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Ong fa causa ad Uber: la società viola i diritti umani

Una Ong fa causa ad Uber per violazione dei diritti umani. L’azienda discriminerebbe i disabili Per Uber i tribunali saranno oramai una seconda casa. La società di San Francisco, dopo essere stata più volte citata in giudizio per concorrenza sleale ai taxi, ed aver perso anche diverse cause, ora è sotto accusa per violazione dei…

Una Ong fa causa ad Uber per violazione dei diritti umani. L’azienda discriminerebbe i disabili

Per Uber i tribunali saranno oramai una seconda casa. La società di San Francisco, dopo essere stata più volte citata in giudizio per concorrenza sleale ai taxi, ed aver perso anche diverse cause, ora è sotto accusa per violazione dei diritti umani.

Il periodo nero di Uber, ora alla ricerca di un Ceo, dunque, sembra non trovare fine. Ma andiamo per gradi.

Ong fa causa ad Uber

guida autonoma uberUber chiamata a rispondere per reato di violazione dei diritti umani. Secondo la Disability Rights Advocates, un centro legale senza fini di lucro di New York, la compagnia eroga un servizio “al 99,9% inaccessibile alle persone con disabilità motoria”. La società viene accusata, in particolare, di violare la legge anti-discriminazione, per conto di una classe di individui disabili che usano la sedia a rotelle e vogliono poter fruire del servizio di trasporto di Uber.

L’organizzazione no profit avrebbe già depositato la causa collettiva presso la Corte Suprema di New York a Manhattan.

In realtà, la compagnia avrebbe tra i suoi servizi anche UberWav, i minivan accessibili alle persone su sedia a rotelle. Ma la Ong punta il dito contro Uber perchè sulle strade newyorchesi ci sono meno di 100 auto Uber utilizzabili da chi è in sedia a rotelle, a fronte di una flotta complessiva di 58mila vetture.

Non è la prima causa di questo tipo

L’accusa non è nuova. Equal Rights Center avrebbe accusato Uber di discrimazione, dal momento che nessuno dei 30mila veicoli di Uber che circolano a Washington è equipaggiato per ospitare persone in sedia a rotelle.

L’accusa di discriminazione razziale

Non solo discriminazione verso i disabili. Uber sarebbe anche razzista. Lo studio “Racial and Gender Discrimination in Transportation Network Companies”, condotto da alcuni ricercatori del MIT, dell’Università di Washington e dell’universtà di Stanford, ha evidenziato che alcuni utenti afro-americani sono stati vittima di discriminazione razziale da parte di alcuni piloti Uber e Lyft.

“Abbiamo scoperto che i viaggiatori afro-americani a Seattle hanno sperimentato attese significativamente più lunghe prima che venisse accettata la loro richiesta di un passaggio con UberX o Lyft”, hanno detto i ricercatori, che hanno condotto l’analisi su 1.500 viaggi, a Seattle e Boston. “Abbiamo teorizzano che almeno alcuni driver di UberX e Lyft discriminano sulla base della razza percepita del viaggiatore”.

Rachel Holt, Responsabile Uber nordamerica, ha commentato dicendo che non c’era posto per il razzismo sulla piattaforma, ma che “Studi come questo sono utili per pensare a come Uber possa fare di più contro le discriminazioni”.

Le dimissioni di Travis Kalanick

Travis Kalanick non sarà più Ceo dell’azienda che lui stesso ha fondato, ma rimarrà comunque a far parte del board.

Uber“Amo Uber più di qualsiasi cosa al mondo e in questo difficile momento della mia vita personale ho accettato la richiesta degli investitori di mettermi da parte in modo che Uber possa continuerà ad andare avanti a costruire piuttosto essere distratta da un’altra lotto”, avrebbe scritto Kalanick in comunicato, secondo quanto riportato da The New York Times.

Perchè Kalanick si è dimesso?

Da molti mesi l’azienda era finita nell’occhio del ciclone per diversi scandali.

Susan Fowler è una donna ingegnere assunta, nel 2015, da Uber. Fin dai primi giorni di lavoro (dal racconto di Susan), la ragazza ha dovuto subire pressioni e molestie sessuali dall’amministratore delegato (e cofondatore) Travis Kalanick.

Vista l’insistenza del suo capo, la neoassunta ha informato il capo del personale della situazione, che trattandosi di high performing manager’ (ovvero di un manager che fa molto bene il suo lavoro), ha preferito non intervenire.

Susan Fowler ha deciso di lasciare l’azienda di San Francisco. Ora lavora per un’altra startup, il gigante dei pagamenti Stripe.

Kalanick ha respinto le accuse e ha avviato un’indagine ad ampio raggio sulla questione. L’indagine interna, come ha scritto il The Guardian, si è conclusa in questi giorni con il licenziamento di 20 persone con l’accusa di molestie sessuali. 

All’indagine sarebbe seguita anche una lettera  di Kalanick ai manager in cui dà loro istruzioni su come relazionarsi ai dipendenti. E ancora. Il 1 marzo 2017, infatti, un dipendente ha pubblicato, su Youtube di Bloomberg, un video in cui discuteva della situazione difficile degli autisti dell’azienda proprio con il Ceo.

Il cambio di regole continuo e la riduzione dei prezzi faceva guadagnare sempre meno agli autisti. ‘Ho perso 97 mila dollari finora per colpa tua’ gli dice l’autista. Cabiate tutto ogni giorno!’. La risposta è brutale e colpevolizza l’autista della sua situazione.

E se proprio per colpa di questi scandali, la scorsa settimana Kalanick aveva annunciato di volersi prendere un periodo di aspettativa, ora date le crescenti pressioni da parte degli azionisti, viene costretto a dimettersi.

Alla ricerca di un nuovo Ceo

uberLa decisione di Kalanick fa sorgere delle domande. Quanto tempo una società di 12.000 persone che è valutata a tra 60 e 70 miliardi di dollari, potrà stare senza un Ceo? Poco, pochissimo. Kalanick ha bisogno di un sostituto il prima possibile, prima che l’azienda possa incorrere in una crisi ancora più profonda. 

Ci sono da prendere decisioni strategiche e affrontare situazioni non poco facili. Non solo la guerra contro i Taxi, ma anche la sentenza, in Europa, su cosa sia Uber e su come può (o non può) operare.

Quella che dovrebbe prendere la Corte di giustizia europea è una sentenza storica. Uber è stato citato in numerosi tribunali europei, ma, questo caso particolare, nasce da una denuncia presentata contro la società di San Francisco dalla Asociación Taxi Profesional Élite di Barcellona. In questo caso si chiede al Giudice di decidere la definizione di Uber: è un servizio di trasporto o una piattaforma digitale? Per usare le parole della citazione in tribunale, Uber è “un telefono intelligente, una piattaforma che consente alle persone di collegarsi l’una all’altra”, o è, come sostiene l’associazione di taxi, “semplicemente un servizio di trasporto”?

La Corte di Giustizia Europea è dunque chiamata a decidere sulla “natura giuridica”. Se il giudice dovesse considerare Uber “un servizio della società dell’informazione”, allora “il servizio di intermediazione elettronica dovrebbe beneficiare del principio della libera prestazione di servizio, garantita dalla normativa della Comunità europea”.

Nel 2006 l’Ue ha deciso sulla rimozione delle barriere al commercio in tutti i paesi membri dell’UE, ma l’articolo in questione esclude i servizi di trasporto. É per questo che stabilire la natura giuridica dell’esercizio sarà fondamentale per decidere sul futuro della piattaforma.

Chi sarà il nuovo Ceo?

Uber fisco taxiLe dimissioni di Kalanick aprono la corsa per un nuovo Ceo. Come racconta The New York Times, i cinque primi azionisti (Benchmark, First Round Capital, Lowercase Capital, Menlo Ventures, Fidelity Investments) hanno chiesto non solo le dimissioni del Ceo, ma anche un controllo ferrato del Consiglio di Amministrazione. 

“Nei prossimi 180 giorni ci impegneremo a nominare la nuova guida di Uber”, ha detto la società. “Sappiamo che c’è una lunga strada da percorrere, ma non ci fermeremo finché non ci arriviamo.”

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