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Intelligenza-artificiale

L’intelligenza artificiale legge il pensiero

Un team di scienziati giapponesi ha creato un sistema di intelligenza artificiale che a partire dalle onde cerebrali umane è in grado di ricreare immagini di oggetti   L’intelligenza artificiale continua a stupire, a svilupparsi ad evolvere. La tecnologia diventa sempre più sofisticata e inizia a leggere nel pensiero dell’uomo. Sì, grazie al lavoro di…

Un team di scienziati giapponesi ha creato un sistema di intelligenza artificiale che a partire dalle onde cerebrali umane è in grado di ricreare immagini di oggetti

 

L’intelligenza artificiale continua a stupire, a svilupparsi ad evolvere. La tecnologia diventa sempre più sofisticata e inizia a leggere nel pensiero dell’uomo. Sì, grazie al lavoro di un team di scienziati giapponesi è nato un sistema che a partire dalle onde cerebrali umane è in grado di ricreare immagini di oggetti, di animali e di tutto ciò che una persona sta guardando o ricordando, così come si legge sulla piattaforma scientifica BioRxiv.

BrainLa tecnologia a cui ha lavorato l’equipe guidata dall’Università di Kyoto, mostra, immagini sbiadite ma già abbastanza aderenti a quelle “originali”. A cosa può servire tutto questo? L’intelligenza artificiale che legge il pensiero può avere numerosi impieghi, come le nuove possibilità di comunicazione per persone disabili, ma anche rischi di azzeramento totale della privacy (si pensi a Black Mirror).

Al principio il sistema di intelligenza artificiale è stato addestrato a riconoscere e ad associare alcune immagini naturali, come un gufo o un aeroplano, ai relativi segnali prodotti dai cervelli dei volontari che le guardavano o le ricordavano. Solo successivamente, al sistema è “chiesto” di ricreare simboli astratti, di forme e colori diversi, mostrati ai volontari. Ora la tecnologia ricrea dal pensiero delle persone le lettere dell’alfabeto.

Il modello è stato infatti addestrato solo su immagini naturali, mentre poi è riuscito a ricostruire anche forme artificiali, dimostrando di essere realmente in grado di generare immagini dall’attività cerebrale e non semplicemente di “indovinarle” per corrispondenza a esempi noti.

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