverati in unità di terapia intensiva. Lo Stato di San Paolo, il più popoloso del Brasile, resta l’epicentro della diffusione del coronavirus nel paese, con 58 dei 77 decessi e una crescita del 42% dei ricoveri di pazienti gravi in unità di terapia intensiva nelle ultime 24 ore, secondo dati della segreteria alla Salute statale.

L’ATTACCO DELL’ECONOMIST A BOLSONARO

Bolsonaro come Nerone, che se la ride mentre Roma (ovvero il Brasile) brucia: è questo il senso di un duro attacco del settimanale britannico The Economist contro le posizioni assunte dal presidente brasiliano riguardo alla pandemia di coronavirus. “BolsoNerone”, è il titolo dell’articolo dell’Economist, nel quale si ricorda che il presidente brasiliano si è riferito ripetutamente al coronavirus come “un’influenzina” o “un raffreddorino”, si oppone alle misure restrittive per lottare contro l’epidemia e ha violato varie volte e in pubblico le norme di isolamento sociale, malgrado 23 dei membri della delegazione che lo ha accompagnato nel suo recente viaggio in Usa siano risultati positivi al coronavirus.

LE CRITICHE A BOLSONARO

I governatori degli stati brasiliani denunciano che il Presidente Jair Bolsonaro sta mettendo a repentaglio la vita di migliaia di persone con il suo rifiuto a riconoscere il pericolo dell’epidemia di coronavirus e a sostenere le misure per contenerne la diffusione. I contagi in Brasile sono 2.915 e i decessi 77. I leader regionali di 26 stati su 27, esponenti di ogni fazione politica, si sono consultati in una riunione di emergenza e hanno sottoscritto una lettera aperta rivolta al Presidente. “Il coronavirus è un avversario che deve essere sconfitto con il buon senso, l’empatia, l’equilibrio e l’unità”, hanno scritto nella lettera aperta.

CHI ATTACCA BOLSONARO

“È incredibile. Non si può governare un paese in questo modo. In un momento come questo Bolsonaro dovrebbe avere l’umiltà di lasciar parlare chi comprende le cose”, ha affermato Ronaldo Caiado, governatore dello stato di Goias e solo fino a pochi giorni fa alleato di Bolsonaro, in una intervista al Guardian. Anche il governatore di San Paolo Joao Doria, anche lui ex alleato del Presidente, punta il dito contro di lui e lo accusa di ignorare la salute dei suoi connazionali. “Sia invece una guida per il Paese, sia una guida per i brasiliani”, afferma.

LA REAZIONE DI BOLSONARO

Gli organismi ufficiali di propaganda del governo brasiliano hanno cominciato a diffondere su Internet un breve video, accompagnato dall’hashtag #oBrasilNãoPodeParar (il Brasile non si può fermare), in difesa delle posizioni adottate dal presidente Jair Bolsolaro, che si oppone alle misure varate da autorità statali e municipali che restringono l’attività economica e impongono l’isolamento sociale. Nel video — di poco meno di un minuto e mezzo e lanciato su Facebook dal senatore Flavio Bolsonaro, figlio del presidente — si vedono diverse categorie di brasiliani per i quali, secondo quanto dice la voce narrante, “il paese non si può fermare”: sono i “40 milioni di lavoratori autonomi”, dai commercianti agli architetti, dalle domestiche agli avvocati e i venditori ambulanti, senza dimenticare gli stessi malati di coronavirus, “che dipendono dall’assistenza sanitaria e dall’arrivo delle medicine”. Il nuovo hashtag è stato anche ripreso sui suoi siti e pagine nei social dalla Segreteria di comunicazione della presidenza (Secom), il cui responsabile, Fabio Wajngarten, è stato il primo membro dell’equipe di Bolsonaro messo in quarentena dopo essere risultato positivo al test per il coronavirus.

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