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Sari Real Time

Riconoscimento facciale, ecco l’azienda che fornisce il Sari al Viminale

Reco 3.26 è l'azienda che fornisce il software di riconoscimento facciale Sari al Ministero dell'Interno. Tutti i dettagli e le curiosità

È Made in Italy (precisamente Made in Sud) il software di riconoscimento facciale utilizzato dalle nostre forze dell’ordine dal 2018. Nel 2016 la leccese Parsec 3.26 srl ha vinto l’appalto del Ministero dell’Interno per la fornitura del Sari (sistema automatico di riconoscimento delle immagini).
Il Sari è il software che consente di effettuare ricerche nella banca dati Sistema automatizzato di identificazione delle impronte (Afis): praticamente inserendo in Sari la fotografia di un sospettato, il sistema dovrebbe andare a cercare tutti i fotosegnalati che gli somigliano e che erano stati precedentemente inseriti nel database di Afis.
Ecco le ultime novità.

L’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE SUL RICONOSCIMENTO FACCIALE

In questi giorni si è riacceso il dibattito sull’utilizzo della tecnologia di riconoscimento facciale Sari da parte delle nostre forze dell’ordine e le implicazioni riguardo la tutela della privacy. Lo scorso 21 gennaio è stata presentata un’interrogazione parlamentare firmata dal deputato Pd, Filippo Sensi, già portavoce degli ex premier Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, con cui chiedeva al Viminale alcuni chiarimenti sull’utilizzo del Sari da parte delle forze di polizia. Mercoledì è arrivata la risposta del Viminale attraverso il sottosegretario Carlo Sibilia (M5S) presente in Commissione Affari Costituzionali.

Nel testo dell’interrogazione si pone il seguente quesito: “Se le forze di polizia e di sicurezza italiane utilizzino il software in questione o tecnologie o software simili a quelli citati in premessa; in caso affermativo, quanti siano i cittadini i cui dati sono presenti nel sistema e quante le persone – delle forze di polizia e di sicurezza ovvero non appartenenti ad esse – che ad esso possono avere accesso diretto o indiretto”.

LA REPLICA DEL VIMINALE

Come già emerso dalla vicenda del 2018, il Viminale ha confermato nella risposta scritta che la Polizia di Stato utilizza e gestisce il Sari Enterprise. E precisa che: “Nella banca dati Afis sono presenti, attualmente, 17.592.769 cartellini fotosegnaletici, acquisiti a norma di legge, corrispondenti a 9.882.490 individui diversi, di cui 2.090.064 si riferiscono a cittadini italiani. Viceversa, il Sari, essendo un software e non una banca dati, non contiene alcun dato”.

SARI FORNITO DALLA LECCESE PARSEC 3.26

A fornire il software Sari è una società salentina. Nel 2016 infatti la Parsec 3.26 srl si aggiudica l’appalto del ministero dell’Interno per la fornitura del servizio di riconoscimento facciale, sbaragliando le multinazionali. Fondata nel 2004, ma attiva principalmente dal 2014 come si legge nella visura camerale della società, la Parsec 3.26 conta al momento 73 dipendenti. L’amministratore unico è Bruno Scalpello, classe 1964, laureato in Informatica all’Università di Bari.

IN COLLABORAZIONE CON IL CNR-ISASI DI LECCE E L’UNIVERSITÀ DEL SALENTO

Come aveva spiegato lo stesso Scalpello alla Gazzetta del Mezzogiorno in un’intervista del 2018, il Sari è frutto di un progetto di ricerca iniziato 4 anni prima per la creazione di un laboratorio congiunto con il Cnr-Isasi di Lecce e l’Università del Salento. Una volta vinto l’appalto, la Parsec si è occupata anche della formazione di 3.400 operatori nelle questure di tutto il territorio nazionale. Sempre alla Gazzetta Scalpello sottolineò che oltre che a disposizione della polizia scientifica, il Sari si trova nel porto di Bari installato da Leonardo sulla tecnologia di Parsec. Inoltre, il Sari italiano è stato richiesto anche dalle società che gestiscono i casinò di Las Vegas.

I CONTI DELL’AZIENDA LECCESE

Ma come  sono i conti della società? I ricavi, alla fine del 2018, sono scesi a 2.834.318 euro dai 3.469.328 euro del 2017. Anche il valore della produzione è diminuito a 3.910.702 euro da 4.978.330 euro del 2017. Diminuiti nel 2018 anche i costi di produzione: da 4.225.990 euro del 2017 sono scesi a 3.485.387 euro nel 2018. Dimezzato anche l’utile: dai 651.591 euro del 2017 si è passati a 241.298 euro nel 2018.

L’OPERAZIONE 2018 CON LA CESSIONE DEL RAMO RESPONSABILE DEL RICONOSCIMENTO FACCIALE A RECO 3.26

Proprio a ottobre 2018, momento in cui le forze dell’ordine iniziano a utilizzare il software Sari, Scalpello vende il ramo d’azienda “Face Survay Evolve” (responsabile dello sviluppo della tecnologia di riconoscimento facciale) alla società Reco 3.26, costituita a luglio nel 2018.

Tale conferimento ha portato all’acquisizione di una partecipazione della Parsec 3.26 nella Reco 3.26 pari a 1.970.000 euro, diventando il secondo socio per quote sulla società. Primo socio della Reco 3.26 è infatti Alboran srl (con quote pari a 2.053.024 euro), poi c’è Parsec 3.26, dietro ancora Alboran Advisory srl (con 329.940 euro), seguita da Teleconsul editore spa (con 146.640 euro) e infine la Biesse invest srl (con una quota pari a 36.975 euro). Sempre nel corso del 2018 Reco ha acquisito il 92% della società Reco 3.26 Ltd con sede a Londra.

Amministratore delegato di Reco 3.26 è Simone Pratesi mentre Bruno Scalpello (amministratore delegato di Parsec 3.26) ha il ruolo di presidente del cda.

IL GENERALE PURI (ALTRAN) A CAPO DELLE RELAZIONI ESTERNE DI RECO 3.26

Da novembre 2018, a curare le relazioni esterne di Reco 3.26 è Paolo Puri, generale e consigliere militare vicario di Palazzo Chigi dal 2012 al 2018 ed ex responsabile del programma Galielo Prs, maxi progetto pubblico di servizi per navigazione e posizionamento satellitare. Da gennaio 2019 il generale Puri è anche membro del cda della sezione italiana del gruppo Altran, con il ruolo di responsabile legale sicurezza.

Altran Italia fa parte del colosso francese dell’aerospazio e difesa che, come aveva ricordato in un articolo l’anno scorso il Sole 24 Ore, “ha avuto un pesante stop dal nostro governo il 2 novembre 2017. Voleva acquisire Next Ast srl, azienda italiana a sua volta consulente per le imprese strategiche nazionali di difesa, aerospazio ed elettronica”. Ma l’allora presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, esercitò i poteri di golden power e bloccò la vendita di next ad Altran. Curioso che proprio il consigliere militare aggiunto di Gentiloni all’epoca sia oggi rappresentante legale e sicurezza di Altran. Come sottolineava il Sole 24 Ore “un generale dell’Aeronautica italiana in una società francese di difesa e sicurezza sembra non avere precedenti”.

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