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IT

L’information Technology guida la trasformazione digitale del paese

87mila aziende con 430mila addetti che presentano una produttività per addetto del 40% superiore: l’Information Technology  è  la strada della crescita dell’economia Il settore dell’Information Technology coinvolge, in Italia, 87mila aziende e 430mila addetti, che corrispondo al 2% delle imprese e al 2,7% degli occupati. Questo quanto si evince dal rapporto Anitec-Assinform “Il settore IT in…

87mila aziende con 430mila addetti che presentano una produttività per addetto del 40% superiore: l’Information Technology  è  la strada della crescita dell’economia

Il settore dell’Information Technology coinvolge, in Italia, 87mila aziende e 430mila addetti, che corrispondo al 2% delle imprese e al 2,7% degli occupati. Questo quanto si evince dal rapporto Anitec-Assinform “Il settore IT in Italia”, elaborato in collaborazione con Istat e NetConsulting cub. Se adeguatamente confrontiamo i dati con gli altri settori, si comprende rapidamente come il settore IT in italia contribuisca con il 3,7% di valore aggiunto alla formazione del Pil.

“In Italia l’Information Technology è un settore strategico che contribuisce in modo rilevante al Pil con il 3,7% del valore aggiunto. È caratterizzato da una elevata produttività e dal fatto di occupare in prevalenza giovani in buna parte laureati. Il settore IT è uscito dalla crisi 2008 -2014 grazie a un processo di trasformazione evolutiva che ha generato grandi potenzialità innovative ed elevate competenze, cruciali per sostenere la digitalizzazione del Paese. Soffriamo ancora dalla presenza di una miriade di piccole aziende le quali hanno avuto difficoltà ad investire durante la crisi e soffriamo ancora di una cronica sottovalutazione dei prezzi dei servizi il cui acquisto è tutt’oggi prevalentemente basato su gare al massimo ribasso. La frammentarietà delle Aziende IT costituisce un punto di debolezza strutturale che dobbiamo davvero superare attuando politiche industriali di consolidamento e di capitalizzazione che spingano le PMI a effettuare un salto di crescita dimensionale. A tale scopo sono utili i modelli di filiera territoriali. Abbiamo un’occasione da cogliere e che va ben oltre gli interessi del settore”, ha commentato  Stefano Pileri, presidente Anitec-Assinform.

Aziende giovani

ITSono molti i dati che troviamo all’interno del report. Emerge, in particolare:  il primato del comparto dei servizi Information Technology  (74% delle imprese e 54% degli addetti del settore) su quelli del software (22% delle imprese e 32% degli addetti) e dell’hardware (4% e 13%); la dimensione limitata delle aziende, in media 4,9 addetti, con il risvolto che le grandi (oltre 250 addetti) realizzano non più del 41% del valore aggiunto; una produttività del lavoro per addetto superiore del 40% al resto dell’economia; l’alta diffusione di imprese “giovani:” 6 su 10 non hanno più di 10 anni, con punte nel comparto dei Servizi. Quasi il 60% di valore aggiunto viene da imprese che ha meno di 16 anni;l’impiego stabile di personale giovane e qualificato. I lavoratori si addensano nella fascia 30- 49 anni, 1 su 4 (1 su 3 nel software) ha una laurea (8 su 100 nell’economia) e più di 9 su 10 hanno contratti a tempo indeterminato (quasi 8 su 10 a livello nazionale).

Regioni ed eterogeneità

L’eterogeneità territoriale è degna di nota, sopratutto nelle regioni situate geograficamente a nord: la Lombardia possiede una concentrazione di unità locali e addetti maggiore rispetto al resto del territorio italiano, con una percentuale pari al 25%, seguita dal Lazio con il 12% e seguite dal Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. Stefano Pileri, il presidente di Anitec-Assinform, ha commentato la question della presenza preponderante delle piccole aziende dicendo: “Soffriamo ancora dalla presenza di una miriade di piccole aziende le quali hanno avuto difficoltà ad investire durante la crisi e soffriamo ancora di una cronica sottovalutazione dei prezzi dei servizi il cui acquisto è tutt’oggi prevalentemente basato su gare al massimo ribasso. La frammentarietà delle aziende IT costituisce un punto di debolezza strutturale che dobbiamo davvero superare attuando politiche industriali di consolidamento e di capitalizzazione che spingano le PMI a effettuare un salto di crescita dimensionale. Abbiamo un’occasione da cogliere e che va ben oltre gli interessi del settore”.

Prospettive e stime

Le prospettive per il 2017 sono rosee: il 78% delle aziende Information Technology chiuderanno in crescita, di queste il 28% con andamenti stabili o in lieve aumento, il 24% con crescite medie tra il 2,5% – 5% e il 26% con incrementi maggiori del 5%. Per l’offerta è sempre più aperta la strada al mix di consulenza-software “per accompagnare la clientela nella digital transformation e con un focus spinto sul cloud e sulle componenti degli ambiti IoT, Industry 4.0, Mobile/App, Big Data/Analytics e sugli applicativi verticali a supporto del core business”, dice il report.

Sensibilità all’innovazione

Contrariamente al passato, c’è una maggiore sensibilità all’innovazione. Ad esempio, l’innovazione di prodotto interessa oltre il 60% delle aziende considerate, con particolare accento dell’approccio incrementale. L’innovazione organizzativa riguarda un buon 65% delle aziende, tra le quali spiccano le revisioni di partenariato; mentre l’innovazione di servizio tocca anch’essa il 60% delle aziende che richiedono supporto per il passaggio al Cloud della clientela.

Limiti dell’IT

ITProblematico rimane ancora il finanziamento all’innovazione: il 66% delle aziende non ha alcun supporto finanziario riguardo a questo, ed è composto in larghissima parte da realtà piccole e fornitori di Web/hosting in cui prevalgono i finanziamenti dalle Amministrazioni Regionali e Centrali a cui, però, possono accedere solo le aziende maggiori che sono poi le uniche ad accedere anche ai finanziamenti dell’Unione Europea. Un altro limite è rappresentato dal ricorso a collaborazioni esterne per attività R&D: il 66% delle imprese non ne ha, e si scende al 16,1% per quelle che ne hanno con altre imprese e al 14,9 e 13,6% rispettivamente di chi ne ha con Università e altri Centri di ricerca. Inoltre, manca una spinta sufficiente del mercato e utile per ottenere budget interni adeguati, oltre che la mancanza di personale qualificato.

Lo studio offre poi anche un’ampia prospettiva, descrivendo come le strategie di Digital Transformation crescono in base alla grandezza dell’azienda, che non guarda più ai trend dell’economia ma si impegna in un processo che riesce in qualche modo a raggiungere e coinvolgere i clienti.

Conclusioni e iniziative

Tutto ciò , porta non solo a invocare ulteriore impulso alle iniziative di digitalizzazione, già varate dall’Agenda Digitale al Piano Banda Ultralarga a Industria 4.0, ma anche intraprendere ulteriori iniziative volte a, come dice il report: ridurre l’eterogeneità di  specializzazione settoriale e i disequilibri territoriali; stimolare la diffusione dei processi di trasformazione digitale nello stesso IT; rafforzare le circolarità virtuose tra domanda e offerta evoluta di IT; incoraggiare la crescita dell’offerta Cloud, che per sua natura può favorire la diffusione di
applicazioni nelle PM; aumentare qualità e diffusione di competenze e cultura digitali.

La spinta alla digitalizzazione può avvenire facilmente attraverso le relazioni di filiera e subfornitura ma anche a livello territoriale e questo sta già avvenendo, in parte, ma occorre stimolarne maggiormente le condizioni.

 

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