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Donald Trump Elon Musk

Come gli Stati Uniti si adegueranno al concetto di spazio come teatro di guerra

L’analisi di Fabio Vanorio, blogger di Start Magazine, su obiettivi e scenari della Space Policy Directive 1 firmata da Trump Nel dicembre 2017, il Presidente degli Stati Uniti, Donald J. Trump, ha firmato la Space Policy Directive 1, un seria conversione nella politica spaziale statunitense prevedendo un approccio di sviluppo integrato pubblico/privato finalizzato a missioni spaziali…

Nel dicembre 2017, il Presidente degli Stati Uniti, Donald J. Trump, ha firmato la Space Policy Directive 1, un seria conversione nella politica spaziale statunitense prevedendo un approccio di sviluppo integrato pubblico/privato finalizzato a missioni spaziali di esplorazione principalmente su Luna e Marte.

La Direttiva promana da una raccomandazione unanime espressa dal neo nominato National Space Council, presieduto dal Vice Presidente Mike Pence. L’impegno sancito con la Direttiva ha una forte valenza militare. Durante una recente visita al Marine Corps Air Station Miramar di San Diego, Trump infatti ha annunciato la volontà di creare una componente militare autonoma dedicata allo spazio.

La controversia è ben nota agli addetti ai lavori. Attualmente lo U.S. Space Command (insieme al NORAD, North American Aerospace Defense Command) è sotto il controllo dell’Air Force Space Command (che sviluppa, lancia, e opera sui circa 300 satelliti militari attualmente in funzione), ma dal 2017 il Congresso ne sta considerando una separazione.

Giorni fa, il Dipartimento della Difesa ha fatto circolare al Congresso un proprio report in cui evidenzia l’utilità di un Comando militare indipendente (“Combatant Command”) come già presente in Russia e Cina, il che, oltre ad un vantaggio in termini di sicurezza nazionale spaziale (per la quale il Pentagono ha pianificato una spesa nell’anno fiscale 2019 pari a 12.5 miliardi di dollari, superiore di 1.1 milioni di dollari all’anno precedente), fornirebbe anche un potente impulso all’innovazione e allo sviluppo industriale nell’industria della difesa, priorità piuù volte dichiarata dal Presidente Trump.

Tra i diversi motivi che possono spiegare l’attuale enfasi dello spazio come “warfighting domain”, al di là dei più comuni elencati pubblicamente, ve n’è uno meno noto ma probabilmente più importante di ogni altro: la difesa da attacchi mediante impulsi elettromagnetici (c.d. EMP, Electromagnetic pulse). Nell’ottobre 2017, una Commissione ad hoc ha presentato un documento al Congresso sul problema, auspicando tra l’altro l’impiego di difese spaziali a protezione da attacchi di questo tipo, citando come esempio l’arsenale detenuto dalla Corea del Nord.

Tra gli impieghi di attacchi EMP evidenziati vi sono sia gli armamenti nucleari (detonando le testate a certe altitudini, anche senza sistemi di guida), sia gli armamenti cyber (con effetti su reti informatiche ed elettriche per periodi indefiniti). Mentre l’istituzione di una presenza militare nello spazio può sembrare come una science fiction, attualmente Russia e Cina sono già molto avanzate negli investimenti nel settore. Lo spazio è già un nuovo “high ground” nelle operazioni militari e la disponibilità di una presenza adeguata rappresenta un vantaggio strategico in termini di capacità sia difensiva che offensiva.

FABIO VANORIO

Fabio Vanorio è un dirigente del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dove ha prestato servizio dal 1990. Dal 2000 ha prestato servizio presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. In aspettativa dal 2014, risiede a New York dove ha in corso progetti di ricerca accademica in materia di economia internazionale ed economia della sicurezza nazionale. Si è laureato in Economia a Roma all’Università La Sapienza, dove ha anche conseguito una specializzazione in Economia e Diritto delle Comunità Europee. Ha due Master rispettivamente in Econometria applicata ed in Finanza ed Assicurazione islamica, quest’ultimo conseguito a Londra. Attualmente scrive per l’Hungarian Defense Review e per l’Istituto di Studi Strategici Nicolò Machiavelli.

DISCLAIMER: Tutte le opinioni espresse sono da ricondurre all’autore e non riflettono alcuna posizione ufficiale riconducibile né al Governo italiano, né al Ministero degli Affari Esteri e per la Cooperazione Internazionale. Laddove il tema è inerente a relazioni internazionali, il testo è stato autorizzato per la pubblicazione dal Ministero degli Affari Esteri e per la Cooperazione Internazionale.

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