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Xiaomi

Ecco come Xiaomi al debutto in Borsa ha fatto splash

Doveva essere la più grande Ipo dell’anno ma si è rivelata un po’ fiacca: al debutto alla borsa di Hong Kong le azioni di Xiaomi crollano Deluso le aspettative. Per la più grande Ipo (offerta pubblica iniziale) del settore tecnologico di quest’anno, il debutto in Borsa di Xiaomi non è stato proprio brillante. Le azioni…

Deluso le aspettative. Per la più grande Ipo (offerta pubblica iniziale) del settore tecnologico di quest’anno, il debutto in Borsa di Xiaomi non è stato proprio brillante. Le azioni del produttore cinese di smartphone e dispositivi mobili hanno aperto il commercio in calo di oltre il 2%. Troppa attesa e fomento per l’Ipo di Xiamoi – la più grande Ipo dalla quotazione a Wall Street di un altro colosso tecnologico cinese Alibaba nel settembre 2014 – che si è scontrata con l’interesse un po’ raffreddato degli investitori e con lo scetticismo sul modello di business e le preoccupazioni per l’intensificarsi della lotta commerciale tra Stati Uniti e Cina.

CHE COSA E’ SUCCESSO AL DEBUTTO DI XIAOMI A HONG KONG

Un ribasso del 2,4% a 16,6 dollari di Hong Kong per azione contro il prezzo fissato da Xiaomi per azione a 17 dollari di Hong Kong (1,84 euro).
L’Ipo ha valutato l’azienda cinese guidata da Lei Jun a circa 54 miliardi di dollari, quasi la metà dei 100 miliardi di dollari sperati all’inizio e al di sotto dell’obiettivo più recente di almeno 70 miliardi di dollari.

IL QUARTO PRODUTTORE DI SMARTPHONE AL MONDO

A circa otto anni dalla sua fondazione, da piccola startup è ora il quarto vendor al mondo di telefoni cellulari, con forti vendite in India e una promettente partenza anticipata in Europa. Xiaomi si concentra su smartphone e token a basso costo e ad alte prestazioni un modello di business innovativo che offre servizi online, una gamma di prodotti di elettronica di consumo costruiti da aziende partner e una strategia di vendita al dettaglio che include una rete di negozi fisici.

UN MODELLO DI BUSINESS POCO CONVINCENTE

Non solo cellullari. Secondo il fondatore e ceo Lei Jun, Xiaomi rappresenta una nuova specie di società, perseguendo un “modello di business triathlon” che combina servizi hardware, internet ed e-commerce.
Attualmente, la maggior parte delle entrate proviene dalla vendita di smartphone Android poco costosi a margini sottili. Tuttavia, la società con sede a Pechino spera di ottenere la maggior parte dei suoi profitti dalla vendita di “servizi internet”, ovvero annunci, media e beni virtuali, attraverso la sua gamma di app. Ma proprio i dubbi sulla sostenibilità di questo modello di “business triathlon” sono stati tra i motivi della valutazione più bassa per gli analisti. “Non dovresti pensare a Xiaomi come a una società di hardware, a una società di Internet o a una società di e-commerce. Siamo la rara azienda che può fare hardware, fare internet e fare e-commerce.” usando le parole del direttore finanziario di Xiaomi, Chew Shou Zi, durante un evento stampa.
Parole che non hanno convinto gli investitori, che insistono a vedere Xiaomi come un’azienda di hardware. E finora nessuna azienda ha mai costruito un business software di successo basato sull’hardware di base.

TUTTA COLPA DI TRUMP

Altra variabile che non era stata considerata è The Donald. Il debutto di Xiaomi arriva infatti in un momento in cui i mercati globali sono turbati dalle tensioni commerciali crescenti tra Stati Uniti e Cina dopo gli annunci del presidente Donald Trump di introdurre dazi. La disputa affonda le radici nelle preoccupazioni americane circa le ambizioni tecnologiche cinesi e il suo enorme surplus commerciale con gli Stati Uniti.

QUANTO HA INCISO IL CASO ZTE

Ci sarebbe anche un precedente che ha fatto indietreggiare gli investitori: “Il modo in cui Zte è stata trattata negli Stati Uniti… ha sicuramente avuto un impatto”, ha sentenziato Jake Saunders, analista di ABI Research a Cnn Money.
Il produttore cinese di apparecchiature per smartphone e telecomunicazioni Zte è in crisi da quando il governo statunitense ha vietato alle compagnie americane di venderle componenti, citando le violazioni di un precedente accordo che ha punito la società per aver eluso le sanzioni contro l’Iran e la Corea del Nord.

CALMA ZEN PER LEI JUN

“In questo momento critico nelle relazioni commerciali sino-americane, i mercati dei capitali globali sono in costante cambiamento” ha affermato serafico Lei Jun, riconoscendo lo sfortunato momento del debutto lunedì mattina nella borsa di Hong Kong. “Sebbene le condizioni macroeconomiche siano lontane dall’ideale, crediamo che una grande azienda possa ancora raccogliere la sfida e distinguersi” ha aggiunto Lei.

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