skip to Main Content

La rivoluzione hi-tech di Justine Tunney, la pasionaria di Occupy Wall Street

Justine Tunney co-fondatrice del movimento Occupy Wall Street ha chiamato Barack Obama per chiedergli di invitare l’attuale presidente del consiglio d’amministrazione di Google, Eric Schmidt, in carica dal 2011, a licenziarsi, per essere nominato Chief Executive Officer (CEO) d’America.

 

Justine Tunney, 29 anni, già ingegnere di Google, specializzata nel settore software dell’azienda, si è auto-dichiarata “Champagne Tranarchist”, affermando di essere uno dei membri fondatori del movimento anti-capitalista Occupy WallStreet, e di recente ha preso il controllo dell’account Twitter ufficiale @ OccupyWallSt, con i suoi quasi 200.000 seguaci.

Tunney, che lavora per Google, ha postato una petizione il 19 marzo chiedendo al governo americano di “trasferire ogni autorità amministrativa e federale per il settore hi-tech”, con tre richieste aggiuntive specifiche:

1. Ritirare tutti i dipendenti pubblici con le pensioni complete.

2. Trasferimento delle autorità amministrative per il settore hi-tech.

3. Nominare Eric Schmidt CEO of America.

Parlando al Telegraph, Tunney ha detto che era stata ispirata a fare questa petizione perché ha lavorato per Google e aveva familiarità con la capacità di Schmidt di trasformare un’azienda normale, in “un’organizzazione di successo”.

“Eric Schmidt” da dichiarato la Tunney, “è stato il responsabile della formazione di Google, in quanto società nata da uno scopo benefico, che sta rendendo il mondo un posto migliore” ha comunicato al quotidiano. “Se può farlo per Google, forse può farlo anche per il governo. Quello che dobbiamo vedere è un radicale cambiamento di regime.”

La Tunney, pienamente consapevole del fatto che alle potenti lobby statunitensi non importa nulla di questo possibile cambiamento, auspica la possibilità di un cambiamento di regime e il trasferimento pacifico del potere finanziario nelle mani di buone aziende che potrebbe portare vantaggi per il futuro del Paese.

Né la sua posizione, da ex militante del movimento di Zuccotti Park, ha contribuito alla sua autopromozione su Twitter. L’ingegnere ha recentemente ri-twittato la sua petizione che includeva le righe ” Quando l’America è stata sotto la potenza di Google per gli ultimi 20 anni, tutto era davvero buono”, riferendosi al suo apologetico atteggiamento verso i mezzi di sorveglianza di massa attivati per le aziende hi-tech.

Purtroppo, questo non significa che la sua (cattiva) fede nel tecno-capitalismo sia particolarmente radicale, poiché secondo la Tunney il principio della self-regulation di Google è quella dello share, ossia della totale condivisione, e soprattutto del fatto che Google sia diventata una società post-capitalista, poiché in quanto organizzazione, da via e offre tutto gratis, ecco il principio del new understatement.

Il sogno della Tunney è di creare più società off-shore sul modello di Google, che sfuggano al controllo della burocrazia, e allo stesso tempo che sviluppino modelli di tecnologia compatibile, il cui modello del successo sia rappresentato dalla totale condivisione e trasparenza. Ciò su cui si deve cominciare a investire secondo la Tunney sono le start up come nonviolent milita.

La Tunney dal rapporto di 110 pagine dell’FBI intitolato “Potential Criminal Activity Alert”, testimonianza che il movimento Occupy Wall Street era stato spiato, inquinato e delegittimato con un’intensa campagna di disinformazione, intende sfruttare le tecnologie hi-tech per creare bacini di utenza in cui l’informazione libera e la tecnologia più avanzata delle aziende come Google guardino con speranza al futuro.

 

 

 

Back To Top