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Huawei

Che cosa chiedono gli 007 di Usa e Italia al governo Conte contro Huawei

Le richieste dell'Intelligence americana. Le attese dei Servizi italiani. E la posizione di Huawei. Fatti, approfondimenti e indiscrezioni dopo un articolo del Wall Street Journal

La corsa mondiale al 5G si fa sempre più agguerrita, e le super potenze gareggiano per il primato senza esclusioni di colpi. L’ultimo l’ha sferrato Washington contro il rivale di Pechino.

Il Wall Street Journal ha rivelato che il governo Usa sta facendo pressione sugli alleati stranieri per persuadere i loro fornitori di servizi wireless e Internet a non utilizzare le apparecchiature di Huawei.

L’azienda cinese è il più grande produttore mondiale di attrezzature per le telecomunicazioni – nonché uno dei principali driver dello sviluppo della tecnologia 5G secondo il company profile. Proprio ieri Huawei ha annunciato la firma di 22 contratti commerciali per la rete 5G e collaborazioni con più di 50 operatori su test commerciali 5G.

L’AVVISO USA

Secondo il Journal, i funzionari Usa hanno contattato le loro controparti governative e i dirigenti delle tlc in quei Paesi amici – Italia, Germania e Giappone tra gli altri – dove le apparecchiature Huawei sono ampiamente utilizzate avvertendoli di quello che considerano un rischio per la sicurezza informatica.

I TIMORI DI WASHINGTON

La preoccupazione statunitense sorge per l’uso di apparecchiature di telecomunicazione cinesi in quei Paesi che ospitano basi militari americane.

Nonostante il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti disponga di una propria rete di satelliti e telecomunicazioni per comunicazioni sensibili, la maggior parte del traffico internet in installazioni militari viaggia in realtà attraverso reti commerciali.

DO UT DES

Per convincere gli alleati, secondo il report del Journal gli Stati Uniti starebbero anche valutando l’ipotesi di aumentare gli aiuti finanziari per lo sviluppo delle telecomunicazioni nei paesi che boicotteranno le attrezzature prodotte in Cina.

ANCHE UNA MISSIVA BRITANNICA

Gli Stati Uniti non sono gli unici a temere il marchio di fabbrica cinese nelle proprie infrastrutture. A inizio novembre già il Regno Unito aveva avvertito le società tlc di considerare attentamente i loro fornitori per la costruzione delle reti 5G.

Il responsabile della politica digitale e il capo del National Cyber Security Center hanno scritto a diverse compagnie di telecomunicazioni mettendoli al corrente che la loro rete di approvvigionamento 5G potrebbe essere influenzata dalla revisione dell’infrastruttura tlc che il Regno Unito ha lanciato a luglio. Nella lettera si precisa che la revisione mira a garantire che “l’infrastruttura nazionale critica della Gran Bretagna sia resiliente e sicura”.

Non si menziona Huawei esplicitamente, ma ha detto che “l’esito della revisione può portare a cambiamenti nelle regole attuali” e che le società “dovranno prendere in considerazione la revisione in tutte le decisioni in materia di appalti”.

TUTTE LE BATTUTE DI ARRESTO

Nonostante abbia più volte negato il coinvolgimento in attività di intelligence per qualsiasi governo, Huawei è ormai intrappolata in un vortice tra le due maggiori economie del mondo, in un’escalation della guerra commerciale e tecnologica tra Pechino e Washington.

Gli Stati Uniti hanno già bloccato in gran parte Huawei dalla fornitura di governo e appaltatori adducendo che gli stretti legami di Huawei con il governo cinese rappresentano una minaccia fondamentale per la sicurezza nazionale.

Lo scorso agosto, in Australia sia Huawei sia Zte, l’altro fornitore di apparecchiature per telecomunicazioni leader in Cina, sono stati esclusi dalla costruzione dell’infrastruttura 5G dopo che Canberra è stato informata sulle preoccupazioni degli Stati Uniti circa il coinvolgimento cinese nelle reti 5G.

LA RISPOSTA DI HUAWEI

Immediata la risposta dell’azienda con sede a Shengen che si dice “sorpresa dai comportamenti del governo Usa descritti nell’articolo” del Wall Street Journal. “Se il comportamento di un governo si estende oltre la sua giurisdizione – ha affermato un portavoce Huawei – tale attività non dovrebbe essere incoraggiata”. “I nostri prodotti sono ampiamente usati in oltre 170 Paesi in tutto il mondo, servono 46 dei primi 50 operatori mondiali, aziende di Fortune 500 e centinaia di milioni di consumatori” conclude la nota.

E QUELLA ITALIANA

Atteggiamento quello auspicato da Huawei che sarebbe stato accolto dall’Italia. Alla richiesta americana di non utilizzare forniture Huawei per le proprie infrastrutture, “gli italiani avrebbero risposto che ormai Huawei è un attore di mercato troppo forte per tenerlo fuori e che quella americana è una richiesta “molto” pressante” ha scritto l’analista Emanuele Rossi su Facebook.

D’altronde da tempo l’Intelligence italiana richiama i governi ai rischi strategici della presenza cinese in Italia, a partire proprio dal settore tlc e non solo.

LA POSIZIONE DI HUAWEI ITALIA

Giorni fa sentito dal quotidiano Il Foglio su questo tipo di preoccupazioni, “il presidente di Huawei Italia, Luigi De Vecchis, ha derubricato le preoccupazioni sulla sicurezza della sua azienda a “piccole stupidaggini” e “leggende metropolitane”, dando ampie rassicurazioni sulla serietà di ogni procedura”, ha scritto il giornale diretto da Claudio Cerasa.

LE TENSIONI COMMERCIALI FRA USA E CINA

Questione di tempismo, forse, la diffusione del rapporto del Journal, arrivato pochi giorni prima della riunione programmata della prossima settimana tra il presidente Xi Jinping e Donald Trump, che si incontreranno a margine del vertice del G20 a Buenos Aires, per discutere le tensioni commerciali in corso tra i due Paesi.

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