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Casaleggio

Cosa dicono LVenture Group e United Ventures delle tesi di Davide Casaleggio

Luigi Capello, CEO di LVenture Group, e Massimiliano Magrini, CEO di United Ventures, commentano le idee sovraniste di Davide Casaleggio su venture capital e innovazione digitale. Articolo di Giusy Caretto Davide Casaleggio, presidente della Casaleggio Associati e numero uno dell’associazione Rousseau che lavora per il Movimento 5 Stelle, aveva espresso qualche giorno fa un’idea sovranista…

Davide Casaleggio, presidente della Casaleggio Associati e numero uno dell’associazione Rousseau che lavora per il Movimento 5 Stelle, aveva espresso qualche giorno fa un’idea sovranista per il futuro del venture capital e per l’innovazione in Italia. Casaleggio Jr, infatti, in una intervista rilasciata al giornalista Marcello Bussi di Mf/Milano Finanza, a margine della presentazione di un report sul private equity, auspicava  un ruolo più attivo dello Stato sull’innovazione digitale.

Se da una parte proprio quell’intervista e l’articolo di Start Magazine hanno aperto un dibattito che ha visto protagonisti  il professore bocconiano Carlo Alberto Carnevale Maffé e lo stesso Davide Casalleggio, dall’altra ha portato i principali fondi di venture capital a riflettere su quale sarà il futuro del settore. Start Magazine ha sentito sui questi temi Luigi Capello, CEO di LVenture Group, e Massimiliano Magrini, CEO di United Ventures.

COSA HA DETTO DAVIDE CASALEGGIO

Secondo l’idea di Casaleggio, “lo Stato dovrebbe avere come obiettivo quello di sviluppare un sistema di finanziamento dell’innovazione”. Tutti i progetti avviati fino ad oggi a partire dal 2012, “non sono sufficienti se lo Stato, da una parte, non coordina e razionalizza i propri investimenti sul mercato e non crea le condizioni per lo sviluppo del sistema di finanziamento dall’altra”, ha spiegato Casaleggio, che guarda alla Francia come modello da seguire, ma che allo stesso tempo scongiura l’intervento straniero.

“Il nostro Paese possiede già tutte le soluzioni al problema del finanziamento dell’innovazione – ha spiegato Casaellgio Jr – Ma il coinvolgimento di attori esteri come advisor, il finanziamento statale di soggetti esteri e gli investimenti all’estero e non in Italia da parte dei fondi istituzionali italiani sono sicuramente parte di questo problema”. La ricetta? “È necessario razionalizzare gli interventi e concentrare gli sforzi per creare un sistema tutto italiano di finanziamento dell’innovazione”.

LA RISPOSTA DI LVENTURE GROUP

“L’intervista di Davide Casaleggio e la ricerca prodotta dalla Casaleggio Associati offrono sicuramente degli spunti di riflessione interessanti, specie nell’analisi di quanto fatto dai nostri partner europei per sostenere il mercato del venture capital e l’innovazione”, commenta con Start Magazine Luigi Capello, CEO di LVenture Group, primo operatore di Venture Capital in Italia e tra i primi in Europa in termini di deal conclusi nel quarto trimestre 2017.

“Partiamo dall’assunto che il venture capital rappresenta un capitale etico per la capacità di creare nuovi posti di lavoro, di promuovere l’occupazione giovanile, di incrementare le contribuzioni al sistema previdenziale e le imposte versate dalle imprese finanziate – continua Capello – Come strumento di politica industriale, pertanto, dovrebbe essere obiettivo di ogni Paese promuovere e investire nel venture capital”.

GUARDARE ALL’ESTERO, PER ACCELERARE IN ITALIA

“A livello europeo un caso a cui Casaleggio fa riferimento è quello della Francia, che attraverso l’agenzia “La French Tech” ha coordinato la strategia di intervento dello Stato a sostegno dell’iniziativa dei privati nel campo dell’innovazione e in particolare l’azione di Bpifrance a supporto dei fondi di venture capital”, aggiunge Luigi Capello. “Esperienze di successo, come appunto quella francese, offrono l’opportunità e lo stimolo per effettuare un’analisi attenta delle best practices sviluppate all’estero. Tornando all’Italia, è necessario recuperare terreno. I capitali da investire, infatti, non mancano eppure investitori istituzionali spesso preferiscono concentrare verso l’estero attività di investimento alla ricerca del tasso massimo di rendimento, obiettivo che, sebbene legittimo, non dovrebbe avvenire a scapito del sistema Paese, né causarne il depauperamento”.

“Questo scenario in altri Paesi provocherebbe forti reazioni istituzionali e da parte dello stesso mondo dell’impresa, nonché azioni concrete per invertire il trend. In quest’ottica, riuscire ad esercitare quella moral suasion che in altri Stati membri ha saputo veicolare significative risorse di investitori istituzionali e corporate verso il venture capital, darebbe un impulso fondamentale allo sviluppo del Paese e dell’occupazione giovanile”, conclude Capello.

LA RISPOSTA DI UNITED VENTURES

Ad intervenire sulla questione anche Massimiliano Magrini di United Ventures, gestore italiano di Venture Capital specializzato in investimenti in società innovative nei settori del software e delle tecnologie digitali.

“E’ positivo che Il tema del finanziamento del sistema dell’innovazione italiano venga posto in agenda, Italia ha un rapporto di disponibilità di capitale di rischio – Venture Capital rispetto al Pil tra i piu’ bassi D’Europa e questo è un elemento di svantaggio competitivo per tutto il sistema – dice Massimiliano Magrini – Le best practices internazionali dicono che Il tema del ruolo del capitale pubblico ha il maggior effetto quando esercitato non tramite investimenti diretti ma partecipando insieme a capitali privati nel capitalizzare soggetti specializzati che possano poi allocare il capitale sulle società innovative”.

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