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Tim Open Fiber

Tim, tutte le staffilate di Gubitosi su rete e Open Fiber

Che cosa ha detto l'amministratore delegato di Tim, Luigi Gubitosi sul progetto di rete unitaria con Open Fiber (società di Enel e Cdp per la fibra ottica).

 

Una combinazione tra Tim e Open Fiber “ha senso e andrebbe perseguita, ma se questo obiettivo non fosse condiviso sarà comunque Tim a farsi carico di questa sfida cruciale per il Paese”. E’ stato uno dei passaggi clou dell’intervento del capo azienda di Tim, Luigi Gubitosi, al convegno “5g Italy”, dell’ipotesi di una rete unica verticalmente integrata.

CHE COSA HA DETTO GUBITOSI DI TIM

Sul digital divide, l’ad di Tim Gubitosi ha poi ricordato che “case studies di settore a livello internazionale dimostrano che i tentativi di modello Wholesale only si sono rivelati tutti esperienze di scarsa efficacia per la reale diffusione del Ftth e in larga parte di portata molto limitata rispetto ai modelli – largamente prevalenti in tutto il mondo – di operatore di rete verticalmente integrato”. Gubitosi ha comunque sottolineato che Tim “rimane molto disponibile a creare un’unica infrastruttura di rete perché concentrare gli investimenti sarebbe la via più efficiente per dotare il Paese di una rete all’avanguardia”.

IL NODO DELLA RETE

Sulla rete “ora non è più tempo di dibattiti infiniti e ipotesi fantasiose. Ora è tempo di risultati concreti – ha aggiunto Gubitosi – ovviamente la soluzione non può essere la creazione di un operatore disintegrato, eliminando esperienze competenze e sinergie, inseguendo sistemi e modelli peculiari che non hanno riscontrato successo in nessuna parte del mondo”, ha continuato ricordando che da inizio 2019 “sono stato il primo a suggerire di eliminare duplicazioni di infrastrutture e investimenti”. Un modo indiretto – secondo molti osservatori – per dire no all’auspicio espresso come centro studi Astrid dal presidente di Open Fiber, Franco Bassanini, per una rete unitaria a controllo di Cdp e non dell’ex monopolista.

I PROGETTI

Tim “sin da oggi è disponibile a intervenire per chiudere il digital divide a partire dalle aree bianche e offrire al Paese un’infrastruttura di rete all’altezza delle sfide che lo attendono”, ha assicurato Gubitosi. “Da parte nostra abbiamo già offerto ad altri operatori la possibilità di co-investire nelle città che Tim cablerà nei prossimi due anni”, ha continuato Gubitosi aggiungendo che nel 2024 – anno che segnerà i 100 anni del primo antenato di Telecom – “ci piacerebbe poter dire di aver abbattuto il gap tecnologico che ancora oggi persiste nel Paese, avendo riportato l’Italia nuovamente nel gruppo di testa dei paesi avanzati. È un traguardo ambizioso che vogliamo condividere con Istituzioni, Governo e Società civile che siamo sicuri abbiano tutte lo stesso obiettivo e vorranno lavorare insieme a noi per raggiungerlo. Noi siamo pronti”.

IL RUOLO DEI REGOLATORI E DEI REGOLATI

Il capo azienda di Tim non ha esitato a lanciare staffilate verso Open Fiber, la società per la fibra ottica controllata da Enel e Cassa depositi e prestiti. Open Fiber “porta la fibra fino a una media di 17 metri dall’edificio… Creando così un nuovo tipo di architettura indefinito che in Tim chiamiamo scherzosamente Ftn ‘Fiber To Nowhere”, ha detto Gubitosi, commentando nel suo discorso al 5g Italy i dati forniti dalla stessa Open Fiber in una recente audizione parlamentare. Riferendosi poi indirettamente alle ultime dichiarazioni del presidente di Open Fiber, Bassanini, sulla possibilità che la fusione Tim-Open Fiber, sotto il controllo di Tim, non passi il vaglio dell’Agcom, Gubitosi ha aggiunto che in molti paesi “è ritenuto inappropriato indicare come si dovrebbe comportare un regolatore, tirandolo, come si suol dire ‘per la giacchetta’. Dovrebbe essere così anche da noi per rispetto istituzionale”. Nella sede odierna, ha poi fatto notare, “mi limiterò a fare invece alcune considerazioni di carattere industriale, senza voler in alcun modo esprimere commenti o indirizzi per il regolatore. Non è nel mio stile, non l’ho mai fatto e non inizierò a farlo ora”. Una delle sfide “più importanti che ci troviamo ad affrontare, oltre alla gestione delle innovazioni tecnologiche, è quella di abbattere il digital divide che ancora esiste in Italia, in particolar modo nelle aree bianche”, ha concluso. In verità mesi fa il numero uno di Tim aveva sollecitato le authority – Antitrust e Agcom – a cambiare alcune impostazioni.

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