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Snapchat

Snapchat, se (anche) gli Spectacles si rivelano un flop

Tempi davvero difficili per Snap. Da quando l’azienda Snap, casa madre del famoso social network, è stata quotata in Borsa, ha perso più del 40% del suo valore.  Manca una strategia di crescita (o almeno la comunicazione della stessa agli investitori) e mancano nuove e scoppiettanti idee per conquistare il mercato. Anche quelle che  sembravano vincenti…

Tempi davvero difficili per Snap. Da quando l’azienda Snap, casa madre del famoso social network, è stata quotata in Borsa, ha perso più del 40% del suo valore.  Manca una strategia di crescita (o almeno la comunicazione della stessa agli investitori) e mancano nuove e scoppiettanti idee per conquistare il mercato. Anche quelle che  sembravano vincenti si stanno rivelando un flop.

Parliamo degli Spectacles, gli occhiali con videocamera integrata lanciati un anno fa da Snap disponibili da giugno in Italia, la compagnia madre dell’applicazione Snapchat: secondo indiscrezioni del sito The Information, infatti, sembrerebbe che siano centinaia di migliaia le unità invendute. Snap pensava  di  fare molto meglio e aveva sovrastimanto la domanda, per ritrovarsi, ora,  con un ingente quantitativo di dispositivi non venduti nei magazzini, sia assemblati sia ancora da comporre.

Quanto svelato da The Information, però, andrebbe in controtendenza rispetto all’ultima affermazione del ceo Evan Spiegel secondo cui le vendite di oltre 150 mila Spectacles avrebbero superato le aspettative della compagnia. Non solo: Business Insider aggiunge che da dati interni alla compagnia emerge che più della metà di coloro che hanno acquistato gli occhiali ha smesso di usarli appena dopo un mese.

Quello degli occhiali, però,  sarebbe solo l’ultimo grattacapo per la compagnia. Nell’ultima trimestrale, diffusa ad agosto, Snap ha registrato un rosso più pesante delle attese con conseguente calo in Borsa.

SnapchatSnap, per ora, ha perso la sua scommessa con Wall Street, ma la società fa ancora in tempo a prendersi una bella rivincita. A cambiare, però, dovrà essere la strategia stessa di Evan Spiegel, che finalmente, in una intervista rilasciata al Summit New Establishment Vanity Fair di Los Angeles, ha ammesso quanto sia importante la comunicazione con gli investitori quando si ha a che fare con il mercato e la Borsa.

“Una delle cose che ho sottovalutato è quanto diventi importante la comunicazione”, ha affermato Spiegel. “Quando sei nel pubblico, hai davvero bisogno di spiegare a una nuova enorme base di investitori, come funziona la tua azienda, ma allo stesso tempo devi dosare quello che dici “.

“Una delle cose che stiamo imparando quest’anno è come comunicare meglio la storia di Snap”, ha continuato Spiegel. “Gli investitori temono che non riusciremo non saremo mai redditizi, o temono che la concorrenza ci ucciderà. Ma credo che questi siano una timori normali per qualsiasi azienda che sta avviando le proprie attività e credo anche che le grandi aziende crescano proprio attraverso questo “.

Ai segreti e alla mancanza di comunicazione, comunque, i dipendenti di Snapchat sono abituati. Lo scorso settembre, alcuni dipendenti di Snapchat avevano letto un rapporto che parlava di un nuovo prodotto creato dall’azienda, un paio di occhiali per le riprese video. Gli stessi dipendenti hanno chiesto ai dirigenti se quel gadget fosse stato creato dalla società, ma una e-mail ha invitato tutti a non parlare della questione, limitando il chiacchiericcio che si era creato. Solo dopo poche ore, come racconta Bloomberg, Snapchat ha presentato pubblicamente i suoi occhiali, annunciando la volontà di allargare il proprio business. E’ questo il modo in cui vanno le cosa a Snap: ogni progetto è segreto, i dipendenti non conoscono obiettivi, strategie e i progetti degli altri team. L’unico a sapere tutto è il fondatore di Snapchat, Even Spiegel. La sua mania per i segreti (e per la privacy) non ci stupisce di certo: è per questo che l’applicazione da lui creata prevede che i messaggi scompaiano a distanza di tempo.

“Mantenere il segreto ti dà spazio per cambiare idea, finché non si è proprio sicuri di aver ragione”, scriveva Spiegel in una nota inviata ai dipendenti nel 2015.

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