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Elisabetta Ripa Open Fiber

Perché Open Fiber non si appassiona alla società unica della rete con Tim

Fatti, analisi e scenari sulla partita della banda larga e sulle ipotesi di una società unica per la rete in fibra ottica. L’approfondimento di Giusy Caretto Una guerra a colpi di città conquistate, di annunci, idee e ipotesi. Di progetti, di gare e di modelli di business. Di promesse agli utenti e di cantieri aperti.…

Una guerra a colpi di città conquistate, di annunci, idee e ipotesi. Di progetti, di gare e di modelli di business. Di promesse agli utenti e di cantieri aperti. Si riaccende (ma forse non si era mai spenta) la sfida tra Tim, pronta alla societarizzazione della rete e ad una possibile quotazione in Borsa della netco, ed Open Fiber, che rivendica il ruolo nel cablaggio dell’Italia e che, tramite le parole dell’ad, Elisabetta Ripa, ribadisce la contrarietà dell’azienda ad una fusione delle due reti.

In una intervista rilasciata ad Affari e Finanza, infatti, l’amministratore delegato ha affermato che quello di Open Fiber è un business vincente che anche le società straniere starebbero replicando. Andiamo per gradi.

ELISABETTA RIPA: NO ALLA RETE UNICA

fibraPartiamo dal tema più caldo: la fusione delle due reti, ipotesi che Carlo Calenda, ministro uscente del Mise, ha più volte messo sul tavolo per non disperdere le risorse, non piace ad Elisabetta Ripa. A differenza del fondo Elliott che sta cercando di sfilare il controllo di Tim a Vivendi.

“Questa faccenda della società unica della rete non ci appassiona. Noi abbiamo un mandato e lo stiamo portando aventi con determinazione”, ha affermato la Ripa ad Affari e Finanza, il supplemento del lunedì di Repubblica. “Anche perché al Paese l’infrastruttura in fibra e la banda ultra larga servono già oggi e serviranno ancora di più domani e OpenFiber è l’unica società che sta davvero posando”.

OPEN FIBER UN MODELLO CHE FUNZIONA

Il successo di cui parla Elisabetta Ripa non dovrebbe stupire così tanto: il modello di business scelto, infatti, è quello vincente, almeno secondo le parole dell’amministratore delegato di Open Fiber (società costituita da Enel e Cassa depositi e prestiti). Il modello wholesale “funziona”, spiega la Ripa: “Non a caso continuiamo a ricevere dimostrazioni di interesse da parte di banche e fondi esteri”. E a testimoniare tutto questo sarà l’annuncio, che dovrebbe arrivare a breve, del finanziamento di 3,5 miliardi di euro per i progetti futuri dell’azienda.

VERSO LA VELOCITA’ DI CROCIERA

“Stiamo raggiungendo la velocità di crociera”, ha detto Ripa. I vecchi problemi con Fastweb e Tiscali erano dovuti al fatto che “in estate ci hanno chiesto più attivazioni di quante pattuite e ora la situazione si è riassorbita completamente. E’ per questo che parlavo di velocità di crociera. Una società che investe in infrastruttura e che deve partire da zero come abbiamo fatto noi è più lenta all’avvio, ma poi l’avvicendarsi dei cantieri prende un suo ritmo. Nell’ultimo trimestre del 2017 abbiamo connesso 35mila abitazioni a settimana. A dicembre, mese in cui abbiamo dato una grossa accelerazione, ne abbiamo connesse 65 mila”.

FIBRA NELLE CASE

E per “connesse” la Ripa intende la fibra che arriva fino alla porta di casa, la Ftth. “Bene ha fatto l’Agcom nei giorni scorsi a mettere l’accento sul fatto che non si può parlare di ultra-fibre o iper-fibre quando un pezzo della rete resta in rame e non ha quindi la velocità e l’affidabilità della nostra soluzione.

I NUMERI DI OPEN FIBER

Parlando di numeri (che devono ancora essere approvati), Open Fiber ha installato nelle aree a successo di mercato, nel 2017, 2,45 milioni di unità immobiliari. “Al netto degli 1,1 milioni di case connesse portate in dote da Metroweb ne abbiamo aggiunte nei dodici mesi 1,45 milioni: se ci hanno appena assegnato, la settimana scorsa a Barcellona, il premio 2018 del Ftth Council una ragione ci sarà pure stata, non crede?”, ha aggiunto Elisabetta Ripa.

“Nelle prime 13 città italiane, a cui si uniscono alcuni comuni dell’hinterland milanese e torinese, come Sesto San Giovanni, Bresso, Settimo Torinese, abbiamo già ampiamente superato la quota del 50% di case connesse e quindi è partita la commercializzazione da parte delle telco con cui abbiamo gli accordi”.

LE GARE INFRATEL

E se nelle aree a successo di mercato tutto prosegue a gonfie e vele, non è così, invece nelle aree considerate a fallimento di mercato, dove invece ci sono dei ritardi. “L’ultimo atto prima di poter diventare pienamente operativi era il regolamento per l’assegnazione in appalto dei lavori: è arrivato il 9 novembre scorso. In precedenza eravamo partiti, solo grazie ad una deroga, in 54 Comuni della cosiddetta “fase zero” della prima gara.

Open Fiber, comunque, prova ad accelerare. “ Nel mese di gennaio abbiamo lanciato le prime gare per assegnare i lavori nelle prime 6 Regioni. Entro la fine di questo mese avremo assegnato a gara i lavori in tutte le altre 11 Regioni”, ha spiegato Elisabetta Ripa. “Abbiamo già progettato l’infrastruttura in 1.300 comuni e ad aprile partiranno altri cantieri, attivando ulteriori investimenti per 600 milioni: 100 milioni per acquisto di materiali e 500 milioni di lavori per opere civili. I tempi di posa dei nuovi cavi ottici sono normalmente di 5/6 mesi ma stiamo facendo il massimo per ottimizzare l’impiego entro l’anno dei fondi pubblici (anche di origine Ue) che nelle aree a fallimento di mercato finanziano per il 50% circa il costo di realizzaopen fiberzione. Il nostro piano prevede di collegare 9,3 milioni di abitazioni nelle aree Ce D che si sommeranno ai 9,5 milioni nelle aree A e B”.

Per la realizzazione di quanto promesso, Open Fiber coinvolgerà 48 imprese di costruzioni e impiantistica.

IN ATTESA DEL 2019

I successi operativi si traducono anche in successi finanziari: il 2017 è stato chiuso con ricavi a quota 90 milioni. E il bello deve ancora venire: il fatturato dovrebbe decollare tra il 2018 e il 2019. E proprio nel 2019 potrebbe esserci anche il debutto in borsa di Open Fiber.

I PROGETTI DI TIM

Sull’altro fronte, a lavorare per la banda larga è Tim (controllata da Vivendi), che in queste settimane ha annunciato la societarizzazione della rete. Questo significa la costituzione di una Netco (nuova società) controllata completamente da Telecom. I tempi, però, non sono brevi: Amos Genish, infatti, ora dovrà pianificare il tutto e presentare il progetto all’Agcom, che deve dare il via libera.

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